Dalle mascherine ai bavagli?

Di Giancarlo Tettamanti
27 Aprile 2020
I pericoli nel disegno di legge che prevedono aggravanti per i reati di carattere omotransfobico
Maschere bianche neutre

Con il disegno di legge presentato alla Camera dall’onorevole Alessandro Zan – Parlamentare del Partito democratico – e con quello, quasi in fotocopia, presentato al Senato dall’On. Alessandra Maiorino – senatrice del Movimento Cinque Stelle – entrambi presentati in tempi diversi, ma con analoga motivazione, ritornano in campo le pressioni delle associazioni Lgbt sul contrasto all’omotrasfobia. Caduto il tentativo dell’onorevole Scalfarotto, ora viene sollevato il problema di modificare in senso estensivo gli articoli del Codice Penale – il n° 604bis e il 604ter – sanzionando con maggiori aggravanti, oltre gli atti di violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi – carcere fino a 6 anni e multe pesanti per i trasgressori – anche tutti quegli atti con finalità discriminatorie, legate all’orientamento sessuale, “omosessualità”, e all’identità di genere, “transessualità”. Anche la semplice critica all’omosessualità o alla transessualità potrà  essere soggetta a sanzione penale.

Questi disegni di legge intendono privilegiare la condizione degli omosessuali in modo ingiustificato: non tanto come persone da rispettare e doverosamente tutelare come ogni cittadino italiano, bensì come un corpo separato, come una razza, una entità diversa, inserita nel contesto nazionale, da tutelare in modo particolare da discriminazioni e atti di violenza, così come quelli per motivi razziali, etnici, religiosi,… I Ddl – se approvati – andrebbero ad essere loro stessi strumenti discriminatori nei riguardi di altre categorie di soggetti socialmente deboli non ugualmente tutelate, e categorie sociali importanti, categorie tutte potenziali vittime di discriminazioni. Le persone omosessuali e transessuali sono già tutelate dalla violenza e da eventuali atti lesivi, al pari di qualsiasi cittadino. Non risulta esserci in Italia una “emergenza omofobica”. Prevedere aggravanti o considerare reati speciali di carattere omotransfobico, significa trasformare le persone omosessuali e transessuali in una categoria protetta e privilegiata.

Le discriminazioni hanno anche altri spessori e coinvolgono diversi destinatari: si tratta di discriminazioni gravi, e ben più urgenti, molto più avvertite dai cittadini e spesso, ignorate dai pubblici poteri e dalle autorità statuali: discriminazioni nei riguardi:

* dei portatori di handicap, molti dei quali non sono sufficientemente sostenuti nel diritto al lavoro, all’istruzione e all’educazione, e ciò senza dimenticare la persistente presenza di barriere architettoniche;

* delle donne nei posti di lavoro, nonché le aggressioni che le stesse subiscono e alle quali occorre dare maggior sicurezza;

* dei genitori che intendono scegliere la scuola a cui mandare i propri figli, scelta mortificata da condizioni economiche e normative ingiuste e discriminanti;

* degli anziani, molti dei quali vengono lasciati in condizione di povertà e di indigenza, privi delle condizioni economiche ed assistenziali necessarie;

* delle persone sole, abbandonate, private spesso di quell’assistenza e di quel sostentamento che le aiuti a superare le difficoltà della vita;

* dei bambini privati del loro diritto di avere una mamma e un papà,  spesso soggetti di asservimento agli egoistici desideri personali di copie dello stesso sesso;

* della famiglia, che non é riconosciuta come soggetto sociale e non viene aiutata nel suo essere corpo intermedio estremamente importante nella struttura della società, di cui rappresenta il fondamento;

* dei cattolici, dei loro simboli e delle loro tradizioni un po’ in tutti i settori, comprese le denigrazioni loro riservate (quelle denigrazioni che spesso, anche se non soltanto, provengono proprio dalle associazioni Lgbt).

* degli obiettori di coscienza negli ospedali a carico di medici contrari a certe pratiche abortiste. Categorie tutte potenziali vittime di discriminazioni.

Come si vede, appare scorretto e strumentale guardare “la discriminazione omofobica” come aspetto preminente: i presunti diritti della “differenza di genere” non rappresentano una priorità e sono già diversamente tutelati. 

Seri problemi sorgerebbero anche per quanto riguarda la libertà di educazione dei genitori. 

È in atto una fortissima pressione da parte delle lobby Lgbt che godono di un appoggio diffuso all’interno del mondo della comunicazione, della politica, della cultura e delle istituzioni a livello internazionale e che si muove su campi diversi. Da qui i Ddl suddetti che pongono serie questioni sull’educazione. Nei testi viene esplicitamente indicato che “la tutela penale va ad affiancarsi agli interventi realizzati, e ai molti ancora da realizzare, a partire dalla necessità dell’ordinamento di garantire una positiva educazione alla conoscenza e all’incontro con l’altro, a prescindere da differenze personali di qualunque tipo”. Ciò chiama in causa i fondamenti dell’educazione e dell’umano mettendo in discussione una visione dell’uomo rispettosa del dato di realtà. Da qui l’inserimento ordinamentale nelle scuole.

In ambito educativo parole come realtà, autorità, fine, ideale, esperienza, stanno perdendo il loro significato e valore. Con questo viene emarginata la responsabilità della famiglia circa il diritto/dovere costituzionale di educare e istruire i figli, e negata la facoltà di scelta e di proposta istituzionale scolastica fondata su precisi progetti educativi liberi da ordinamenti non condivisi. 

Alla base c’è una precisa strategia formativa tesa a  normalizzare l’orientamento sessuale e il comportamento omosessuale facendolo passare come una variante “naturale” e “innata”. Questo metodo inclusivo interessa tutti: la cultura, con l’aiuto delle nuove tecniche e attraverso l’uso di immagini orientata a modificare la consapevolezza sociale indirizzandola verso l’adozione dell’ideologia di genere; la medicina, con la promozione e il sostegno del diritto all’aborto, alla contraccezione, alla fecondazione in vitro, alla maternità surrogata, alla riassegnazione di sesso mediante la chirurgia e la terapia ormonale, così come la graduale introduzione di un “diritto” all’eutanasia e all’eugenetica. 

Ne consegue che l’uomo non conta più nulla.

“Con il grimaldello delle categorie dei “gender”– ebbe a sottolineare il Card. Angelo Scola – è stata forzata la porta verso la modificazione radicale del significato delle pratiche individuali e sociali che riguardano le delicate ed essenziali realtà primarie della differenza sessuale”. L’identità umana viene consegnata, così, ad una opzione individualistica, mutevole nel tempo.

In questo momento storico in cui siamo tutti presi dal “coronavirus”, che stà falcidiando l’intera comunità nazionale e internazionale, con esiti incerti per le persone e per le istituzioni tutte, tali esigenze, o meglio tali pretese eterosessuali, sembrano assurgere a emergenza assoluta. La priorità sembra riguardare prioritariamente i diritti di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, raggruppabili terminologicamente come “gender”, e quindi diviene urgente l’analisi in Commissione Giustizia e l’iscrizione del Ddl Zan ai lavori della Camera per l’eventuale approvazione del Parlamento. La finalità é quella di “dare impulso al processo di cambiamento culturale”.  

Se a bocce ferme ci estraniamo un istante e ci mettiamo a considerare il tutto, tali Ddl sembrano fatti apposta per mettere il “bavaglio” a tutti coloro che la pensano in modo diverso. E questo del “bavaglio” non é una esternazione senza senso. No! Pian piano lo confermano precedenti allocuzioni apparse sulla stampa. Una per tutte: non più tardi del 27 settembre 2019, a seguito del pronunciamnto della Corte Costituzionale circa il “suicidio assistito”, in una intervista al Manifesto, l’On. Cirinnà, paladina delle “battaglie civili”, espresse giudizi sui concetti di  “laicità dello Stato e libertà religiosa”, e sulla “funzione dei cattolici in Parlamento”. Così ebbe a sentenziare: “Bisogna vedere come si comporterà quello che io chiamo il partito cattolico trasversale: mi aspetto che la “frangia” più estremista verrà messa in minoranza. …. Vorrei ricordare che esiste l’articolo 7 della Costituzione e che in questo paese lo Stato fa lo Stato e la Chiesa fa la Chiesa. Noi non apriamo bocca sulle encicliche, il rispetto deve essere reciproco …. dobbiamo rispettare la Costituzione, poi a casa ognuno tenga i suo Vangelo, il suo Corano, il suo Confucio”. (!!!)

Peccato che l’onorevole abbia dimenticato le tante norme costituzionali diversamente orientate! Tuttavia non è assurdo pensare che la sua sia stata solo una anticipazione.

In una società democratica e pluralista, quale la nostra dice di essere, nessuno dovrebbe mai essere offeso, discriminato, emarginato, tuttavia è altrettanto imperativo che a nessuno deve essere limitata la libertà di pensiero, di opinione, e di dissenso. Ne consegue che non può essere accettata qualsivoglia “etica” impositiva dello Stato circa le scelte personali… Ma tant’è. Tranquilli, i Ddl verranno approvati e noi tutti saremo dotati di “bavagli” direttamente, gratuitamente e democraticamente forniti dallo Stato.

Foto Ansa

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