«Cresce la domanda di religiosità» nel mercato dei libri

Di Francesca Parodi
24 Aprile 2017
Il lettore di libri religiosi è più giovane, non credente e interessato alle forme di spiritualità. Cresce il peso degli editori laici

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In un momento di forte crisi editoriale, la nicchia della letteratura religiosa resiste: i lettori di libri religiosi sono oggi per la maggior parte giovani non credenti, attenti alle forme di spiritualità e curiosi sul senso della vita, e questo settore attrae sempre più anche gli editori laici. È quanto emerge dal Settimo osservatorio sull’editoria religiosa, commissionato dall’Unione editori e librai cattolici italiani in collaborazione con il Consorzio dell’editoria cattolica e l’Associazione italiana editori. I risultati sono stati presentati all’evento fieristico Tempo di libri, ma il presidente di Uelci, Gianni Cappelletto, invita a un cauto ottimismo: «Si tratta di numeri positivi e rassicuranti, ma bisogna tenere presente il contesto critico generale: rispetto al 2015 l’editoria religiosa ha perso il 2,8 per cento».

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]DATI. Il dato positivo è «la crescente domanda di religiosità»: le persone che hanno letto almeno un libro religioso sono raddoppiate nel giro di quindici anni, passando da 2.700 milioni nel 2010 a 5.700 milioni nel 2014. «In realtà il dato sarebbe più alto perché l’analisi del 2010 è stata realizzata dall’Istat considerando anche i bambini con più di sei anni, mentre la ricerca del 2015 è di Ipsos e considera solo la popolazione maggiorenne» spiega Cappelletto. È dunque emerso che il lettore medio è giovane, con titoli di studio superiori, professionista o lavoratore autonomo, non credente.

PAPA FRANCESCO. Il peso degli editori laici nella produzione religiosa continua a salire: nel 2016 il 26,6 per cento dei titoli è pubblicato da laici, mentre nel 2014 era il 24,1 per cento. «L’interesse degli editori laici risale a diversi anni fa. Piemme è stata la prima ad aprirsi a questo mercato pubblicando le Lectio del cardinal Carlo Maria Martini. La logica è sempre stata quella della ricerca di bestseller, puntando sugli autori importanti e realizzando fatturati importanti. Nel 2013 ci si è infatti resi conto che l’editoria religiosa andava meglio di quella laica (non che fosse in attivo, ma perdeva meno), così, gli editori laici hanno cominciato a guardare con interesse questo segmento. Poi c’è stato l’evento Francesco che è servito da richiamo: grazie agli ultimi eventi e anche alla risonanza dei media, nell’ultimo anno si sono pubblicati in totale 255 titolo sul pontefice, una produzione record. Gli editori laici ci si sono gettati a capofitto».

EDITORI LAICI. Oltre alle figure dei Papi, i temi che più attraggono sono quelli al centro del dibattito pubblico attuale: la bioetica, gli scenari geopolitici, la famiglia. «La saggistica religiosa tira. È curioso notare che in tema di educazione e famiglia, la maggior parte dei titoli siano stati pubblicati da editori laici». La crisi infatti, spiega Cappelletto, ha spinto tutti gli editori ad essere più cauti, «ma gli editori laici hanno un mercato più largo e vario che permette loro di pubblicare un maggior numero di titoli, mentre quelli cattolici fanno fatica a raggiungere tutte le librerie». E mentre i laici puntano soprattutto sulla narrativa, il punto di forza degli editori cattolici sono i libri sul servizio pastorale.
Anche se gli editori laici realizzano un fatturato maggiore in rapporto alle copie vendute, rileva Cappelletto, nel lungo periodo sono stati proprio gli editori laici a soffrire maggiormente: dal 2013 al 2016 hanno perso il 17 per cento, mentre i cattolici l’11 per cento. Segno che il libro religioso ha bisogno di ridefinire la propria identità fra nuovi progetti editoriali e diversi canali distributivi: «Visto il cambiamento di pubblico, l’editoria cattolica dovrebbe allargarsi maggiormente verso i temi dei ragazzi, della narrativa e della famiglia».

@fra_prd

Foto Ansa

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