Il silenzio sull’origine magrebina degli accoltellatori di «bianchi» a Crépol

Di Mauro Zanon
01 Dicembre 2023
Il Journal du dimanche svela le pressioni del governo francese su polizia e stampa per non far sapere l'identità del gruppo che nel paese vicino a Grenoble ha ucciso un sedicenne e aggredito altre persone
Thomas Crépol
Manifesti appesi a Lorient per denunciare l'assassinio di un ragazzo sedicenne, Thomas, a Crépol, nella notte tra il 18 e il 19 novembre (foto via X @stephane_zgrd)

Parigi. “Pas de vagues”: non fate troppo rumore. E, soprattutto, nascondete quei nomi. Sono le indicazioni del governo francese alle forze dell’ordine e alla stampa sulla gestione dell’affaire Crépol, dal nome del piccolo borgo a ottanta chilometri da Grenoble in cui, nella notte tra il 18 e il 19 novembre, un gruppo di individui ha lanciato una spedizione punitiva «per accoltellare dei bianchi», durante la quale ha perso la vita un sedicenne, Thomas Perotto.

“Omertà” sulla spedizione punitiva a Crépol

“Omertà”, ha titolato il Journal du dimanche, il primo giornale a pubblicare i nomi degli aggressori, tutti di origini maghrebine, provenienti in gran parte dalla Monnaie, quartiere multietnico di Romans-sur-Isère, il comune doveva viveva Thomas. «Yannick è il nome dell’uomo che ha aggredito Mourad con un taglierino il 17 novembre nel Val-de-Marne. È uscito sui giornali, senza reazioni, poco dopo i dettagli di questa odiosa aggressione preceduta da insulti razzisti. Ilyes, Chaïd, Yasir, Mathys, Fayçal, Kouider e Yanis sono i nomi dei giovani maggiorenni posti in stato di fermo nel quadro dell’inchiesta sull’uccisione di Thomas Perotto. La loro identità non è stata diffusa sulla stampa, fino ad oggi, sul Jdd», ha scritto il quotidiano della domenica francese.

Una settimana di silenzio, una cappa di omertà pressoché impenetrabile, prima di avere accesso ai nomi dei delinquenti che hanno rovinato per sempre la vita di una pacifica famiglia della provincia francese, una di quelle che va a messa la domenica, lavora sodo per arrivare a fine mese e vive di piacere semplici. Per ottenere i nomi, i giornalisti del Jdd hanno dovuto moltiplicare le richieste alla prefettura, alla gendarmeria, al ministero dell’Interno, ricevendo porte in faccia e risposte approssimative, constatando un’autocensura generalizzata. “Pas de vagues”, appunto, non fate troppo rumore.

«Il governo protegge l’assassino» di Crépol

«Imponendo da domenica (19 novembre, ndr) l’omertà sulle identità dei terroristi etnici di Crépol, il governo si è comportato da protettore mediatico dell’assassino (Chaïd Akabli) e della sua banda “francese” smascherata», ha attaccato su X Ivan Rioufol, giornalista del Figaro. «Gérald Darmanin (il ministro dell’Interno, ndr.) voleva tenere nascosti questi nomi. Ognuno sa per quale motivo. Il popolo francese è un popolo lucido. Non potete nascondergli all’infinito le cause della sua sofferenza», ha reagito il presidente di Reconquête, Éric Zemmour.

Secondo quanto rivelato dal Figaro, durante il primo consiglio dei ministri post-dramma, Gérald Darmanin ha mostrato a uno dei suoi colleghi i nomi dei sospetti posti in stato di fermo la vigilia. «Sono francesi, ma non ce n’è uno che abbia un nome di origine francese. Vedrete la reazione che susciterà nel Paese… Questo caso traumatizza legittimamente i nostri compatrioti. Bisogna rimettere regole e ordine, altrimenti il Paese va a picco», ha commentato in forma anonima un ministro.

«Il silenzio significa che sono magrebini»

Contattate dal settimanale Valeurs Actuelles, alcune fonti di sicurezza hanno confermato gli ordini arrivati dai piani alti della République di “sottoporre ad embargo” le identità degli aggressori, di ritardare il più possibile la fuoriuscita dei nomi sulla stampa o sui social. Un poliziotto, all’indomani dei fatti, ha precisato: «Il silenzio significa che sono maghrebini. Se si chiamassero Patrick, Roger o David lo sapremmo già».

Sulla tragedia che ha scosso la sua città, è intervenuta anche la sindaca di Romans-sur-Isère, Marie-Hélène Thoraval. «Perché, quando si tratta di un altro dramma, vengono subito comunicati il nome e il cognome del colpevole? In questo caso i nomi sono circolati sui social prima di essere confermati dalle autorità», ha attaccato la sindaca di Romans-sur-Isère, in riferimento al messaggio su X di Damien Rieu, esponente del partito Reconquête, il primo a rendere pubbliche le identità degli aggressori. «Perché non hanno questa nozione di trasparenza fin dall’inizio? Ciò non fa altro che rafforzare la stigmatizzazione», ha aggiunto Marie-Hélène Thoraval, prima di concludere: «Non aver comunicato prima i nomi è un fatto indecente».

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