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Costruire un mondo migliore in pochi semplici passi

Così ribaltando l’approccio dispersivo dell’Onu si possono stabilire “Obiettivi di sviluppo sostenibile” davvero raggiungibili. Lomborg presenta con Tempi gli studi del suo Copenhagen Consensus

Bjørn Lomborg
15/02/2023 - 5:35
Società
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Sessione dell’assemblea generale Onu dedicata agli Obiettivi si sviluppo sostenibile
Una sessione dell’assemblea generale Onu dedicata agli Obiettivi si sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals), New York, 20 settembre 2021 (foto Ansa)

Nell’anno 2000, accadde qualcosa di eccezionale: il mondo si mise insieme e si fece carico di una breve lista di ambiziosi traguardi che divennero noti come gli Obiettivi di sviluppo del Millennio [Millennium Development Goals, ndt]. Quegli obiettivi – ridurre la povertà, combattere le malattie, contrastare l’abbandono scolastico e così via – furono ridotti essenzialmente a otto impegni specifici e verificabili, soggetti alla rigida deadline del 2015.

Nel corso di quel decennio e mezzo, governi, istituzioni internazionali e fondazioni private riversarono miliardi di dollari in più rispetto a quanto avevano fatto prima di allora, col preciso scopo di raggiungere 21 traguardi nell’ambito di quegli otto obiettivi. I soli aiuti allo sviluppo globale furono quasi raddoppiati in termini reali. I finanziamenti globali per la sanità infantile aumentarono di 8 volte, da meno di un miliardo di dollari americani degli anni Novanta agli 8 miliardi del 2015. Benché non raggiungemmo tutti i traguardi fissati, questo enorme investimento mise il turbo al progresso, com’era prevedibile.

Più bambini poterono proseguire il percorso scolastico e l’eguaglianza di genere migliorò. I paesi a basso reddito in tutto il mondo videro i tassi di mortalità calare a una velocità mai vista prima. Nel 1990 quasi un bambino su dieci moriva prima di aver raggiunto i 5 anni di età. Entro il 2025 le morti infantili furono più che dimezzate. Ciò significa che almeno 19 milioni di bambini che altrimenti sarebbero morti entro il loro quinto compleanno, invece sono sopravvissuti. Ci fu una drastica diminuzione della fame, che passò dal colpire il 16 per cento della popolazione mondiale nel 1990 all’8 per cento circa del 2015. Vuol dire che 300 milioni di persone scamparono agli effetti permanenti della fame e della malnutrizione. E anche la lotta alla povertà subì un’accelerazione, riducendo il numero totale dei poveri addirittura di 1,2 miliardi di persone.

Semplicemente, per i poveri e vulnerabili del mondo, il mondo è diventato un posto molto migliore grazie agli Obiettivi di sviluppo del Millennio. Nonostante alcuni traguardi come l’acqua potabile pulita e i servizi igienici non hanno subìto accelerazioni, per tutti si è assistito a drastici miglioramenti, che hanno resto la vita meno dura, con meno fame, povertà e acqua inquinata, con più scolarizzazione e meno vittime di tubercolosi, malaria e Hiv, e con molte meno morti fra madri e bambini.

Ma nel 2015, quando il mondo ha sostituito gli Obiettivi di sviluppo del Millennio, le cose sono finite male. I leader del pianeta avrebbero potuto concentrarsi su pochi obiettivi cruciali. Avrebbero perfino potuto mantenere gli stessi traguardi, visto quanto questi siano importanti per le persone più vulnerabili del mondo. Avremmo potuto focalizzarci sull’individuazione delle necessità più gravi e delle opportunità maggiori.

Invece le Nazioni Unite e i leader del pianeta se ne sono usciti con una lista pasticciata e assurdamente lunga di 169 obiettivi che il mondo avrebbe dovuto raggiungere tra il 2015 e il 2030: gli Obiettivi di sviluppo sostenibile [Sustainable Development Goals, ndt].

Gli Obiettivi di sviluppo sostenibile promettono di realizzare cose incredibilmente importanti, come estirpare la povertà e la fame, fare piazza pulita delle malattie, mettere fine alle guerre e al riscaldamento globale. Fissano anche traguardi per questioni secondarie come garantire spazi verdi accessibili.

Avere 169 obiettivi, però, è come non avere alcuna priorità. E il risultato inevitabile è che siamo rimasti indietro su molte importanti misure di sviluppo.

Quest’anno, siamo giunti a metà del termine temporale stabilito per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Eppure, con i progressi fatti fin qui, anche senza considerare l’intoppo del Covid, saremo probabilmente in ritardo di mezzo secolo rispetto alle nostre promesse. L’Italia stessa è ben lontana dalla linea del traguardo del 2030. Con il ritmo del 2015-2019, l’Italia è destinata a portare a termine gli Obiettivi di sviluppo sostenibile intorno al 2107.

Potremmo trovarci a essere la generazione che tradirà tutte o quasi tutte le nostre promesse, e questa è una conseguenza della scelta di non avere alcuna priorità. Quindi, come sistemare le cose da ora in avanti?

Innanzitutto dobbiamo dare priorità agli obiettivi di maggiore interesse. Per la maggioranza delle persone, meno fame e un’educazione migliore contano di più di certi impegni a incrementare la raccolta differenziata e la conoscenza globale di “stili di vita in armonia con la natura” (due dei 169 obiettivi).

In secondo luogo, dobbiamo riconoscere che alcune sfide possono essere vinte con misure economiche e semplici, altre no. Promettere la pace e la fine di tutte le violenze, dei crimini e della corruzione è un impegno commendevole, ma si tratta di traguardi incredibilmente difficili da raggiungere, e ancora non si sa bene come arrivarci.

Al contrario, abbiamo le conoscenze per affrontare efficacemente e a costi contenuti molti problemi dilaganti. La tubercolosi si può curare integralmente ed è così da oltre mezzo secolo, tuttavia uccide nel silenzio generale più di 1,5 milioni di persone ogni anno. E sebbene nove su dieci bambini di 10 anni dei paesi ricchi siano in grado di leggere e scrivere, nei paesi più poveri del mondo solo uno su dieci sa farlo. E ogni anno oltre due milioni di bambini e 300 mila donne muoiono a ridosso del parto. Tutti questi problemi hanno soluzioni economiche ed efficaci. Dovrebbero ottenere la nostra piena attenzione, invece questo non avviene.

Negli ultimi anni, il mio think tank ha collaborato con gli economisti più importanti del mondo per stabilire dove ogni euro può essere speso nell’ambito degli Obiettivi di sviluppo sostenibile per massimizzare i benefici. Le nostre ricerche, che pubblicheremo con Tempi nel corso dei prossimi tre mesi, si prefiggono di salvaguardare alcuni successi dai fallimenti degli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Avremo successo se saremo onesti e fisseremo delle priorità. Facciamo in modo di non essere noi la generazione che tradirà le promesse globali. Diventiamo piuttosto la generazione che farà le cose più intelligenti per prime e nel modo migliore.

Tags: Cambiamenti climaticiobiettivi di sviluppo sostenibileONUpovertà
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