«Ascolta: lo sappiamo/ sei nostro nemico. Perciò ti vogliamo/ mettere al muro. Ma in considerazione dei tuoi meriti/ e delle buone qualità/ a un muro buono, e fucilarti con/ palle buone di fucili buoni e seppellirti con/ una buona vanga in una buona terra». Purtroppo siamo rimasti a questi versi di Bertolt Brecht, il cantore di Stalin che nelle scuole italiane si fa ancora passare per poeta di alta e pura idealità.
Ciò che egli decantava in versi per i nemici del “Padre dei popoli”, è ancora qui. Vale per Berlusconi. Ma circola anche nelle petizioni che gridano al rispetto della Costituzione mentre chi tali petizioni indice manifesta il plateale, arrogante, livido, disprezzo del parlamento e di ogni organo di democrazia che non sia un tribunale. Si arrampicano su per i tetti, ma la gatta in calore non freme per la Carta, frutto di una guerra di liberazione dal fascismo (che i vecchi ricordano somigliava tanto a certe scene di inusitata ottusità e parole violente che si sentono oggigiorno) e dell’incontro-compromesso tra grandi forze popolari. La gatta freme nel senso rancoroso e astioso per l’avversario politico.
Ha ragione Ostellino. Lo Stato di diritto non c’è più. E non a causa di Berlusconi, ma a causa delle violazioni sistematiche e patenti della Costituzione e dello Stato di diritto a cui non fa più caso nessuno. Gli stessi che imbracciano la Costituzione come fucile, predicano la violenza in Val Susa, il diritto all’“azione diretta”, la tranquilla torsione delle sentenze in funzione politica. Personaggi alla Erri De Luca, vecchio reduce degli anni di piombo e povero scrittore allampanato (anche su quotidiani cattolici), sono l’emblema di questa deriva da Germania al tempo di Weimar.