Costalli (Mcl): “L’Europa è una sfida, i cattolici non si tirino indietro”
Europa, lavoro e impegno politici dei cattolici. Questi i temi che hanno caratterizzato la giornata d’apertura del XIII Congresso Nazionale del Mcl. Visioni diverse, che pur provando a incontrarsi hanno dimostrato una distanza la cui ricomposizione in un dialogo è la sfida politica che è emersa con chiarezza.
Nella prolusione iniziale è stato l’arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro, a mettere sul tappeto le tre tematiche. Il Presidente della Commissione per i Problemi Sociali e il Lavoro della Cei, che è partito dal richiamare la necessità di ragioni che vengano prima e fondino l’impegno, ha evocato la necessità di un recupero dell’identità profonda (cristiana) dell’Europa, della sua vocazione originale. Indicando un “cambio di passo”, che riporti il disegno dell’unità politica continentale sui binari dei Padri fondatori, stando di fronte al “crollo delle evidenze” che è la sfida da affrontare. Il passaggio sul lavoro, invece, boccia l’idea di un mero reddito di cittadinanza, invocando piuttosto la necessità di un investimento sul lavoro come generatore di dignità. Europa e lavoro sono due delle frontiere su cui può concretizzarsi, “la presenza originale dei cattolici, in dialogo con le altre identità”.
Il premier Giuseppe Conte, nel suo intervento, ha rivendicato la “forza riformatrice del governo del cambiamento” anche rispetto al cambio di direzione, in questo senso rivendicando i provvedimenti simbolo del Reddito di cittadinanza e di “quota cento”, delle politiche europee e del ruolo dell’Italia in questo scenario. Oltre alla difesa della centralità riconosciuta al lavoro da parte del nuovo governo, più di una “strizzata d’occhio” al “contributo dei cattolici alla cosa pubblica”, giungendo a richiamare Leone XIII e lo sturziano Appello ai Liberi e Forti. Un intervento che “vuole avviare un dialogo”, ma non scioglie i tanti dubbi che Mcl non nascondono di avere rispetto all’Esecutivo.
Dubbi che il presidente Carlo Costalli, soprattutto su Europa e lavoro, mette in fila nella sua relazione, che pur non chiudendo al dialogo, “se verremo chiamati, risponderemo”. L’europeismo del Movimento Cristiano Lavoratori, però, non è acritico. Secondo il leader del Mcl, infatti, “ora è necessaria una riflessione seria su quale Europa vogliamo, senza facili slogan e con un pensiero di lungo respiro. L’Europa che vogliamo non può essere un’Unione subalterna ad una cultura tecnocratica ed elitaria, deve essere un’Unione che riscopre le sue radici popolari, solidale, politica, democratica, vicina ai popoli europei”.
Una sfida, quella europea, su cui i “cattolici non possono tirarsi indietro, con chiarezza di visione e di prospettive”. Rispetto al lavoro, “Uno dei problemi più seri in Italia rimane la mancanza di lavoro che interpella fortemente le istituzioni. Non si potrà avere alcuna reale ripresa economica senza che sia riconosciuto a tutti il diritto al lavoro. Il primo obiettivo da perseguire, però, è il lavoro per tutti, degno ed equamente retribuito, e non il reddito “per tutti”, perché non avere lavoro è molto più drammatico della mancanza di reddito. Senza lavoro viene meno la dignità stessa dell’uomo. È preoccupante che nel Paese stia passando, invece, la percezione che si privilegi l’assistenzialismo piuttosto che il lavoro”.
Il presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani non ha nascosto la profonda diversità di vedute rispetto al Presidente del Consiglio, su tutti e tre i temi centrali dell’odierna giornata di Congresso. “Preferisco l’altra Europa di Costalli rispetto a quella di Conte: certo ci sono cose che vanno cambiate, ma non nella direzione che indica l’attuale governo”, ha chiuso in una battuta la sua visione di europeismo altro. Durissime le critiche, a proposito di lavoro, “verso chi non ha pensato di conquistare spazi di flessibilità per abbattere il cuneo fiscale, ma per mettere un po’ di denaro purchessia in tasca a quanti non si cerca di dar dignità con il lavoro. Completando il quadro con una folle contrarietà a grandi opere fondamentali, che ci colleghino all’Europa e facciano viaggiare il nostro export”.
Rivendicando “le origini cristiane e democristiane della provincia che mi ha dato i natali”, non si è risparmiato un affondo all’alleato per metà leghista, ricordando polemico che “il Vangelo non basta sventolarlo in piazza, tocca leggerlo. E magari tutto”. Ricordando, poi, come “una visione cristiana in politica significa realismo, quindi la costruzione di politiche di sviluppo per l’illusione degli slogan”.
Il Mcl, insomma, è riuscito a mettere sul tavolo grandi questioni, che il nostro Paese abbia ancora la responsabile lucidità per affrontarli è certo ancora da dimostrare.
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