Costa Concordia, Schettino chiede di tornare a bordo. Il tribunale di Grosseto glielo concede

Di Chiara Rizzo
25 Febbraio 2014
L'ex comandante ha chiesto durante il processo di poter salire sulla nave naufragata davanti al Giglio durante una nuova perizia. Intanto la procura di Grosseto apre una nuova inchiesta a tre dipendenti di Costa

L’ex comandante Francesco Schettino vuole risalire a bordo della sua vecchia nave, la Costa Concordia: l’inattesa richiesta è stata avanzata dalla difesa di Schettino durante l’udienza di oggi del processo a Grosseto. Il collegio dei giudici del tribunale, presieduto da Giovanni Puliatti, ha autorizzato Schettino a partecipare quindi al nuovo sopralluogo previsto giovedì per una perizia integrativa.

DI NUOVO A BORDO. In queste settimane sono in corso nuove perizie a bordo della nave, disposte proprio dal tribunale di Grosseto. Lo scorso 23 gennaio i periti erano andati sulla Costa Concordia per la prima volta per prelevare gli hard disk e i computer della plancia di comando. Giovedì 27 febbraio torneranno per occuparsi del generatore diesel di emergenza, e verificare se – come è emerso al processo – già subito dopo l’impatto contro gli scogli dell’isola del Giglio non funzionava. La difesa di Schettino ha avanzato la propria richiesta sostenendo che è un diritto dell’imputato poter recarsi sui luoghi del delitto.

LA NUOVA INCHIESTA. La procura di Grosseto ha aperto un nuovo fascicolo d’inchiesta sul naufragio della Costa Concordia: sono iscritti alcuni dirigenti di Costa Crociere, in particolare il custode giudiziale della Concordia, Franco Porcellacchia, che è stato capo del progetto di raddrizzamento e rimozione della nave e il consulente di Costa, il comandante Camillo Casella. Anche una terza persona sarebbe iscritta al registro. Sono indagati per violazione dei sigilli e “modifica dello stato dei luoghi”, dopo che la nave era stata sottoposta a sequestro giudiziario. La procura ha disposto delle perquisizioni a Genova e in altre città, e sta valutando l’ipotesi di disporre il divieto di dimora all’isola del Giglio per i due indagati, misure avviate proprio dopo il sopralluogo dei periti del tribunale il 23 gennaio.

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