
La preghiera del mattino
Su Cospito il Pd è più irresponsabile di Donzelli

Sul Sussidiario Giulio Sapelli scrive: «Il pericolo di una guerra nucleare in Europa è, quindi, reale. È necessario riflettere profondamente e smetterla di raccontare favole pericolose».
Sapelli mentre chiede con grande fermezza di difendere l’Ucraina dall’aggressione russa, ricorda anche come la possibilità che una guerra locale diventi generale deve essere costantemente tenuta presente. Non è facile non cedere ai ricatti di Mosca e insieme evitare un esito catastrofico per l’umanità. Ecco perché va difeso lo spazio di un pensiero critico che affronti la complessità dei problemi determinati dal concreto corso delle vicende e non si affidi solo alla retorica.
***
Su Huffington Post Italia Pierluigi Battista scrive: «Il madornale errore compiuto dalla nostra tenace ma esigua pattuglia di garantisti è di non riuscire a far capire che una società rispettosa dei diritti individuali è una società migliore, dove si vive più decentemente che in qualsiasi dispotismo, più libera, meno attanagliata dal terrore di essere alla mercé di un potere prepotente nella sua illimitatezza».
Ecco un’altra voce che spiega come difendere il pensiero critico rispetto a quello retorico sia un’urgenza per una democrazia così disgregata come quella italiana. In questo senso va spiegato anche come uno Stato di diritto possa combattere con efficacia sia una criminalità organizzata così potente come la nostra, sia un’abitudine diffusa alla corruzione. E anche questo sforzo richiede riflessioni e proposte articolate non solo retoriche petizioni di principio.
***
Su Startmag Francesco Damato scrive: «Il dito, o la mano, è quello levato in aula del giovane e sostanziale vice di Giorgia Meloni nel partito, Giovanni Donzelli, nonché vice presidente del Copasir, che è il comitato bicamerale di vigilanza e quant’altro sui servizi segreti. La luna è il carcere di Sassari, dove il 12 gennaio scorso una delegazione del Pd ha fatto visita al detenuto anarchico Alfredo Cospito. Che in modo del tutto casuale, per carità, ha abbinato al percorso dei primi cento giorni del governo in carica uno sciopero della fame contro il regime del carcere duro cui è stato sottoposto per i reati commessi e per i perduranti collegamenti con i suoi amici anarchici all’esterno, che non trascorrono il loro tempo solo giocando a carte o facendo gite. Dal carcere duro Cospito, dichiaratamente solidale con i mafiosi che vi sono trattenuti, ha notoriamente deciso di uscire al più presto vivo o morto, riducendosi dopo più di 100 giorni di digiuno a un cencio. E, in più, disponendo per iscritto il divieto di somministrargli cibo e quant’altro nello stato di incoscienza in previsione del quale l’amministrazione penitenziaria l’ha prudentemente trasferito da Sassari ad Opera, dove esistono condizioni migliori di soccorso e assistenza».
Donzelli è un altro degli uomini del governo Meloni che ha ceduto alla tentazione di fare propaganda invece che di tenere un profilo da uomo di Stato. Apparire come chi non rispetta il diritto dei parlamentari di visitare i carcerati per informarsi delle diverse situazioni di crisi, è senza dubbio un errore. Però ha ragione Damato a chiedere di non concentrarsi solo sul donzelliano “dito” sbagliato ma anche (e forse soprattutto) sull’ennesima prova di sbandamento di esponenti del Pd che neanche di fronte ai pericoli di un ritorno della violenza sulle scena politica o alle dure e tragiche necessità della lotta alla mafia, riescono a tenere un atteggiamento responsabile. Verrebe da dire: aridatece il Pci.
***
Su Affari italiani Lorenzo Lamperti scrive: «C’è anche chi fa il nome della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. La tedesca potrebbe essere sostituita alla Commissione proprio da Draghi a capo della commissione europea del 2024. SuperMario perderebbe così la Nato ma conquisterebbe lo scranno più alto dell’Unione europea».
La scelta di chi guiderà la Nato nei prossimi anni avviene in una fase di assestamento degli equilibri politici nell’Unione europea: la possibilità che la merkelliana von der Leyen vada alla Nato d’intesa con una Berlino che chiede molta responsabilità politica nel conflitto ucraino per evitare i rischi di una guerra mondiale, ha un suo senso. Così come la scelta di una personalità come Mario Draghi che rappresenta insieme il nuovo peso dell’Italia guidata da Giorgia Meloni e una relazione particolarmente forte con gli Stati Uniti. L’ipotesi di una guida a tre dell’Unione (la Francia con Christine Lagarde, la Germania con la Von der Leyen alla Nato, e l’Italia con Draghi) diventerebbe così realtà. Come tutti i progetti troppo perfetti anche questo non mi pare semplice da realizzare.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!