Corte Costituzionale. Segreto di Stato è valido nel caso Abu Omar. Avvocato di Pollari: «Ripristinata la legalità»

Di Francesco Amicone
16 Gennaio 2014
«Con la sentenza la Corte ha impedito che un servitore dello Stato fosse messo in carcere da innocente per un’accusa dalla quale non si poteva difendere». Intervista all'avvocato Madìa

La Corte Costituzionale ha accolto il ricorso presentato del Governo italiano, sul segreto di Stato apposto su alcuni documenti relativi al caso Abu Omar, l’imam rapito dalla Cia a Milano nel 2003 (e condannato di recente per terrorismo internazionale). Di fatto, la sentenza dovrebbe portare al proscioglimento del generale Nicolò Pollari, ex direttore del Sismi, che era stato condannato a dieci anni di carcere con l’accusa di aver collaborato con i servizi americani.
«È una sentenza che restituisce la legalità costituzionale e ripristina l’istituto del segreto di Stato», spiega a tempi.it, Nicola Madìa, avvocato dell’ex numero uno dei servizi segreti italiani. «La Corte ha impedito che un servitore dello Stato fosse messo in carcere da innocente per un’accusa dalla quale non si poteva difendere per il vincolo di segretezza a cui era legato e che non avrebbe mai violato. Neppure al prezzo della sua libertà personale».

La Corte Costituzionale ha sconfessato i magistrati della Cassazione. Cosa succederà ora?
È una situazione nuova. Alla Cassazione pende un ricorso avverso alla sentenza di condanna di Pollari. Probabilmente i giudici emetteranno un’ordinanza che cancella il ricorso e rimetteranno la questione processuale al primo presidente di Cassazione, che deciderà se confermare il proscioglimento, già formulato nel primo processo, o rimettere gli atti alla Corte d’Appello di Milano per una nuova pronuncia. Credo che la Cassazione propenderà per la prima ipotesi, perché nel secondo caso si arriverebbe a una prescrizione.

Il processo sul rapimento di Abu Omar dura dal 2008. Perché si è dovuto aspettare tanto per sapere che non era stato rispettato dai giudici il segreto di Stato?
Pollari fu prosciolto, sia in primo grado sia in appello. Una sentenza della Corte Costituzionale sul segreto di Stato, nel 2009, aveva già, infatti, individuato i confini dell’istituto. Però quando il processo arrivò in Cassazione, i giudici stravolsero il significato della sentenza. Se per la Corte Costituzionale, infatti, qualsiasi rapporto tra Cia e Sismi doveva essere coperto dal segreto di Stato, la Cassazione aveva interpretato che ciò valeva soltanto per i rapporti istituzionali o a livelli di vertici, e non per i rapporti informali e ufficiosi tra servizi segreti. Una sentenza paradossale: è ovvio che l’intelligence non abbia bisogno di tutelare gli incontri istituzionali, che il più delle volte sono pubblici, ma proprio quelli informali e ufficiosi.

Il segreto di Stato è apponibile anche nei casi di comportamenti illegali?
Il segreto non ha a che fare con la legalità o l’illegalità, ma con prove e documenti che non si possono divulgare per tutelare la sicurezza dello Stato. Al di là dell’uso che si fa di questi documenti. Pollari comunque è estraneo alla vicenda di Abu Omar. Il Sismi di Pollari non ha mai partecipato alle “rendition” americane. Il segreto di Stato gli ha in qualche modo nuociuto.

Gli ha nuociuto?
Sì, perché gli ha impedito di difendersi. Le prove che lo scagionano sono inoppugnabili ma Pollari non può in alcun modo divulgarle, nemmeno in un processo. I media hanno interpretato l’imposizione del segreto di Stato come se si volesse coprire la colpevolezza di Pollari, ma in realtà è accaduto proprio il contrario: ha coperto la sua innocenza.

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