«Caro Senatore Razzi, innanzitutto le voglio dire che spero lei sia felice, con la sua vita libera, nel mondo libero. (…) Dev’essere comodo poter dire qualunque cosa senza pensarci: spero sia grato di questa possibilità». Inizia così la risposta del nordcoreano Shin Dong-hyuk al senatore Antonio Razzi, che nei giorni scorsi l’ha accusato di essere un impostore durante un’intervista radiofonica alla Zanzara.
TESTIMONIANZA UNICA. Shin è l’unica persona ad essere nata in un gulag della Corea del Nord e ad essere riuscita a scappare a 23 anni. La sua testimonianza, insieme a quella di una decina di altre persone fuggite dal gulag e poi dal paese, è la più potente e drammatica prova di quello che avviene sotto il regime comunista di Kim Jong-un: torture, massacri, infanticidi, violenze disumane e crimini contro l’umanità di ogni genere, come ben descritto dal recente rapporto di 372 pagine della commissione di inchiesta dell’Onu.
«TUTTO INVENTATO». Nonostante la montagna di prove accumulate, per Razzi «è tutto inventato, sono sette anni che vado lì. I lager c’erano negli anni Quaranta. Dove sono oggi? Non ci sono. Questo vuole fare i soldi alle spalle della gente. La gente abbocca e compra i libri, questo ha imparato la furbizia. Io il libro non lo compro». Quello che Shin è appena venuto a presentare a Milano, Fuga dal campo 14, è uno dei libri più completi mai scritti sulla realtà dei gulag nordcoreani, che l’Onu ha paragonato ai lager nazisti.
LA REPLICA DI SHIN. Shin ha riposto a Razzi con eleganza e stile ammirevoli: «So che esistono persone come lei, che dubitano dell’esistenza dei Campi, e sostengono il regime nordcoreano. Se vuole vedere veramente i Campi, chieda l’autorizzazione a visitare la Nord Corea senza regole ferree e restrizioni precise: ci provi. Le posso garantire che non glielo permetteranno mai. È un dato di fatto: i “turisti” vedono solo ciò che il regime vuole che vedano. È ridicolo credere alle parole di un dittatore e di un regime come quello nordcoreano. In ogni caso, e questo mi conforta, Dio conosce la verità».
RAZZI SMENTITO DAL REGIME. Razzi è un fervido sostenitore di un regime che ha causato la morte di almeno tre milioni di persone: non è il primo e non sarà l’ultimo. L’unica pecca del senatore è di essere più sfortunato di altri. Proprio ieri, infatti, un alto funzionario del governo di Pyongyang ha ammesso davanti all’Onu per la prima volta l’esistenza dei gulag. «In Corea del Nord non ci sono lager – ha dichiarato Choe Myong-nam – ma centri di detenzione dove le persone vengono convinte a migliorare i propri pensieri e ragionare sui propri errori».
LA MADRE IMPICCATA. Ovviamente Choe non ha spiegato con quali mezzi le persone vengono «convinte»: nel caso di Shin, le guardie lo hanno torturato per sette mesi, appeso mani e gambe sopra un braciere di fiamme vive, gli hanno infilato un uncino nel corpo e gli hanno mozzato il dito medio della mano destra. Shin ha imparato così bene a «migliorare i propri pensieri» che quando sua madre ha cercato di scappare lui l’ha denunciata, causandone l’impiccagione. Gli hanno ucciso la madre davanti agli occhi, Shin aveva 14 anni e pensava fosse giusto perché gli avevano insegnato fin da bambino che «noi non eravamo esseri umani e che chi viola le regole deve essere picchiato o ucciso».
Razzi non ha alcun bisogno di vedere un gulag. Deve solo concordare meglio la versione da ripetere.