Concordia, Gianuario Carta: «Il naufragio è l’ultima conseguenza d’una politica sbagliata»

Di Daniele Ciacci
16 Gennaio 2012
Intervista all'ex ministro della Marina mercantile durante il primo governo Craxi: «I governi hanno abolito il Ministero della marina mercantile, e hanno venduto a ditte cinesi la società che costruiva le migliori navi da riporto mondiali. Non si limiti, quindi, la colpa della tragedia soltanto a cause occasionali. La disattenzione del paese è una ragione ben più profonda»

«Avevamo la marina mercantile migliore del mondo. Costruivamo navi per l’America e per l’Inghilterra. E adesso? Il naufragio è solo l’ultima conseguenza di una politica sbagliata. Io penso che il nostro amato governo stia raccogliendo quello che ha seminato». Quando dice “amato” non è ironico Gianuario Carta, detto Ariuccio, ex ministro della Marina mercantile durante il primo governo Craxi. Piuttosto, ciò che traspare è nostalgia.

Gianuario Carta parla del tragico incidente che ha colpito una nave da crociera Costa Concordia. Avvicinatasi troppo all’isola del Giglio, lo scafo ha impattato con gli scogli squarciandosi per settanta metri e imbarcando migliaia di tonnellate di acqua. La procura di Grosseto ha fermato il comandante, Francesco Schettino, per omicidio colposo, negligenza ed abbandono della nave. Per ora, sono sei le vittime accertate e sedici i dispersi.

«In Sardegna abbiamo quattro dei migliori istituti nautici nazionali. A Camogli avevamo una scuola che preparava i ragazzi alla marina mercantile, non militare.  Avevamo cantieri navali di prima grandezza e anche negli sport nautici eravamo imbattibili». Gianuario Carta parla con una nota di rammarico: «I governi hanno abolito il Ministero della marina mercantile, e hanno venduto a ditte cinesi la società che costruiva le migliori navi da riporto mondiali. Non si limiti, quindi, la colpa della tragedia soltanto a cause occasionali. La disattenzione del paese è una ragione ben più profonda».

«La crisi italiana è una crisi delle idee – prosegue l’ex ministro – Genova, Venezia e Pisa davano navi al mondo e lavoro agli italiani. La decadenza del commercio marittimo ha poi spostato il 90 per cento del personale delle nostre crociere a manovalanza straniera. Perdendo la qualità che garantisce la tradizione italiana». Eppure, il problema non è recente. «Non abbiamo mai affrontato il trasporto marittimo delle merci. Il Tirreno e l’Adriatico sono due autostrade sempre libere ed economiche. Ma continuiamo a usare i camion, e l’abitudine a navigare sta scomparendo».

Non c’è più la stessa gestione del già presidente di Confindustria Angelo Costa. «E  pensare che il comandante si è pure allontanato dalla nave prima della conclusione delle operazioni di soccorso. Il commissario di bordo ha fatto le sue veci, ma non è il suo ruolo». Sconsolato, Gianuario Carta riesce comunque a vedere uno spiraglio di possibilità nella tragedia: «Spero sia un segnale perché la politica si interessi, con più forza, all’economia marittima».

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