
Soffocata «per amore», un altro «omicidio compassionevole» usato dagli alfieri del suicidio assistito

«Mai, neanche in un milione di anni» David Hunter avrebbe tolto la vita a sua moglie Janice, a meno che non fosse stata lei a chiedergli di ucciderla. E così è stato: l’uomo, un minatore inglese che si era ritirato a Cipro per godersi la pensione con l’amata moglie, ha raccontato ai giudici di averle premuto le mani sulla bocca e sul naso finché è morta soffocata.
Lo ha fatto perché Janice, affetta da un tumore del sangue da anni, lo aveva supplicato «piangendo e implorando» di mettere fine alla sua sofferenza. Poi Hunter aveva ingoiato un sacco di pillole e chiamato il fratello che subito aveva allertato i soccorsi: arrestato per omicidio premeditato (punito a Cipro con l’ergastolo) Hunter ha passato 19 mesi in carcere. Fino al processo che si è concluso il 31 luglio, quando è caduta l’accusa di premeditazione e l’uomo è stato scarcerato: per i giudici è si è trattato di omicidio colposo e la pena può ritenersi scontata visto il periodo già trascorso in prigione e le argomentazioni provate dal team legale inglese che lo ha difeso: Hunter ha ucciso sua moglie «per amore», salvandola da «una morte dolorosa».
Hunter ha soffocato la moglie «per amore»
La storia di Hunter, 76 anni, è terribile e meriterebbe silenzio: le foto dell’uomo magrissimo che porta commosso i fiori sulla tomba di Janice dicono abbastanza di una tragedia umana. Ma per i media inglesi è l’occasione per riaprire il dibattito sul suicidio assistito e l’eutanasia. Nonostante gli oncologi ascoltati in tribunale abbiano smentito la versione di Hunter (l’uomo sosteneva che Janice fosse una malata terminale di leucemia, sua sorella era morta dello stesso male), ribadendo che la rara forma di cancro al sangue di cui Janice soffriva da cinque anni solo nel 30 per cento dei casi porta alla leucemia e che nessun medico si era espresso sulla sua aspettativa di vita, i giornali parlano di stadio terminale, nonché di «omicidio misericordioso», «omicidio compassionevole» e cioè «suicidio assistito».
Un servizio di People dà man forte alla tesi: per amore, solo per amore Hunter aveva soffocato la donna con la quale aveva condiviso 56 anni di esistenza, «non potevano sopportare di essere separati», racconta la figlia Lesley Cawthorne sulla pagina della campagna di raccolta fondi per pagare le spese legali e riportare suo padre nel Regno Unito. Di omicidi misericordiosi hanno parlato gli avvocati, presentando ai giudici di Cipro «l’ampia giurisprudenza» di casi analoghi registrati dall’Australia al Canada.
Tutti gli «omicidi compassionevoli» che portano al suicidio assistito
Il caso di Hunter è stato seguito con attenzione nel Regno Unito, dove la commissione parlamentare è al lavoro su suicidio assistito ed eutanasia e dove non mancano i casi di assoluzione anche dall’accusa di omicidio colposo purché «compassionevole». Dal caso di Bipin Desai, chimico inglese elogiato dal giudice nel 2017 per aver agito mosso da «misericordia e pura compassione» verso il padre 85enne, somministrandogli un frullato di frutta carico di morfina (l’anziano non era malato, ma soffriva per la perdita della moglie e del cane), a quello di Mavis Eccleston, 80 anni, assolta dopo avere causato la morte del marito Dennis nel 2018: i due avevano deciso di “andarsene insieme” assumendo un cocktail letale di farmaci. I familiari li avevano trovati privi di conoscenza nel loro bungalow, i medici potevano salvarli entrambi ma Dennis, malato di cancro dal 2015, aveva lasciato chiare indicazioni di non essere rianimato. «Dennis non avrebbe dovuto essere costretto a intraprendere azioni così drastiche e Mavis non avrebbe mai dovuto essere messa in questa posizione angosciante», aveva tuonato Dignity in Dying.
Casi come quello di Hunter hanno spianato la strada a eutanasia e suicidio assistito anche in Spagna. Ricordate la storia di Ángel Hernández e sua moglie María José Carrasco? Tutto era andato secondo i piani dell’uomo che nel 2019 porse una cannuccia immersa nel pentobarbital alla moglie malata di sclerosi multipla davanti alle telecamere e quelli del governo, che così legalizzato la morte assistita. E come l’omicidio «compassionevole» sia poi diventato prassi lo dimostrano i numeri agghiaccianti e le storie che arrivano da Belgio, Olanda e Canada ogni anno.
La domanda elusa: uccidere è un atto d’amore o disperazione?
Dopo l’omicidio passionale, l’omicidio compassionevole. La tragedia umana di Hunter riaprirà il dibattito a Cipro ma soprattutto nel Regno Unito: in nessun caso è mai stato messo in dubbio che si potesse uccidere «per amore», nessuno si è mai chiesto se la coppia fosse stata lasciata da sola nell’immensa fatica e nel dolore, e che differenza passi tra un atto di amore e un atto di disperazione. Eppure basterebbe chiedere alle famiglie cosa li porterebbe a uccidere un proprio caro, il loro amore o la sua disgrazia?
«Accetto l’idea che David Hunter sia stato emotivamente commosso dal “desiderio di morire” di sua moglie, ma non posso accettare l’idea che sia “amorevole” o “compassionevole” ucciderla – ha ribadito Alex Schadenberg, direttore della Coalizione per la prevenzione dell’eutanasia -. Una risposta amorevole e compassionevole sarebbe aiutarla a ricevere sollievo dal dolore e dai sintomi e assicurarle che la sua vita ha significato, scopo e valore». Ma questo passa anche da una comunità che cura e non abbandona. Perché passata l’idea che è misericordioso ammazzare chi soffre perché non si uccida da solo, il resto è solo questione di procedura.
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