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Cina. Il padre è in quarantena: il figlio disabile (solo a casa) muore di stenti

Il Partito comunista locale aveva promesso a Yan Xiaowen, malato di coronavirus, che si sarebbe preso cura del figlio 17enne Cheng, affetto da paralisi cerebrale. Ma l'ha lasciato morire

Leone Grotti
20/02/2020 - 3:00
Esteri
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Il corpo di Yan Cheng viene portato via

È finalmente guarito dal coronavirus Yan Xiaowen e ora vuole solo tornare a casa con il suo figlio minore di 11 anni Yan Hongwei, affetto da autismo, e «vivere una vita tranquilla». Di Yan Cheng, il suo figlio maggiore di 17 anni affetto da paralisi cerebrale, non ha voluto parlare. Il dolore e la rabbia, forse, sono ancora troppo forti. E in ogni caso in Cina la cautela non è mai troppa. Il ragazzo, infatti, è morto probabilmente di stenti dopo che il padre è stato posto in quarantena, nonostante i funzionari del Partito comunista locale avessero promesso che si sarebbero presi cura di suo figlio, gravemente disabile, rimasto solo a casa.

IL RITORNO DA WUHAN PER IL CAPODANNO LUNARE

Tutto è cominciato il mese scorso quando Xiaowen, 49 anni, è tornato nel suo villaggio di origine da Wuhan per il Capodanno lunare il 17 gennaio. A Yanjia, contea di Hongan, provincia dell’Hubei, Xiaowen ha sviluppato tutti i sintomi del coronavirus il 20 gennaio. L’allarme per il diffondersi dell’epidemia stava cominciando a preoccupare le autorità in quei giorni e il 23 gennaio Xiaowen è stato portato via da casa e rinchiuso in quarantena in un centro governativo insieme al figlio 11enne Hongwei.

La moglie di Xiaowen si era suicidata 10 anni prima, un anno dopo la nascita del secondo figlio disabile, e l’uomo si era raccomandato con i funzionari del Partito comunista di Huahe di prendersi cura del figlio 17enne Cheng, che a causa della patologia non era in grado di muoversi, parlare e mangiare autonomamente.

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«AIUTATEMI, MIO FIGLIO POTREBBE MORIRE»

Dopo aver mostrato su Weibo le dieci telefonate fatte dalla quarantena al segretario del Partito locale in un solo giorno, perché si ricordasse del figlio, Xiaowen il 28 gennaio ha fatto un disperato appello su internet: «Ho due figli disabili. Il maggiore, Cheng, è affetto da paralisi cerebrale. Non può muoversi, non può parlare né prendersi cura di se stesso. È solo a casa già da sei giorni, senza nessuno che lo lavi o gli cambi i vestiti, non ha da mangiare né da bere. Ho paura che mio figlio possa morire presto. Vi prego, aiutatelo».

Yan Xiaowen

In un post successivo, Xiaowen scrisse che i funzionari del Partito gli avevano comunicato che tra venerdì e martedì avevano dato da mangiare e da bere al figlio solo due volte. Il 29 gennaio, secondo una ricostruzione interna del governo, i funzionari avevano pianificato di trasferire i tre familiari in un unico centro di quarantena, ma quando si recarono a casa dell’uomo per prelevare Cheng, scoprirono che era già morto.

LE SCUSE DEL PARTITO: «È MORTO E BASTA»

Sempre secondo il rapporto, una zia, anche lei malata, era riuscita a recarsi nella casa per nutrire e lavare il ragazzo altre tre volte durante quei sei giorni. Lei stessa martedì, il giorno prima del decesso di Cheng, aveva confessato al padre: «È steso su un divano, ma la sua testa ciondola. L’ho trovato sporco e l’ho lavato, ho provato a dargli da mangiare, ma non ha voluto ingerire più di una mezza tazza di riso».

Disperato, Xiaowen ha perfino contatto un’organizzazione di Wuhan che si prende cura di persona con disabilità. Questa ha avvisato la Federazione dei disabili dell’Hubei, ma non è dato sapere se si sia presa a cuore il caso. Il Beijing Youth Daily, che ha dato in anteprima la notizia della morte di Cheng, ha contattato i funzionari del villaggio di Yanjia, che se ne sono lavati le mani: «I funzionari del Partito ormai sono ipercontrollati, è impossibile che abbiamo lasciato solo un ragazzo con paralisi cerebrale. Noi abbiamo fatto quanto dovevamo e la verità è che è morto e basta. Ad ogni modo, i vertici hanno aperto un’indagine».

«VOGLIO SOLO VIVERE UNA VITA TRANQUILLA»

La conclusione dell’indagine ha sancito che il Partito comunista locale «non ha fatto tutto ciò che era in suo potere per compiere i suoi doveri di cura». Di conseguenza, il segretario del Partito, Wang Baoquan, e il sindaco Peng Zhihong sono stati licenziati. Altri potrebbero essere puniti. Sui social cinesi è esplosa comunque la rabbia: «Cari funzionari, voi sapete bene quante volte avete bisogno di mangiare ogni giorno. Come avete potuto dimenticare quante volte aveva bisogno di mangiare [un giovane malato]?».

Ieri Xiaowen, completamente guarito, è uscito insieme al figlio più piccolo dall’ospedale dove era stato trasferito in seguito alla prima settimana passata in quarantena. Ai media ha rilasciato solo queste dichiarazioni: «Ora porto mio figlio a casa. Non voglio stare sotto i riflettori, vogliamo solo vivere una vita tranquilla. Di Cheng non parlo». Riguardo alla sua quarantena e al periodo passato in ospedale invece ha dichiarato: «All’inizio non c’erano dispositivi di protezione né medicine. Poi le cose sono migliorate. Anch’io, appena ho cominciato a sentirmi meglio, ho aiutato i medici e le infermiere a pulire e a disinfettare il reparto. Ho anche portato l’acqua agli altri pazienti».

@LeoneGrotti

Tags: Cinapartito comunista cinese
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