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Accusa funzionario cinese di corruzione. Arrestato. Che fine hanno fatto i discorsoni del partito?
«Se non affrontiamo il problema della corruzione, potrebbe innescarsi una crisi del Partito comunista e anche un crollo dello Stato cinese». Così l’8 novembre scorso l’ormai ex segretario del Partito comunista cinese Hu Jintao parlava della corruzione, uno dei più grandi problemi della Cina, proseguendo una tradizione che va avanti dal 1993, quando l’allora segretario del partito Jiang Zemin tuonava: «Combattere la corruzione è un problema di vita o di morte». Ieri, neanche 20 giorni dopo le infuocate parole di Hu a favore del popolo, un uomo a Shenzhen è stato arrestato per avere accusato un funzionario comunista di essere corrotto.
ARRESTO DOPO LE ACCUSE DI CORRUZIONE. Zhou Zujie, residente di Nanlian, piccolo villaggio che fa parte del distretto di Shenzhen Longgang, è stato arrestato martedì alle 3 del pomeriggio (il documento che lo prova nella foto, ndr). La polizia ha accusato Zhou di avere falsificato il bilancio della compagnia di pulizie per cui lavora. L’arresto di Zhou rappresenta però una curiosa coincidenza. Domenica, infatti, aveva insieme ad altri cittadini di Nanlian pubblicato su internet una lettera nella quale criticavano e accusavano di corruzione uno dei più importanti funzionari comunisti del villaggio, Zhou Weisi. I sospetti derivano dal fatto che Zhou Weisi ha un conto in banca di due miliardi di yuan (245 milioni di euro circa), ha 80 proprietà e 20 automobili. L’accusa degli abitanti è di avere venduto illegalmente le terre del villaggio, tenendo per sé parte dei guadagni, non spiegandosi altrimenti come un cittadino come loro potrebbe avere guadagnato quella somma.
L’ENTITÀ DELLA CORRUZIONE. La corruzione è uno dei più grandi problemi della Cina e del partito comunista cinese, i cui funzionari possono fare ciò che vogliono delle terre locali, compreso venderle agli imprenditori privati, spesso per coprire i debiti, senza dovere confrontarsi con il volere della popolazione. Negli ultimi cinque anni, secondo l’agenzia statale Xinhua, 660 mila funzionari comunisti sono stati trovati colpevoli di corruzione, anche se solo 24 mila di loro sono stati condannati penalmente. Da questo punto di vista non stupiscono affatto le inchieste del New York Times e di Bloomberg secondo cui il premier Wen Jiabao avrebbe accumulato in dieci anni quasi tre miliardi dollari, mentre il nuovo segretario del partito Xi Jinping disporrebbe già di oltre un miliardo e mezzo di dollari. Cifre enormi, essendo il PIL pro capite annuale cinese pari a 7.500 dollari, il 94esimo del mondo.
INCHIESTA DEL PARTITO. Il governo comunista del distretto di Longgang ha fatto sapere di avere aperto un’indagine e di avere temporaneamente sospeso Zhou dai suoi incarichi nel partito, nonostante lui si sia dichiarato «innocente» accusando gli abitanti del villaggio di attaccarlo per «motivi personali». La giustizia, che in Cina non è certo rinomata per la sua imparzialità, farà il suo corso. Resta lo stridente contrasto tra le parole di Hu Jintao contro la corruzione e la giornaliera pratica in ogni angolo della Cina esemplificata dal caso di Zhou Zujie, arrestato solo per avere accusato un funzionario di partito.
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