
Chi trova la “voglia”, trova la scuola

Letto e riletto l’intervento di Matteo Foppa Pedretti: fa venire i brividi. Ci voleva la sua coraggiosa lucidità per arrivare a dire: «Il problema è radicale perché chiede se la scuola libera e cattolica in Italia esiste ancora… manca un soggetto autonomo e capace di immaginarsi, costruirsi non a partire dalla omologazione ai parametri delle scuole di Stato ma dallo sguardo originale sulla realtà… che tenda a coincidere con lo sguardo di Cristo». Mi viene rabbia se penso che, paradossalmente, lo spazio per una scuola così fortemente e chiaramente connotata, è offerto addirittura dallo stesso Stato quando, legiferando per orari e programmi di insegnamento della scuola media statale (D.M. 24 aprile 1963), candidamente confessa: non vengono fornite più particolari istruzioni metodologiche perché lo Stato “non ha una propria metodologia educativa”. Che tenero! Sembra implorarci di supplirlo per questa sua carenza! Verrebbe voglia di ironizzare domandando a che pro si buttano miliardi per tenere in piedi un elefantiaco apparato che offre solo un’istruzione che si trova gratis su internet.
Sappiamo che non c’è niente da fare perché in Italia la scuola è nata come monopolio di Stato e questo è stato accettato anche dai cristiani di allora. Che i vincitori mantengano ben stretta la loro vittoria, non può meravigliarci; che i cattolici invece non diano segni di pentimento e di appropriata riscossa, dovrebbe farci meravigliare. “Perché non è ancora accaduto?”, si domanda Matteo. Fa paura rispondere a questo interrogativo. Di fatto succede che una scuola nata presumibilmente per la passione di utilizzare una metodologia cristiana può arrivare a chiusura per motivi economici e la causa, normalmente, è una sottesa logica aziendale anziché la logica evangelica. Ma non ci si può ritenere martiri se non si muore per la fede!
A questo punto, per mandare avanti il discorso, bisogna essere d’accordo che l’obiettivo diventa la ricostruzione della passione educativa nella realtà cristiana, perché la Chiesa “maestra”, che la raccomanda da sempre, oggi non è più ascoltata. Forse adesso dovrebbe fare un po’ anche da “mamma” e dare una tiratina d’orecchie a tanti “operatori pastorali” che sembrano costruirsi un alibi pensando di affrontare il problema con gli asili, il catechismo e l’oratorio. Sono tutte cose santissime e necessarie, ma toccano l’infanzia o il tempo libero, non sono un intervento che aiuta i ragazzi ad affrontare il momento cruciale della loro maturazione che è, notoriamente, quello che si vive negli anni dell’obbligo scolastico.
Quante parrocchie potrebbero offrire un doposcuola o fare un qualcosa dall’asilo alle elementari e da queste alle medie? Ho raccontato, con una certa dose di aneddoti, la storia di una scuola nata tra le macerie del terremoto e ho sentito fare questo commento: «Se le cose sono andate così, sarebbero stati capaci tutti di fare una scuola». Giusto. È stato solo necessario “trovare la voglia”.
Foto Ansa
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