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Doveva costare 7 miliardi di euro, le stime sono state riviste a 140 (che, aggiungendo tutti gli altri bonus edilizi, arrivano a circa 220 miliardi di euro in meno di un triennio). La differenza è pari a circa sei punti di Pil. In un paese diverso, il ragioniere generale dello Stato Biagio Mazzotta avrebbe rassegnato le dimissioni. A pensar male, si potrebbe ipotizzare che al governo convenga lasciarlo dov’è, ammaccato nella sua reputazione e dunque più malleabile.
Il Superbonus è la misura più chiacchierata degli ultimi anni. L’idea di fondo è semplice, l’applicazione è stata più complicata. La risposta alla pandemia in Italia è passata per la chiusura delle attività produttive – più o meno temperata da una certa elasticità nella definizione di che cos’è essenziale e cosa no, per il tramite dello strumento più italiano che ci sia, l’autocertificazione. L’allora governo Conte (a maggioranza Cinque stelle-Pd) prova a prendere i proverbiali...
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