Chi gioca a fare il bolivarista mentre il Venezuela brucia
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Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Aiutiamoli in casa nostra. Il Venezuela non è nei pasticci, è un inferno. Ha sempre sofferto della corruzione, della violenza, del dispotismo militare e potenzialmente dittatoriale, in mezzo a orge di demagogia populista latina, la specie peggiore finché non è arrivato Trump. Ma ora è molto oltre il fondo del buio. Non è la corruttela brasiliana, alla Lula, con la capa del consorzio dell’energia fatta successora del presidente amato che curava il Brasile dei poveri, ma provvedeva alle ricchezze politiche e personali del giro del partito dei lavoratori. Lì sono rose e fiori, non dico che se la possano cavare facilmente, quando si infrangono le icone esplode l’ipocrisia ed è sempre un gran botto, ma il sottofondo è come sempre nel paese della samba gioioso, stupidamente allegro. Il rimbombo di Caracas è altra cosa, c’è l’effetto carogna della corruzione e dell’autoritarismo mescolati nell’ideale imputridito, nel socialismo di Stato governato dal caudillo, nella finzione utile del complotto yankee. Nel paese più ricco del continente la gente muore di fame, l’inflazione è a mille, la sfiducia popolare nel regime chavista di Maduro è alle stelle, si muore nelle strade, la repressione è sanguinosa, la degenerazione era insieme prevista e incomprensibile, almeno a quei livelli infernali. Basta leggere la grande stampa internazionale o le bellissime corrispondenze di Rocco Cotroneo nel Corriere per farsi un’idea anche solo approssimativa.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Ma, dramma nel dramma, il Venezuela è a casa nostra. Non parlo di Paolo Ferrero, che da valdese dovrebbe arrossire per la sua ipocrisia pseudocomunista, parlo di quel che conta, Jeremy Corbyn e Jean-Luc Mélenchon. Con molti suffragi, in Inghilterra e in Francia esiste una sinistra bolivariana. Proprio così. Non nel senso dell’eroe omonimo, Simón Bolívar, nel senso di coloro che hanno adulterato e sputtanato l’immagine della rivoluzione bolivarista. I castristi, a parte che il regime cubano, ringalluzzito dalle folli aperture di Obama, collabora attivamente alla repressione selettiva dell’opposizione democratica e liberale, popolare, in Venezuela, sono ninnoli da antiquariato, sono prodotti cosmetici oltre la scadenza, avariati, per gli stilisti del comunismo d’antan. Nella sinistra internazionale si è potuto essere castristi perché l’isola, governata in jeep dal caudillo, era mantenuta dall’Unione Sovietica e fronteggiava l’assedio commerciale americano e il revanscismo dei cubani reazionari di Miami. C’era spazio per la pigrizia e la cretineria ideologica. In questo caso no. Ci deve essere qualcosa di profondo, una tigna oscura, una psicopatologia grave per rendere comprensibile, come per l’antisionismo a sfondo antisemita del giro dei corbiniani, il bolivarismo in Europa.
La mobilitazione che manca
Davanti alla crisi umanitaria e alla devastazione politica del dispotismo che ha portato alla creazione illegittima di un’assemblea antiparlamentare a Caracas, davanti ai plotoni della polizia chavista che fanno strage come squadroni della morte, davanti ai conti in banca della nomenclatura che vive sull’esaurimento delle scorte alimentari, sul mercato nero, sulla distruzione della classe media, sull’impoverimento dell’ottanta per cento del paese, sulla corruzione di fette di popolo ammesse alla tessera del pane, che è l’equivalente della tessera del voto, davanti a tutto questo e molto altro ancora una sinistra europea compos sui dovrebbe organizzare grandi sfilate di protesta, rendere conto dell’infatuazione chavista come fecero le élite intellettuali quando si capirono i crimini dello stalinismo, si dovrebbero moltiplicare gli appelli alla fine della guerra contro il popolo venezuelano da parte di un regime completamente isolato dal resto del mondo latino-americano e non solo. Invece la belluria antiamericana e antiyankee del peggior regime paracastrista della storia, organizzatore di frodi e di attacchi bestiali alla convivenza democratica e pacifica, ecco, questa belluria demenziale ottiene il consenso e il sostegno politico-ideologico di alcuni dei leader della sinistra della sinistra in Europa. Chi voglia aiutare il Venezuela martoriato prima di tutto qui da noi deve chiedere conto ai nostri caudilli del loro comportamento e del loro abissale cinismo.
Foto Ansa
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