Chi è il nuovo sindaco di New York Bill De Blasio: italo-americano populista che «farà pagare i ricchi»

Di Redazione
06 Novembre 2013
Da sempre democratico, «il gigante che piace alla Grande mela» ha vinto le elezioni con il 73 per cento dei consensi. Ora dovrà mantenere le promesse fatte in campagna elettorale

Bill De Blasio, 52 anni, è da sempre democratico, ha una moglie nera ed ex lesbica, un passato giovanile da “antagonista”, due figli meticci dai nomi italianissimi, Dante e Chiara, per tre anni è stato difensore civico di New York e da oggi ne è anche il sindaco. Il terzo italo-americano a guidare una delle città economicamente e politicamente più importanti degli Stati Uniti è democratico e liberal. «Il gigante che piace alla Grande mela» (è alto 1,98 metri) succede a Michael Bloomberg, avendo battuto l’avversario repubblicano Joe Lhota, con il 73 per cento dei voti.

L’UOMO COMUNE. Il risultato, ampiamente pronosticato dai media Usa, raccoglie i frutti di una campagna elettorale in stile Obama, architettata nel dettaglio dagli spin-doctor di De Blasio, dicono gli osservatori. Il neo-sindaco si è presentato ai cittadini delle classi medio-basse, impoveriti dalla crisi economica, come un uomo comune, coniando slogan che sottolineassero l’aspetto ideale e pragmatico della sua missione: «Sono uno di voi» e «sono qui per raddrizzare le ineguaglianze».
De Blasio ha mostrato agli elettori la vita modesta e normale che conduce, in una casetta di Brooklyn, insieme ai suoi figli (che frequentano le scuole pubbliche) e alla moglie (poetessa). La fiducia gli è stata prima accordata dagli elettori democratici, che lo hanno promosso a sfidante dei repubblicani preferendolo alla potente lesbica Christine Quinn, sostenuta dall’establishment del partito, e poi dalla maggioranza dei cittadini newyorkesi.

POPULISTA DI SINISTRA. De Blasio per tutta la campagna elettorale ha speso parole in difesa dei più deboli e in favore della riduzione delle differenze sociali ed economiche fra classi sociali. «Si è fatto strada raccontando fino allo sfinimento la socialisteggiante “tale of two cities”, dove alla New York avida e pretenziosa delle banche e dei salotti  si oppone un’altra città fatta di sacche di indigenza», scrive Mattia Ferraresi sul Foglio del 2 novembre. De Blasio, che possiede «un senso morale di Robin Hood e una visione economica di Joe Stiglitz», ha sintetizzato il suo progetto politico nel «alzare le tasse della città sul reddito per finanziare le scuole pubbliche» e l’edilizia popolare.

PROGRAMMA SOCIALISTA. La sua politica, prosegue Ferraresi, piace non solo alle comunità afro e ispaniche ma anche «ai sindacati degli insegnanti, una constituency fondamentale che negli anni ha visto diminuire il proprio potere per l’avanzare di strutture educative più flessibili».
Non solo, De Blasio ha promesso di tassare chi guadagna più di 500 mila dollari, di costruire 200 mila nuovi appartamenti di edilizia popolare e di rendere gratuiti tutti i servizi di asilo nido e doposcuola, ma anche di riformare i programmi della polizia di New York, troppo severi e violenti, specialmente con i neri e gli ispanici, secondo la sinistra liberal.

MANTENERE LE PROMESSE. Sul tema sicurezza, De Blasio rischia di doversi ricredere. Ricorda il Foglio che da quando Rudolph Giuliani varò negli anni ’90 il piano di “bonifica” della città, «il tasso di criminalità è crollato in termini assoluti ed è evaporato se si paragona la situazione di New York a quella di Chicago e di altre metropoli americane; il fenomeno della “gentrification” ha investito quartieri che sembravano insanabili, il sistema scolastico pubblico ha fatto diversi passi in avanti, la città ha diversificato il proprio patrimonio attirando start up, aziende tecnologiche, università».
Un altro problema per De Blasio sarà mantenere le promesse fatte ai ceti meno abbienti. Il neo-sindaco ha vinto sulla spinta del crollo dell’economia, «una crisi – spiega Ferraresi – che a New York più che in qualunque altra città del mondo si è trasformata in un’opposizione irriducibile fra la middle class in agonia e i miliardari che volano in cerchio come avvoltoi, fra il 99 e l’1 per cento della popolazione». Per mantenere le promesse, De Blasio, però, dovrà fare i conti con il bilancio comunale e i tagli alla spesa pubblica. Una missione difficile per il nuovo prima cittadino che potrà riuscire solo dimostrandosi all’altezza degli altri due sindaci italo-americani che lo hanno preceduto alla guida della città, Rudolph Giuliani e Fiorello La Guardia.

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7 commenti

  1. marco

    New York sprofonderà nel mare si salvi chi può

    Allora voi veddrete quanto siete stati in errore

  2. andrea

    Articolo degno della Правда anni 50.

    Il nemico ideologico non può che essere:

    1) POPULISTA DI SINISTRA

    2) socialisteggiante

    3) possedere «un senso morale di Robin Hood e una visione economica di Joe Stiglitz»

    4) amico delle tasse (alzare le tasse della città sul reddito per finanziare le scuole pubbliche» e l’edilizia popolare.

    La redazione, incapace di dire qualcosa di suo al solito usa il copia incolla (tipicamente Il Foglio e IL Giornale) farcito di banalità proprie (populista: MA VA? come tutti i candidati politici di qualsiasi parte e partito del mondo? Avete presente Berlusconi in campagna elettorale?)

    Da giornalisti dovrebbero fare una altre cose tipo capire:

    1) perchè i NewYorkers sono tornati ai democratici?

    2) Come è cambiata la città?

    3) Perchè è stato eletto nonostante abbia detto chiaro e tondo di voler usare tasse per scuola pubblica ed edilizia popolare in un paese che le tasse le aborrisce?

    4) sono idioti i NewYorkers, rincoglioniti dall’equivalente locale di “La Repubblica”, o il candidato ha dei numeri?

    Invece no. Al solito, qualsiasi sia l’argomento e in qualunque luogo avvenga viene letto in chiave “nostrana”. Il “bene” contro “il Male”, i socialisti di quà il partito dell’amore di là.

    Il metodo rimane comunista. Viene il sospetto che la redazione sia solo un covo di ex 68ttini fulminati sulla via di Damasco (naturalmente DOPO essersela spassata alla grande).

    1. omac

      Evidentemente da bravo qualunquista indottrinato dalle lobby democattoplutogiudaiche-omosessualiste
      Non coglie la vera notizia “e sposato con una ex lesbica ” si rende conto? cosa nasconde?dove? Solo tempi
      Grazie ad un manipolo di ardimentosi giornalisti risolverà il caso, riportando la serenità nel Bel paese.

      1. Camo

        Anche lei, Omac, crede alla favola del gender e dei generi intercambiabili?

  3. Lucia

    Ma non dicevano che si nasce gay? Come è possibile essere lesbica e poi fare figli e diventare etero? Ah, le menzogne delle lobby gay, ci credono sempre in meno, e presto questi criminali verranno emarginati dalla popolazione

  4. beppe

    una moglie ” ex lesbica ”? e che vuol dire? non è che per caso è amica della vismara? o si è convertita appena ha visto il ” mattarellum ”?

    1. Giovanna

      I sindaci conservatori hanno promosso il matrimonio gay e quelli democratici sposano le ex lesbiche.

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