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In questi tempi scuri, in questa mezzanotte dello spirito che picchia sulle certezze più elementari, in cui – scriveva Luzi – «il cuore oppresso s’agita,/ revoca in dubbio quel che fu reale,/ non fiaba, non apparizione vana», che cosa potrà mai darci conforto? In questi tempi dove il vero e il non vero non solo s’intrecciano ma si annullano, in cui eliotianamente non trattiamo con sentimenti ed emozioni ma con le loro astrazioni sociali, chi potrà mai darci ristoro, segnarci una traccia, indicarci il passo?
Perché sarà pure beato il tempo che non ha bisogno di eroi, ma il nostro invece ne ha bisogno, eccome: di eroi dell’ovvio, di uomini che sappiano guardare e credere a ciò che vedono – e dire albero all’albero, vita alla vita, morte alla morte. Sembrava ovvio, guardare, e non lo è: ci vuole coraggio. E se il coraggio non ce lo possiamo dare, possiamo però accostarci a chi ce l’ha, a chi – qui accanto a noi, o da distanze di decenni e di...
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