Cellule staminali. «La medicina non può essere un far west». Parola di uno dei massimi esperti italiani

Di Leone Grotti
28 Marzo 2013
Parla Antonio Uccelli, tra i massimi esperti italiani nel campo delle staminali: «Dire che "il paziente è stato meglio dopo il trattamento" non significa nulla. Mettiamo a rischio la vita dei pazienti».

«La medicina non può essere un far west dettato dall’emotività e da pressioni di vario tipo: lo dico con il massimo rispetto del dolore e della sofferenza dei malati che conosco fin troppo bene». A rilasciare queste dichiarazioni ad Avvenire è uno dei massimi esperti italiani nel campo delle staminali, Antonio Uccelli, responsabile dell’Unità di neuro-immunologia del Dipartimento di neuroscienze dell’Azienda Ospedaliera San Martino e Università di Genova. Parlando di “far west”, Uccelli si riferisce al provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri che permette ai bambini che soffrono di malattie neurodegenerative, come Sofia, e che sono in terapia con Davide Vannoni, presidente di Stamina Foundation, di continuare le somministrazioni di cellule staminali «anche se le cellule sono preparate in laboratori non conformi (…) e in difformità dalle disposizioni del decreto ministeriale 5 dicembre 2006». Cioè contro la legge.

LA SCIENZA CONTA. Uccelli indaga da tempo il ruolo delle staminali mesenchimali nella sclerosi multipla coordinando la prima sperimentazione clinica di fase II nel mondo mirata a studiare l’efficacia nell’uomo di queste cellule. «Mi occupo di sclerosi multipla, una malattia neurodegenerativa fortemente invalidante, e conosco fin troppo bene la disperazione dei pazienti e delle loro famiglie che quotidianamente ricevo nel mio ambulatorio: spesso, finiscono col chiedermi informazioni sulle nuove cure con le staminali o di potervi accedere. Ma questo non è possibile». Perché? «In assenza di dati scientifici sarebbe una strada estremamente rischiosa. I pazienti che arruoliamo nelle nostre sperimentazioni vengono scelti secondo criteri messi a fuoco dopo aver raccolto le evidenze scientifiche che permettono un’approfondita valutazione dei pro e dei contro nella statistica dei casi».

STAMINA E AIFA. Il problema del metodo Stamina applicato dal professor Vannoni consiste nelle anomalie e irregolarità certificate dall’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) durante l’ispezione del 8 e 9 maggio 2012. Per l’Aifa «il laboratorio (…) dove il materiale biologico viene preparato e manipolato è assolutamente inadeguato», «non è disponibile alcun protocollo o resoconto di lavorazione», «non è disponibile alcun certificato di analisi», «i medici che iniettano il prodotto nei pazienti non risultano essere a conoscenza della vera natura del materiale biologico somministrato», «non risultano essere disponibili specifici pronunciamenti del Comitato Etico sul rapporto favorevole fra i benefici ipotizzabili e i rischi prevedibili del trattamento», eccetera.

IENE E CELENTANO. Le «pressioni di vario tipo» che fomentano «l’emotività» citate da Uccelli sono arrivate nelle ultime settimane dai servizi delle Iene realizzati da Giulio Golia e da personaggi pubblici come Adriano Celentano, che non considerano il pericolo evidenziato da Uccelli: sperimentare una terapia «in assenza di dati scientifici sarebbe una strada estremamente rischiosa».

A RISCHIO LA VITA DEI PAZIENTI. I pazienti trattati da Vannoni, però, dopo le prime infusioni presentano dei miglioramenti. «Dire che “il paziente è stato meglio dopo il trattamento” non significa nulla» spiega Uccelli. Perché però non bisognerebbe provare il tutto per tutto anche in assenza di prove scientifiche? «La mia risposta è che mettiamo a rischio non solo la loro vita ma anche quella degli altri pazienti e il futuro dell’intera ricerca del settore. Se l’uso improprio delle staminali comportasse conseguenze gravi tutta la comunità dei pazienti presente e futura ne risentirebbe, e uccideremmo invece la speranza che si alimenta dei risultati positivi certi raggiunti. Sicurezza ed efficacia sono i paletti entro cui muoversi proprio per la tutela di tutte le persone che soffrono».

DUBBI SUL MINISTERO. Ecco perché il professore ha «difficoltà a condividere fino in fondo il decreto del Ministero perché i dubbi sulle cellule in questione non sono stati fugati». La difficoltà è condivisa anche da una delle massime autorità scientifiche, la rivista Nature, che in un articolo riassume la vicenda italiana dando ampio spazio agli scienziati «rimasti inorriditi» dalla decisione del ministero.

@LeoneGrotti

 

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