
Caro Renzi, perché il Pd di Milano ha preferito l’islam della Fratellanza a quello laico e progressista?

Il Corriere della Sera ne riporta qualche parola in un boxino sulle pagine milanesi, ma la lettera aperta che Maryan Ismail ha scritto al presidente del Consiglio Matteo Renzi merita di essere letta per intero. Ismail è la candidata musulmana del Pd che non è riuscita a entrare nel consiglio comunale di Milano al contrario di Sumaya Abdel Qader di cui si è molto parlato in campagna elettorale.
Care amiche e amici, questa è la mia lettera aperta inviata al Segretario del Pd Matteo Renzi!
Verrà in parte riportata sul Corriere della Sera, ma anticiparla sulla mia pagina FB è per me un modo per congedarmi e ringraziarvi per le emozioni e passioni politiche vissute x la nostra città e comunità milanese.
Caro segretario Matteo Renzi,
mi chiamo Maryan Ismail, cittadina italiana di origine somala, iscritta al PD, fondatrice del Circolo PD Città Mondo e componente della segreteria metropolitana milanese. Sono attivista e appassionata della politica al servizio dei più deboli. Con entusiasmo ho partecipato ad alcune edizioni della Leopolda e la forza delle tue idee mi ha fatto sentire parte di un percorso di rinnovamento necessario per il nostro Paese.
Sono musulmana, laica e progressista. Mi considero parte di un Islam numericamente maggioritario, purtroppo finanziariamente inesistente e dunque totalmente inascoltato. Siamo chiamati a palesarci solo per fatti riconducibili al terrorismo islamico. Non siamo neanche iconograficamente pittoreschi: veli e barbe non sono nostri segni distintivi.
Sebbene il nostro potere contrattuale con le istituzioni milanesi sia tendente allo zero, non perdiamo occasione per urlare la nostra contrarietà alla visione ortodossa di un Islam dove politica e religione sono profondamente intrecciate, identificabile in quel wahabismo della Fratellanza Islamica promosso da varie sigle nazionali e territoriali come UCOII e la milanese CAIM. Il “riformismo” spesso sbandierato da essi non significa rinnovamento bensì restauro della purezza delle origini ossia di una ortodossia ultraconservatrice.
Purtroppo il segretario del PD milanese Pietro Bussolati e l’assessore Pierfrancesco Majorino hanno scelto di sostenere con forza la candidatura dell’indipendente Sumaya Abdel Qader, sociologa mussulmana ortodossa, responsabile culturale del CAIM che ora siede a pieno titolo in Consiglio Comunale.
Nonostante le perplessità espresse anche da Emanuele Fiano a fronte delle forti ambiguità di alcune dichiarazioni dell’allora candidata, il sindaco Sala ha più volte dichiarato che sarà lei l’interlocutrice per la costruzione della controversa Moschea di Milano, avversata da tutte le comunità islamiche cittadine che non si riconoscono nel CAIM.
Dunque, il PD milanese ha scelto di interloquire con la parte minoritaria ortodossa ed oscurantista dell’Islam, chiudendo il dialogo alla parte positiva e progressista che esige la separazione tra politica e religione e sostiene il ruolo della donna mussulmana in un’ottica di consapevolezza dei propri diritti e doveri di cittadina. Ancora una volta, le anime dell’Islam moderno, plurale e inclusivo non sono state ascoltate.
Anche se la delusione è amarissima, continuerò a battermi perché così non debba essere. Da militante e da quadro di partito non posso accettare di condividere uno spazio politico che avvalla esclusivamente un’ideologia ortodossa che ci impone di sottoporci ad un Islam politico. Non posso farlo anche per storia personale: mio fratello Yusuf Mohamed Ismail, ambasciatore somalo presso le Nazioni Unite a Ginevra ha perso la vita per mano degli Al Shabab proprio per il suo impegno contro l’Islam politico e ideologico.
So con certezza che saremo noi inascoltati e invisibili moderati a narrare un Islam compatibile con una città moderna e cosmopolita come Milano. So con altrettanta convinzione che insieme a tanti altri cittadini di buona volontà saremo gli artefici di una nuova coesione sociale dove la dimensione religiosa apparterrà esclusivamente alla sfera spirituale e non si insinuerà con imposizioni e forzature nel convivere civile. Se poi altri mi considereranno “diversamente” musulmana, non sarà un mio problema.
Constato con rammarico che le tue belle idee di rinnovamento politico e sociale che tanto mi avevano coinvolta, a Milano si sono tristemente schiantate. Per questo e per le scelte inopinate del PD milanese mi dimetto da tutti i ruoli e riconsegno la tessera. Sono sicura che da libera cittadina, svincolata dai lacciuoli di bassissimi equilibri locali di partito, potrò promuovere l’Islam in cui credo e che mi appassiona tramite il dialogo e lo scambio con i miei concittadini per ottenere l’attenzione e il rispetto che la mia religione si merita.
Con immutata stima, Maryan Ismail
Foto da Facebook
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7 commenti
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Epperò, cara Redazione, se mettete un titolo con una domanda, fate in modo che la risposta non sia ovvia (= è per i voti).
Gli azzurri non hanno etichette, sono di tutti. Se per te la quintessenza della Nazionale sono le bestemmie del labiale di Buffon sei un poveretto.
sst prova a pensare a cosa succederà a te, prima o poi, quando dovrai lasciare questo mondo…
Cara Maryan resisti, a Ottobre Renzi va a casa con tutto il suo governicchio di massoni mai eletto dagli italiani.
Angelo: prima di tutto, bisogna convivere il bene comune dei soggetti interessati alla laicità della città.
Passi, armi e bagagli, dalla parte di Parisi!
A parte quell’ “immutata” che contraddice il contenuto del messaggio, la lettera fa emergere il disastro culturale e civile in cui è impantanata la sinistra. Renzi non ne è la causa, ma semplicemente un mediocre opportunista privo di una solida visione ideale, disposto ad ogni compromesso al ribasso e a brusche giravolte a seconda della convenienza del momento, dalla coperture delle opere d’arte alle unioni civili, fatte passare a colpi di maggioranza per sdoganarsi a sinistra. Questa è un’altra conferma. Figuriamoci se è uno disposto a fare battaglie ideali per sostenere chicchessia, a meno che non sia per difendere il suo potere e questo non è il caso.