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Mi capita di riflettere sull’intelligenza artificiale quasi ogni giorno. Non c’è convegno nel quale non manchi la fatidica domanda su come l’Ai modellerà il nostro futuro. Essa ci affascina e, al tempo stesso, ci spaventa. Sappiamo di essere all’inizio di una nuova era, nella quale la velocità dell’innovazione tecnologica tende a far coincidere il presente con il futuro. E senza presente perdiamo certezze.
Molte sono le opportunità che abbiamo di fronte ma, per coglierle, abbiamo bisogno di guardare anche alle minacce, o quantomeno alle incognite che rimangono sul tavolo. In fondo, la domanda sottesa alle mille altre che si affastellano nelle nostre menti è una sola: saremo più o meno liberi? Ci viene in soccorso un frate romano, dal doppio ordine (è sia francescano che ingegnere), che siede – unico tra gli italiani – nella commissione dell’Onu sull’Ai. Padre Paolo Benanti ci offre nel suo ultimo libro La caduta di Babele una prospettiva originale, che intreccia etica, fede e una profo...
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