

Si era scervellato tanto per trovare un argomento degno di questo nome di cui parlare in campagna elettorale, Enrico Letta. Se pur con risultati deludenti, il segretario del Pd credeva di averlo trovato nella guerra in Ucraina: «Le destre sono pro Russia», ripeteva ogni giorno. «Se vincessero le elezioni, Vladimir Putin sarebbe il primo a festeggiare».
Ora che il centrodestra le elezioni le ha vinte, si è scoperto che gli unici partiti a votare mozioni e risoluzioni favorevoli alla Russia sono quelli di sinistra. Un bel grattacapo per Letta, che comprensibilmente sull’argomento non fa più neanche un twìt.
La maggioranza doveva inserire al Senato un emendamento al decreto sulle missioni Nato per prorogare a tutto il 2023 «l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari» all’Ucraina. Dopo la protesta delle opposizioni, è probabile che il governo sceglierà per un decreto ad hoc. Non cambia la sostanza ripetuta dal premier Giorgia Meloni fino allo sfinimento in campagna elettorale: l’Italia sostiene fermamente il diritto di Kiev a difendersi dall’aggressione russa e si muove in totale sintonia con i suoi alleati della Nato.
Le armi prevalentemente difensive che l’Italia consegnerà all’Ucraina permetteranno a Kiev di proteggere meglio le proprie infrastrutture, che ogni giorno l’esercito russo bombarda, lasciando milioni di uomini, donne e bambini senza luce, acqua e riscaldamento. Un sostegno, quello che arriva dal governo Meloni, che aiuta soprattutto i civili (non è con i deboli mezzi italiani che gli ucraini si lanceranno alla riconquista di Kherson o del Luhansk) e che dimostra che il presunto “putinismo” del centrodestra, alla prova dei fatti, non esiste.
Lo stesso non si può dire della sinistra. Il Movimento cinque stelle ha presentato ieri alla Camera una mozione ambigua, a prima firma Giuseppe Conte, per ricordare l’importanza degli sforzi diplomatici da preferire all’invio di armi. Il Pd invece ha fatto il solito capolavoro di ipocrisia, con un documento che lascia spazio all’invio di armi all’Ucraina ma senza mai nominare esplicitamente questa parola.
La Sinistra italiana, invece, alleato del Pd, ha presentato una mozione per «interrompere la fornitura di equipaggiamento militare» all’Ucraina e lasciare così la popolazione nel bel mezzo dell’inverno alla mercé dei missili russi. Se passasse questa mozione, per utilizzare le parole di Letta, «Putin sarebbe il primo a festeggiare».
Non è la prima volta che il tema della guerra in Ucraina mette in forte imbarazzo il Pd. Quando una settimana fa il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che riconosce la Russia come «Stato sponsor del terrorismo», con esplicito riferimento agli attacchi alle infrastrutture civili dell’Ucraina, solo quattro eurodeputati italiani hanno votato contro.
Tre di questi militano nel gruppo dei Socialisti & democratici, e appartengono al Pd, mentre la quarta è una indipendente. Se la delegazione dei cinquestelle si è astenuta, gli eurodeputati di Fdi, Lega e Forza Italia hanno invece votato tutti a favore.
Chi è dunque che, al di là delle parole, accarezza Putin e la Russia ogni volta che bisogna votare qualche provvedimento di sostanza? Non certo il centrodestra, ma il Pd e i suoi alleati.
A Letta ormai non resta che staccare dal muro della cameretta uno dei tanti manifesti che aveva realizzato per la campagna elettorale: «Con Putin. Con l’Europa. Scegli». Povero segretario del Pd, non si è accorto di avere invertito i colori.
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