A Milano c’è chi aiuta la gente in difficoltà. È la Caritas Ambrosiana che, per volere del suo arcivescovo, il cardinale Angelo Scola, ha rilanciato con vigore il Fondo Famiglia Lavoro voluto dal predecessore Dionigi Tettamanzi, potenziandone la capacità di intervento (la disponibilità ammonta a 2,4 milioni di euro, più un milione donato dalla Fondazione Cariplo) e cercando soluzioni per rispondere anche alle necessità di formazione e di rilanciare il lavoro di chi già ha un’attività o un’impresa. Per farlo si è avvalso dell’aiuto gratuito, e dell’esperienza sul campo, degli sportelli di Acli, Confcooperative, Confartigiani e Compagnia delle opere. «Oltre a dare una risposta concreta a un bisogno reale – spiega a tempi.it Luciano Gualzetti, vicedirettore della Caritas Ambrosiana e presidente del Fondo – ci impegniamo, anzitutto, perché non abbia mai a mancare la speranza». Come? «Offrendo una compagnia che possa evitare il pericolo più grande: la solitudine».
Quali sono le persone che prevalentemente presentano domanda per ricorrere al Fondo?
In questa prima fase è ancora prematuro fare valutazioni e parlare di tendenze in atto; ricordiamo, infatti, che, finora, sono stati erogati complessivamente 82 mila euro a fondo perduto a favore di cinquantuno famiglie colpite dalla crisi, mentre altre duecentoquarantanove domande sono ancora in attesa di essere esaminate dalla Segreteria del Fondo. Quello che possiamo dire è che di queste prime cinquantuno famiglie il 45 per cento sono italiane e il 55 per cento straniere; mentre la percentuale di chi decide di rivolgersi ai centri di ascolto della Caritas Ambrosiana tradizionalmente è ripartita tra un 30 per cento di italiani e un 70 per cento di stranieri che, spesso, non dispongono di alcun patrimonio e possono fare affidamento su un minor numero di reti sociali, a partire da parenti e conoscenti.
Cosa significa?
È un dato che conferma come, negli ultimi cinque anni, le famiglie sia italiane sia straniere abbiano progressivamente cominciato a fare sempre più fatica a reggere i colpi della crisi e arrivare a fine mese; anche perché c’è sempre più gente che ha perso il lavoro o che, comunque, ha dovuto necessariamente attingere, esaurendole, alle risorse un tempo disponibili, come i risparmi, e magari vendere persino i gioielli di famiglia. Non è un caso che, anche a Milano, le attività più in crescita, dopo i luoghi per il gioco d’azzardo, siano i “compro oro”.
La Caritas Ambrosiana cosa può fare per queste famiglie?
Oltre a dare una risposta concreta a un bisogno reale, la Caritas si impegna, anzitutto, perché non abbia a mancare mai la speranza. Offrendo una compagnia che possa evitare il pericolo più grande, la solitudine, dando ascolto a chiunque. Proprio per questo motivo, il contributo a fondo perduto del Fondo Famiglia Lavoro, rilanciato dall’arcivescovo di Milano a novembre 2012, mira sì a portare una boccata d’ossigeno per i beneficiari, ma li invita, al tempo stesso, a fare un percorso, a investire in formazione o nella ricerca di un lavoro; come è stato, in particolare, per cinque persone che hanno iniziato un corso di formazione professionale che si concluderà con un tirocinio in un’azienda in ambito alberghiero o di ristorazione.
L’emergenza più grande è la mancanza di lavoro?
È la ragione per cui, oltre al Fondo Famiglia Lavoro, la Caritas si impegna anche in progetti per favorire la formazione e per rendere più accessibile il microcredito e tutte le forme di sostegno alle piccole attività imprenditoriali. Inoltre, per aiutare le imprese e i lavoratori autonomi a non fallire e chiudere, la Caritas ha coinvolto gli sportelli della Compagnia delle Opere, dei focolarini, Confcooperative, Acli e Confartigianato che offrono gratuitamente la loro esperienza a chi sta cercando modalità intelligenti per rilanciare la sua attività quando viene a trovarsi in difficoltà.