Cancel culture alla musulmana: ritirato il film sulla figlia di Maometto

Di Redazione
09 Giugno 2022
Dopo le proteste organizzate fuori dalle sale, la catena britannica Cineworld annulla tutte le proiezioni di “The Lady of Heaven”: «È per la sicurezza dello staff e dei clienti»
Una scena del film Lady of Heaven

Una scena del film Lady of Heaven

La catena di cinema britannica Cineworld ha deciso di annullare tutte le proiezioni previste di The Lady of Heaven, un film incentrato sulla figura di Fatima, figlia del Profeta Maometto, a causa delle veementi proteste di gruppi di musulmani organizzati, convinti che si tratti di un’opera «blasfema». Il film è stato presentato al Festival di Cannes nel 2021 e nei mesi scorsi i vari trailer e anteprime hanno continuato a raccogliere critiche negative da parte del mondo islamico; poi venerdì scorso, 3 giugno, The Lady of Heaven è uscito in alcune decine di sale del Regno Unito, e davanti a diverse di queste strutture – in particolare a Bradford, Bolton, Birmingham e Sheffield – si sono radunati picchetti di protesta. I giornali parlano di «centinaia di dimostranti».

Durante il weekend il Cineworld di Bolton ha annullato una proiezione dopo che 100 musulmani innervositi si sono radunati all’esterno del cinema. Qui comunque, prima di loro, a pretendere la cancellazione dell’appuntamento era stato direttamente il locale Consiglio delle moschee, condannando il film come «prodotto di un’ideologia settaria» e «di natura blasfema». Mentre da tempo circola una petizione online che ne chiede la «rimozione dai cinema». A promuoverla è il giornale online islamico 5pillars (sul quale torniamo più sotto) e attualmente le firme raccolte hanno superato il numero di 123 mila.

«Allahu Akbar»

Ci sono anche diversi video pubblicati online che riprendono il momento in cui, domenica sera, il responsabile del Cineworld di Sheffield si è presentato davanti alla folla di musulmani radunati davanti alla sala e ha annunciato l’annullamento della proiezione. «Allahu Akbar», esultano i dimostranti.

Un episodio analogo si è verificato in contemporanea a Birmingham. Ne ha pubblicato una foto su Twitter sempre 5pillars, cinguettando: «200 musulmani protestano contro il film di odio settario Lady of Heaven all’esterno del Cineworld di Broad Street».

Le ragioni delle proteste

Cineworld aveva programmato proiezioni di The Lady of Heaven a Bradford, Birmingham, Bolton, Londra, Glasgow, Milton Keynes, Sheffield e Wolverhampton. A causa delle proteste invece ha deciso di annullarle tutte «per garantire la sicurezza del nostro staff e dei clienti», ha confermato un portavoce dell’azienda. L’altra catena coinvolta nella distribuzione del film è Vue Cinemas, che al contrario ha annunciato l’intenzione di mantenere il film in cartellone, anche se la programmazione potrà subire modifiche in base a valutazioni diverse «da luogo a luogo», ha fatto sapere la società.

Ma perché The Lady of Heaven ha fatto infuriare così tanti musulmani? Tempi non ha ancora avuto occasione di vedere il film, ma una breve rassegna stampa può aiutare a rendere l’idea.

Scrive Brendan O’Neill per lo Spectator:

«Il clamore e il furore intorno a The Lady of Heaven sono incredibilmente emblematici. Si tratta di una dramma epico storico di produzione britannica dedicato a Fatima, la figlia del Profeta Maometto. È stato scritto dal religioso sciita Yasser Al-Habib. Il film è stato fatto a pezzi da alcuni critici musulmani. C’è chi dice che alimenterà le tensioni settarie tra sciiti e sunniti. Altri lo condannano perché vi è raffigurato Maometto. L’Iran lo ha messo al bando perché è “divisivo”».

Ed ecco la versione di Helen Pidd, Jessica Murray e Andrew Pulver per il Guardian:

«Lady of Heaven, uscito venerdì scorso nel Regno Unito, dichiara di essere il primo film a mettere sullo schermo la “faccia” del Profeta Maometto. Ma come ha precisato la recensione da due stelle del Guardian, “tra i crediti non risulta alcun attore nei suoi panni, né in quelli di nessuna delle altre figure sacre del suo entourage. E, come annuncia nervosamente un disclaimer iniziale, le loro facce, spesso mostrate in sprazzi di sole accecanti, sono realizzate in computer-grafica. Si presume che ciò sia sufficiente a placare i divieti dell’islam riguardo alle rappresentazioni visive del Profeta, ma questo è un film di ispirazione sciita e quindi un po’ più indulgente sulla questione».

Aggiunge il Telegraph:

«Il film epico britannico racconta la vicenda di un ragazzino iracheno che resta orfano perché sua madre viene giustiziata da militanti dell’Isis. Il bambino viene adottato da una donna che lo conforta con la storia della pia Fatima, e qui lo spettatore viene trasportato indietro nel tempo al settimo secolo. La tradizione islamica proibisce le riproduzioni dirette delle figure religiose e il regista del film Eli King dipinge Fatima come un personaggio senza volto, avvolta in un velo nero».

Il già citato giornale online musulmano 5pillars, invece, scrive che «senza dubbio» la pellicola è destinata a «creare tensioni settarie tra sunniti e sciiti» poiché si tratta di «oltre due ore della più estrema narrazione settaria sciita su come il califfato sarebbe stato “usurpato”» dai discendenti di Maometto. Ma per il critico islamico (dichiaratamente sunnita) di 5pillars il film «è anche profondamente razzista, visto che tutti i principali personaggi negativi sono impersonati da attori neri. Oltretutto, il film manca di rispetto al Profeta mostrando il suo volto». Già perché «la sua faccia si vede chiaramente», conta poco che si tratti di un attore in carne e ossa o di computer-grafica.

«Inaccettabile piegarsi agli estremisti»

In questa situazione non poteva che trovarsi in difficoltà il Consiglio dei musulmani britannico (Mcb, Muslim Council of Britain), che mira a rappresentare trasversalmente i fedeli di tutte le scuole di pensiero dell’islam. Salvo prendersela con quanti «mirano innanzitutto ad alimentare l’odio» (e tra questi «molti sostenitori del film» ma anche chi reagisce in modo «settario»), l’organizzazione si è limitata a sollecitare un «dialogo rispettoso».

Altrettanto inascoltate, finora, le controproteste del produttore esecutivo di The Lady of Heaven, Malik Shlibak, che ha definito «inaccettabile» la scelta di Cineworld di «piegarsi agli estremisti». In gioco secondo Shlibak non c’è appena il “suo” film, bensì «i nostri valori e il loro significato per noi. Abbiamo consegnato a questi gruppi il potere di dettare cosa il pubblico britannico può e non può vedere al cinema». Con l’effetto paradossale di destare intorno al film ancora più attenzione: moltissime persone infatti stanno scrivendo alla casa di produzione per avere informazioni su proiezioni e biglietti, ha rivelato il produttore stesso al Guardian.

Un “presagio” inquietante

Fatto sta che le proteste dei musulmani hanno ottenuto quello che si erano prefissate. Un obiettivo per cui una parte del mondo islamico britannico ha cominciato a lavorare mesi fa. Fa impressione infatti rileggere adesso qualche passaggio dell’articolo del solito 5pillars, tanto più se si pensa che è datato 24 dicembre 2021:

«Per quanto riguarda i musulmani, [il film] è destinato a provocare una tempesta di fuoco se avrà ampia diffusione nel Regno Unito. Anche solo per questa ragione dovremmo pensare di chiedere alle piattaforme di non prenderlo. […] Penso davvero che quando sarà pubblicato nel Regno Unito la comunità sciita dovrà prendere nuovamente le distanze dal film, se vuole veramente l’armonia. Bestemmiare i compagni del Profeta è una linea rossa per i sunniti e noi saremo sempre pronti a difendere il loro onore. Dunque, per amore di qualunque unità, collaborazione e coesistenza, i gruppi sciiti non devono restare in silenzio».

Islamisti politicamente corretti

Non meno emblematico anche il tipo di retorica su cui hanno fatto perno i dimostranti per ottenere la vittoria. Osserva ancora O’Neill per lo Spectator:

«Quello che colpisce delle rumorose proteste all’esterno dei cinema che proiettavano questo presunto film peccaminoso è quanto queste dimostrazioni riecheggiassero l’atea orda woke. “Non è OK offendere 1,8 miliardi di persone”, recitava un cartellone. Mentre al picchetto davanti al Cineworld di Bradford un tale diceva al megafono: “Siamo molto offesi. Abbiamo il diritto di non essere insultati”. Costui sarà pure un individuo dalla fede rigidissima, ma parla come uno dei quei radicali coi capelli blu che scacciano dai loro campus qualunque relatore osi contrastare la corrente e provocare offese. […] La mania della cancellazione ha resuscitato idee che avrebbero dovuto essere morte nel XX secolo, se non prima. Compresa l’idea della blasfemia».

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