Buona Scuola. Detrazioni per i figli che frequentano le paritarie e lezioni gender. Cosa pensano i genitori cattolici
DETRAZIONE PARITARIE. Uno dei punti cruciali della Buona scuola, uno dei più combattuti, era rappresentato dalla detrazione fiscale per le rette dei figli iscritti alle scuole paritarie. Con il nuovo decreto, i genitori potranno ricevere un rimborso di 76 euro per figlio. Un rimborso molto piccolo rispetto a una retta annuale da affrontare, ma, spiega Gontero, in questo caso è il segnale quello che conta: «Da sempre ci battiamo perché venga riconosciuta ai genitori la possibilità di iscrivere i propri figli all’istituto che più apprezzano. Questo significa libertà educativa, tutelata da molti Paesi dell’Unione Europea. In Italia questo diritto è ancora sfuggente, viene coperto dall’ideologia. Le famiglie meno abbienti continuano a soffrire la propria condizione economica, e rimangono private della possibilità di avere accesso alle scuole paritarie. Questo è profondamente ingiusto, e lo abbiamo fatto presente al ministro Giannini, a più riprese. Quel rimborso di 76 euro rappresenta un primo segnale. Speriamo di non dover aspettare altri quindici anni per assistere a un’ulteriore passo avanti».
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]SCELTA AI GENITORI. Si ritorna a parlare di autonomia scolastica, anche se in maniera non eclatante, e a incarnare questa responsabilità sarà la figura del preside: «Chi è andato in piazza a protestare, con cartelli inneggianti al preside-sceriffo, deve avere le idee confuse e permeate da preconcetti. Sono d’accordo con il premier Matteo Renzi, quando afferma che la scuola non può essere fatta dai sindacati. Infatti deve essere fatta anche dai dirigenti scolastici, che non possono essere relegati al rango di passacarte. Devono poter scegliere il corpo docenti migliore per l’istituto, sulla base di criteri di valutazione, per il momento non ben stabiliti. Speriamo, da genitori, di venire più coinvolti nella scelta decisionale dei programmi. Siamo i primi a occuparci dell’educazione dei ragazzi, nelle nostre case, perché non dovrebbe interessarci quella che viene insegnata a scuola?».
LEZIONI GENDER. A proposito di educazione nel decreto si parla anche delle lezioni sull’affettività, che verranno tenute in classe. «Purtroppo», sospira Gontero. «Da mesi continuiamo a chiedere che venga introdotta la possibilità di scelta per i genitori. Viene data questa possibilità sulle ore di religione, perché non anche sui corsi di affettività? Papa Francesco li ha definiti “colonizzazione ideologica”, noi riteniamo che sia ancora, nel 2015, compito della famiglia educare i ragazzi. La scuola ha un ruolo di corresponsabilità, non deve sostituirsi al ruolo della famiglia. Con Agesc stiamo tenendo degli incontri, in tutta Italia, che si chiamano “Papà e mamma servono ancora?”. Noi crediamo di sì».
[pubblicita_articolo_piede]
Articoli correlati
17 commenti
I commenti sono chiusi.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!
Ammettiamo che stando ai tuoi principi per i quali ogni genitore ha il diritto dovere di dare una educazione ai propri figli in linea con il proprio pensiero, a fianco (ma proprio attaccata fisicamente) di una scuola di tipo confessionale come la intendi tu, sorga una scuola laica basata su principi all’estremo opposto ai tuoi di tipo religioso. Intendo una scuola che garantisca come principio “core” di mettere al centro dell’educazione la persona come cittadino e non come fedele che si ispira alla centralità di Dio piuttosto che alla centralità dell’uomo nella società. Capisci che questo significa dare autonomia intellettuale alla persona a prescindere da qualsiasi disegno divino e laone come artefice pieno del proprio destino. È chiaro che questo entra in pieno conflitto con i principi ispiratori dei “vicini” di scuola. Non pensi che scatenare queste dinamiche conflittuali possa essere un grosso danno per la convivenza civile, posto che le visioni sono talmente agli antipodi che non consentono neppure un accordo sui criteri di “non belligeranza”? A mio parere si finisce per creare dei mostri,mentre una società civile per definirsi tale dovrebbe cercare in ogni modo di trovare degli accordi, sia pure di massima che consentano uno sviluppo per quanto possibile in armonia senza che ovviamente nessuno debba rinunciare completamente alle sue regole di vita e ai suoi principi. In questo senso credo che la scuola pubblica garantisca ciò ai futuri cittadini senza peraltro negare nessuna confessione religiosa,ma anzi garantendo tutti attraverso il pluralismo delle idee nel rispetto di tutte,
Xzwk non ho capito se hai risposto a me perché ad una prima e seconda lettura mi pare che tu anche pensi ad un futuro migliore per la scuola pubblica oppure ho frainteso tutto?
No non rispondevo a te, che presumo sia per una scuola di tutti, ma a chi si dichiara duro e puro scatenando conflitti sociali a volte insanabili e che si potrebbero evitare con un po’ di tolleranza reciproca senza avere pretese di essere “la verità assoluta”
X xzwk
Concordo con te. La scuola pubblica, come dici tu, garantisce. La scuola statale non sempre. Soprattutto se è egemonizzata da un preciso gruppo “ideologico”.
Cmq hai scoperto la società multiculturale.
In sostanza è un problema di “valori condivisi” e se in una società i valori di fondo, quelli su cui si fonda la società stessa, non sono riconosciuti da tutti, anzi vengono ritenuti addirittura falsi da alcuni, la società stessa non c’è più, ma sarà solo un gruppo di persone, divise in gruppi, che cercheranno di prevaricarsi a vicenda.
In una società dove i cittadini condividono gli stessi valori il problema non si pone. Nelle società multiculturali invece questo è uno dei problemi maggiori.
Se in una società infatti, convivono gruppi umani che hanno visioni del mondo, della vita, della storia, della società totalmente diversi il problema è molto serio. O riescono a convivere pacificamente, accettando le diversità dei vari gruppi e, tanto per stare in tema, non cercando di indottrinare i figli degli altri e lasciando che i genitori educhino i propri figli come ritengono sia meglio fare, ok. Ovviamente fissando dei paletti generali su cosa sia lecito e cosa no (valori condivisi di base). Se invece questa convivenza non è possibile e non si riesce neppure a stabilire dei paletti generali, allora è un bel problema e succederà che un gruppo tenderà ad imporsi sugli altri, pensando di avere “la verità assoluta”, quindi cercherà di educare i figli degli altri, a discapito della volontà dei genitori.
ES teorico, tanto per capire di cosa sto parlando. Siamo tutti d’accordo che mangiare carne di maiale non è peccato/reato/impurità/ecc? bene. Facciamo finta che in Italia su 60 milioni di persone, 50 milioni ritengano che la carne di maiale non vada mangiata e gli fa schifo soltanto pensare di mangiarla. 50 milioni su 60 è la maggioranza schiacciante. Fintanto che questi 50 milioni si limitano a non mangiare maiale, ma lasciano me e te a farci le cene di costine e birra, ok. Quando invece questi 50 milioni cominciano ad insegnare nella scuola statale (l’unica gratuita quasi totalmente) che mangiare maiale è sbagliato, allora c’è il problema che chi è stato delegato dai genitori ad educare i figli insegna una cosa in contrasto con quanto dicono i genitori. Ossia a tuo figlio non viene più insegnato quello che tu come genitore ritieni più giusto, ma quello che la maggioranza del momento (o chi governa) ritiene più giusto. In passato questo è già stato fatto e sono stati disastri.
Il problema è che a rimetterci in una situazione del genere sono le minoranze più povere che sono di fatto costrette a mandare i propri figli in una scuola che insegna valori che non condividono.
Questo è un esempio banale: temi un po’ più controversi e reali potrebbero riguardare la sessualità, l’aborto, il concetto di famiglia, il rapporto con i beni, con il denaro, la visione della persona, dell’uomo, della donna, del bambino, la concezione dello straniero, il concetto di accoglienza ecc ecc. L’elenco è piuttosto lungo.
Okkei ho capito, ti ringrazio per la risposta. Quindi traendo le conclusioni la scuola privata è una modalità come un’altra per insegnare ai proprio figli i propri valori. Mi spiego meglio: la scuola privata diventa è guidata da un’ideologia. O sbaglio? Io ho frequentato quasi tutte scuole pubbliche e nessuno ha mai cercato di insegnarmi un pensiero o di indottrinarmi, davvero, mai mi è capitato. Anzi troppo spesso abbiamo dovuto implorare i professori affinché parlassero di argomenti di attualità ed espirmessero il loro pensiero in modo da poter aver un dialogo sincero. Parlo di medie e superiori. Per quanto riguarda l’università è differente: li ti insegnano il rispetto, l’ideologia del rispetto incondizionato verso tutti. (Per lo meno nella mia). Ultima obiezione è che si noi siamo in una società multiculturale, vero, tuttavia abbiamo un’ideologia di fondo che colonizza e schiaccia le Altre. Mi spiego meglio: tu hai parlato di accettare il diverso, io invece ti propongo uno step successivo: riconoscere il diverso. Riconoscere nel senso che il diverso è portatore di una verità giusta, vera, rispettabile è importante quanto la mia. Sono di uguale importanza. Per le lezioni di Gender, termine che non posso davvero tollerare, credo che fatte in un età giusta possano riuscire a trasmettere un certo tipo di riconoscimento verso l’altro è a sdoganare certe forme patriarcali e maschiliste ancora oggi purtroppo esistenti (non c’è nessun tipo di generalizzazione)
Okkei grazie anche a te. Una scuola per tutti dove tutti si possano iscrivere, che sia gratis e aideologica
Posso fare una domanda senza nessun intento provocatorio? Ma a che servono le scuole private? Nel senso, giustamente si chiede la parità di trattamento perché esistono ed esistono entrambe. Ma la scuola privata perché esiste? Perché non possono essere tutte pubbliche? Perché si dovrebbe scegliere di iscrivere la propria figlia o il proprio figlio in una scuola privata? Ripeto nessun tipo di provocazione ma in questo momento c è un passaggio che mi sfugge e per questo non riesco a capire. Spero di ricevere risposte tranquille e argomentate. Grazie.
Dalle mie parti si dice: “Ci siamo venduti per un piatto di lenticchie!”. La parità era già sancita dalla riforma Berlinguer. Questo decreto solo la applica e la “quantifica”: 76 Euro… In cambio dell’educazione gender.
Come vorrei il modello anglosassone in italy
a me pare che si siano svenduti per il solito piattino di lenticchie. O comunque €76 è il prezzo del loro silenzio. Barattare il gender a scuola per €76 di rimborso fa pena. Accontentarsi di €76 significa considerarsi sudditi e non cittadini. Accettare il gender supinamente significa non averne compreso la portata devastante. E’ tanto difficile buttarla in cagnara come fanno tutti?
No, non lo è; solo che il mondo cattolico occidentale (non solo italiano) ormai preferisce il quieto vivere e la supina accettazione di ogni insulto ad una reazione ed al gridare la verità dai tetti. Tremo al solo pensiero di quando Qualcuno ci chiederà conto non solo del male fatto, ma anche del bene non fatto.
Scusa, vedo solo adesso che ho commentato esattamente come te. Ma non ho copiato…!!! Ciao.
Con questi 76 € annui (mi par di capire) ci sono vari effetti:
– I ministri vari potranno dire, quando si troveranno in un platea “cattolica”, abbiamo aiutato la scuola paritaria
– quelli di sx duri e puri, potranno urlare al furto delle scuole paritarie a discapito della scuola statale (loro parleranno della pubblica, come se la statale fosse l’unica scuola pubblica);
– se arriveranno critiche per l’intrufolamento del gender nelle scuole, allora diranno che non è vero e subito ricorderanno che hanno aiutato le scuole paritarie, prevedendo le detrazioni (dimenticandosi di dire a quanto ammontavano queste detrazioni).
Domanda: cosa chiedono i genitori che, visti alcuni programmi delle scuole statali (l’unica scuola quasi totalmente gratis in Italia), sono costretti ad iscrivere i figli alle paritarie? Avere un aiuto economico efficacie. 76 € l’anno, lo è?
Altra domanda: piuttosto che avere 76 € all’anno, non era meglio puntare tutto sull’esclusione delle lezioni di gender nelle scuole? In sostanza dire: tenetevi i rimborsi, però almeno eliminate per legge queste attività “extra-curricolari”
questa cosa del riconoscimento di un principio l’hanno venduta così bene, che quasi quasi , per premiarli, neanche li metto in dichiarazione quei quasi 3000 euro che spendo per la scuola e faccio io elemosina al governo di 76 euro.
Perchè è così che bisogna chiamare questo “principio”: ELEMOSINA. Pelosa.
Va bene far passare il cambiamento di rotta con le detrazioni, ma accontentarsi di 76 euro è vergognoso tenendo conto di quanto le scuole paritarie fanno risparmiare al bilancio dello stato.