«Superamento e decostruzione dei pregiudizi e degli stereotipi», «discriminazione di genere», «presidi in collaborazione con l’Unar», «percorsi di formazione per insegnanti» contro discriminazione di genere, riferimento a piattaforme online che dedicano ampio spazio «all’identità di genere». Tutto questo è contenuto in una bozza, datata 30 maggio e pervenuta a tempi.it, delle linee guida che il Miur sta preparando per indicare alle scuole come attuare il comma 16 dell’art. 1 della Buona scuola.
«TEORIA GENDER NON ESISTE». Come più volte scritto da tempi.it, l’articolo è stato redatto in modo tale, rimandando a leggi precise, da dare a tutte le scuole la possibilità di insegnare l’ideologia di genere con la scusa della lotta alle discriminazioni. Per rassicurare le famiglie, smontare la polemica e spegnere ogni inquietudine, il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, dopo aver dichiarato che «la teoria del gender non esiste», aveva fatto inviare ai sovrintendenti scolastici una circolare. Datata 15 settembre 2015, vi si affermava che «la finalità del suddetto articolo non è quella di promuovere pensieri o azioni ispirati ad ideologie di qualsivoglia natura» e che «tra le conoscenze da trasmettere non rientrano in nessun modo né “ideologie gender” né l’insegnamento di pratiche estranee al mondo educativo». Sempre nella circolare si annunciavano linee guida che il Miur avrebbe elaborato con i «rappresentanti di associazioni ed esperti».
GENITORI CONTRARIATI. Tra questi c’è anche il Fonags, Forum nazionale delle associazioni dei genitori nella scuola, uno dei gruppi più “inquietati” dalla possibile introduzione nelle linee guida di rimandi all’ideologia di genere. Il Fonags è rimasto molto contrariato dall’incontro con gli addetti del ministero, il 5 luglio scorso, dal momento che non è stata presentata loro alcuna bozza ufficiale. Ma a leggere il testo della bozza datata 30 maggio, qualche elemento di preoccupazione c’è.
TORNA L’UNAR. Innanzitutto si parla di «presidi dell’Unar», di cui si ricordano i famosi libretti. L’Ufficio nazionale antidiscriminazione razziale, come ricordava l’anno scorso in una lettera a tempi.it il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi, non rappresenta un problema in sé. A renderlo problematico è «la “nuova” e ambigua funzione che questo ufficio da tre anni si è di fatto autoassegnato occupandosi quasi esclusivamente di gender quando invece oltre il 75 per cento delle segnalazioni che gli arrivano in merito alle discriminazioni sono di carattere razziale o di fede religiosa. Una evidente deriva ideologica della sua funzione istituzionale».
LGBT E ATTACCHI ALLA CHIESA. Per quanto riguarda i riferimenti a «superamento e decostruzione dei pregiudizi e degli stereotipi» di genere, «discriminazione di genere» e quant’altro, non sono altro che i cavalli di battaglia dell’ideologia gender, che nega la differenza sessuale come componente fondamentale dell’identità umana. Anche il riferimento al portale NOISIAMOPARI non è innocuo, visto che tra le esperienze consigliate ai professori ci sono iniziative come quelle di Torino, che ha istituito «il Servizio LGBT per il superamento delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere». Anche altre esperienze consigliate, con attacchi espliciti alla Chiesa cattolica, non sembrano ideali per la formazione di insegnanti e alunni.
COMPITO DEI GENITORI. Trattandosi di una bozza, la speranza è che il Miur l’abbia già rivista e corretta, eliminando i riferimenti espliciti e ambigui che non hanno niente a che fare con la lotta alla discriminazione e alla violenza, e che prima di approvarla la condivida almeno con i rappresentanti dei genitori. Che, secondo la circolare del Ministero, «hanno il fondamentale compito» riconosciuto dalla Costituzione di «istruire ed educare i figli».
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