A Baqofa, un paesino iracheno a nord di Mosul, a poche miglia dai territori occupati dallo Stato islamico, un manipolo di cristiani ha deciso di rimanere a difendere i villaggi vicini (sono gli “armati cristiani” di Dwekh Nawsha, di cui a dicembre ha raccontato la storia l’inviato di Tempi in Iraq Rodolfo Casadei). Al loro fianco c’è ora un piccolo numero di soldati stranieri che arrivano qui apposta per addestrarli a difendersi. Il programma televisivo della Cbs 60 Minutes ha mandato una troupe proprio a Baqofa per incontrare uno di loro, Brett Felton, giovane veterano del Michigan.
«È TUTTO TATUATO». Il produttore televisivo Jeff Newton ha incontrato il 28enne soldato americano per la prima volta a febbraio, ed è rimasto subito impressionato da lui. La prima cosa che balza agli occhi, dice, è che «è letteralmente tutto tatuato». Ma poi «se guardi bene da vicino i suoi tatuaggi, noti che ci sono lacrime insanguinate di Gesù che escono dai suoi occhi e cose di questo tipo, si vede che è un cristiano di quelli duri». Le riprese di Newton mostrano Felton che insegna agli iracheni a perlustrare edifici, sventare attentati suicidi, soccorrere feriti, rispondere al fuoco. La corrispondente Lara Logan, giunta a Baqofa con la troupe delle Cbs, spiega che «quando stai con loro hai la sensazione terribile che molti finirebbero per essere massacrati se lo Stato islamico ci ripensasse e tornasse indietro per riprendersi questi villaggi».
«NON SONO IO IL PAZZO». Felton aveva già combattuto in Iraq nel 2006 con l’esercito degli Stati Uniti, ma adesso è tornato nel paese da solo per aiutare quelli che da cristiano considera fratelli. «È una persona sincera – continua Newton – che crede che quanto sta facendo serva ad aiutare altri cristiani nel bisogno». Non ha alcun timore il giovane veterano, anche se all’orizzonte vede sventolare le bandiere nere dei jihadisti: «Non ho paura, penso che siano dei pagliacci», spiega nell’intervista a 60 Minutes. «C’è un verso della Bibbia che è il mio preferito. Dice: “Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita”». Sono in tanti a dargli del folle, ma a tutti Felton risponde che «se questo è essere matto allora ben venga. Credo invece che il pazzo sia chi non fa la sua parte, ad essere sincero». «Quante persone – osserva l’autore del servizio – hanno detto le stesse cose a me in questi anni: “Sei matto, non sei tenuto a farlo, sei solo un giornalista”. Ma ognuno riceve una sua chiamata». La collega Logan invita invece a farsi qualche domanda: «Pensate a cosa significa per dei cristiani che hanno perso tutto sapere che ci sono altri cristiani che vogliono resistere e non essere spazzati via senza prima lottare». Felton la risposta all’interrogativo ce l’ha chiara: «Sarebbe un onore per me dare la vita per aiutare queste persone».