Bologna apre all’omogenitorialità. Sulla scia della proposta avanzata in Consiglio comunale a Venezia dalla consigliera Camilla Seibezzi, che ha ricevuto pure l’approvazione del ministro Cécile Kyenge, anche a Palazzo Accursio arriva l’idea di sostituire sui moduli di iscrizione alle scuole i termini “padre” e “madre” con “genitore 1” e “genitore”.
L’iniziativa parte dalla consigliera comunale omosessuale di Sel Cathy La Torre: «Il 18 settembre si discuterà il mio ordine del giorno – ha dichiarato – in cui chiedo che il Comune si dichiari favorevole all’equal marriage, al riconoscimento delle famiglie anche omogenitoriali e all’introduzione di una legge per contrastare l’omofobia. In quella occasione proporrò una lieve modifica al mio ordine del giorno con la richiesta di aderire alla campagna di Camilla Seibezzi».
«MA AVETE VISTO I MODULI D’ISCRIZIONE?». Se le componenti di sinistra della città emiliana hanno accolto con un favore l’idea della La Torre, tante sono le perplessità che emergono da altre parti. Il sindaco Virginio Merola non si è ancora espresso, ma tra politici e semplici cittadini ci si chiede se davvero ci sia bisogno di un simile cambiamento, mosso più da principi ideologici che da un reale bisogno della cittadinanza. «Ma prima di parlare avete visto i moduli di iscrizione? C’è scritto: il sottoscritto… genitore di…», scrive sulla sua pagina Facebook il consigliere del Pdl Valentina Castaldini, accennando al fatto che il sesso del genitore non è neppure da specificare sui fogli d’iscrizione. Oltretutto, dedicare una seduta del Consiglio bolognese a discutere di una questione simile ha fatto sollevare più di un sopracciglio, alla luce dei tanti problemi più urgenti cui il dibattito “genitore 1 e 2” toglie spazio.
DISCRIMINATORIO PER IL 2. La butta sull’ironia Marco Lisei (Pdl) che, sempre dal social network, anticipa che chiederà all’amministrazione «se abbia anche vagliato la possibilità di utilizzare le seguenti dizioni forse meno discriminanti» come “essere umano A”, “essere umano B” o “homo sapiens X” ed “homo sapiens Y” o “mammifero caratterizzato dalla stazione eretta” e “mammifero caratterizzato dalla stazione eretta-bis”. E se il Comune pensi anche di sostituire nonno e nonna usando “Alfaprogenitore 1” è “Betaprogenitore 2”. Lisei chiede anche se l’introduzione della denominazione “genitore 1” e “genitore 2” possa «essere discriminatoria nei confronti del “genitore 2”, dato che scelta di chi sia il “genitore 1” e chi “il genitore 2” possa porre la famiglia nella difficile condizione di scegliere quale dei due si trovi in posizione di subordine rispetto all’altro».
CONSULTA FAMIGLIA. Ovviamente da sinistra gli applausi non hanno tardato ad alzarsi. A schierarsi con la La Torre è stata l’assessore provinciale Gabriella Montera, così come il consigliere del Pd Benedetto Zacchiroli, anche lui omosessuale: «Nella semplicità di queste parole si racchiude la potenza di una rivoluzione, magari piccola, ma necessaria». E, c’è da credere, l’idea troverà l’accordo della Consulta comunale sulla famiglia, due anni fa nell’occhio del ciclone in seguito all’apertura alle associazioni Agedo e Famiglie Arcobaleno, vicine al mondo gay. L’ingresso di quei gruppi portò all’uscita per protesta di altre 12 sigle di area cattolica dalla Consulta, restringendo da 18 a 5 il numero di gruppi coinvolti. E fu un cambiamento più ideologico che necessario, così come appare questa proposta relativa ai moduli d’iscrizione alle scuole, rivolta a quelle famiglie bolognesi costruite da genitori dello stesso sesso. Ben poche, a dir la verità, dato che toccano la decina in tutta la regione Emilia.