Pubblichiamo la rubrica delle “lettere al direttore” contenuta in Tempi n. 38 (vai alla pagina degli abbonamenti). Per scrivere ad Alessandro Giuli: [email protected]
Ho letto il servizio di Rodolfo Casadei sulla possibile approvazione nel parlamento olandese di una proposta di legge per una “pillola eutanasica”, disponibile per chiunque voglia “concludere con dignità” la propria esistenza, a prescindere dall’età, dalle condizioni di vita e di salute fisica e mentale. Al bel commento di Casadei aggiungerei solo che la proposta olandese evidenzia la deriva neo-nazista dell’ideologia transumanista, materialista e consumista (definizione di Augusto Del Noce) che ne è a fondamento, dominante in Europa e in altre parti del mondo.La sua deriva neo-nazista è per me resa evidente dal fatto che la proposta olandese – nella logica dell’ideologia transumanista – fa compiere al ruolo delle istituzioni democratiche per la tutela e per l’esaltazione della specie umana, l’ultimo passo per renderle simili nel ruolo che alle istituzioni attribuiva l’ideologia nazista per la tutela e per l’esaltazione della razza ariana. Anche se le condizioni storiche e l’essenza della sua ideologia avevano portato il nazismo all’uso della violenza istituzionale; accompagnata dall’esaltazione, retorica, dei meriti da attribuire ai sacrifici chiesti ad alcuni membri della comunità nazionale in funzione dell’obiettivo essenziale. Mentre l’ideologia oggi dominante ricorre alla sistematica copertura legislativa democratica delle decisioni per realizzare il proprio obiettivo. Copertura che ottiene a mezzo dell’estensione sistematica dell’esercizio – senza limiti morali o legali – dei cosiddetti “diritti civili” volti, perlopiù, all’appagamento degli impulsi, desideri e aspirazioni individuali, considerato il fondamento della libertà. Anche quando – per me il punto essenziale di analogia con l’ideologia nazista sul ruolo delle istituzioni – tale esercizio comporti l’uso discrezionale della vita e della morte nei confronti dei soggetti di vita più deboli (cellule, embrioni, feti, inabili, vecchi, persone sole), da parte dei soggetti più forti. Per memoria, ricordo che Hitler ha scritto nel Mein Kampf: «Lo Stato Nazionale deve dichiarare che il bambino è il bene più prezioso di un popolo. Deve fare in modo che solo chi è sano generi figli. E chi non possa e non debba generare figli, accetti consapevolmente il vincolo considerando la rinuncia un supremo onore. Lo Stato a tale scopo deve valersi delle più moderne risorse mediche». E perseguirlo – sottolineava il leader nazista – «con l’educazione» da parte dello Stato, ravvisando «in questo lavoro di educazione l’integrazione della sua attività pratica (…) senza riguardo a comprensione o incomprensione, a consensi o a dissensi».
[Nicola Guiso via email]
Il nazismo è morto, sepolto e storicizzato. Per nostra comune fortuna. Ma l’eugenetica materialistica e bovina, la cui ombra si proietta sinistra sull’ideologia libertaria della “buona morte” e di Stato, non conosce spazio e tempo. È un archetipo infero. Basta sostituire alla sventurata “bella bestia bionda” di nietzschiana e hitleriana memoria l’oltreuomo geneticamente corretto dei giorni nostri. L’uomo è un progetto sospeso tra il cielo e l’abisso, può trascendersi verso l’alto o verso il basso. Untermenschen, dicevano appunto gli untermenschen nazisti.
Caro direttore, grazie davvero per i due bellissimi testi inediti del cardinale Carlo Caffarra che avete pubblicato. Davvero un inserto speciale.
[Alessandro Pacini via email]
Certo che, su Caffarra, due-paroline-due non telegrammate di ricordo da parte di Bergoglio era lecito aspettarsele. Un avversario morto non è forse ancor più meritevole?
Gentile direttore, la percezione sociale delle emergenze attuali, osservabile attraverso l’offerta politica che “sovrintende” ad essa, è indicativa di quanto poco interessa, a noi occidentali, la possibilità che la libertà dell’Io e quella dell’Altro rimangano tali, nel momento in cui esse sono quotidianamente “costrette” a convergere. Occorrerebbe, insomma, mettere il piede fuori dalla nostra bolla borghese per cercare risposte nuove, adeguate a questo “cambiamento d’epoca”. Ma non ne vogliamo sapere. Preferiamo scendere a patti col potere, rinegoziare i termini di un accordo che, in realtà, ci prevede schiavi di noi stessi. Cosicché l’intero progresso politico occidentale si riduce alla narrazione del “nostro stile di vita”. Anche “a casa nostra”, quindi – non solo nelle liberticide teocrazie islamiche – i più non hanno da dire qualcosa che corrisponda ad un’azione, ad una pratica al contempo libera e comunitaria, che possa migliorare la vita di un musulmano, riaccenderla, illuminarla.
[Daniele Ensini via email]
Lei ha ragione, gentile signor Ensini: è tutta una questione di luce. Ma, come dicono i veri alchimisti, non si può fare dell’oro se non se ne ha già.