Io, che combatto coi curdi, vi racconto cosa fa l’Isis in Siria

Questa mattina su Repubblica è apparsa un’intervista a Mike Enright, foreign fighter inglese di 51 anni che da cinque mesi combatte contro il Califfato. Enright, ex attore di Hollywood, si è unito all’esercito curdo nella lotta contro l’Isis dopo aver visto in televisione le immagini di Jihadi John, il boia che decollava giornalisti e volontari di ong. Ora Enright è ad Hassakè, la città siriana che il 3 agosto scorso è stata liberata dall’occupazione dei jihadisti, che durava dal 2012. «Il 2 agosto – racconta l’inglese – ci siamo spinti fino oltre il quartiere di Nashwa per completare la bonifica dell’area dalla presenza dell’Is. Lì ho trovato oltre a qualche anziano questa bambina. Istintivamente le ho chiesto cosa stesse facendo in quell’inferno e lei ha risposto che era l’unica a essere sopravvissuta al massacro. È stata costretta ad assistere a quanto stava accadendo. Ha dovuto guardare mentre i miliziani dell’Is sgozzavano sua madre. Prima avevano tagliato la testa agli zii e gliel’avevano appoggiata sulla pancia».

BOMBE NEI FRIGO. Tutto in città è stato distrutto, racconta Repubblica. «Ospedali, scuole, abitazioni, un cumulo di macerie. Prima di andarsene dalla città quelli del Califfato hanno minato case e strade e portato via tutto quello che può essergli utile. Soprattutto dagli ospedali. È uno scenario apocalittico quello che ci si presenta di fronte. Attraversare la città, soprattutto questa parte devastata, non è semplice ma è un’occasione per raccogliere testimonianze dirette e le conseguenze di questo conflitto. (…) I negozi hanno riaperto le serrande dopo mesi, c’è perfino chi esce in strada con quel poco di merce che ha da vendere. Si intravede qualche commerciante di frutta, si cerca lentamente di tornare alla normalità. C’è però il problema delle mine. I miliziani ne hanno lasciate ovunque, com’era avvenuto a Kobane. Molta gente è morta quindi anche dopo l’assedio, un rischio concreto anche da queste parte. Gli uomini neri hanno lasciato ordigni persino tra i divani o nei frigoriferi delle case di coloro che sono fuggiti. Compiono questo tipo di azione ogni volta che sono costretti a lasciare la loro posizione dai bombardamenti della coalizione e dalle incursioni dei combattenti curdi. Anche le falde acquifere sono spesso inquinate volontariamente dai seguaci di Al Baghdadi».

VIOLENZE SULLE DONNE. «È una guerra di cui nessuno parla – dice Enright -, nella quale i curdi che da anni subiscono vessazioni soprattutto dai turchi, adesso si trovano tra due fuochi. A Nord devono guardarsi proprio dai turchi che attaccano le loro postazioni, a sud e nel resto del territorio c’è invece l’Is. Migliaia di persone sono state uccise, molte donne e bambine sono state prese come schiave e vendute ai califfi. Sono le donne a subire le violenze peggiori. Stupri e torture, a loro non viene risparmiato nulla. E qualcuno parla di guerra santa…».
«Ho trovato tanta umanità e mi stanno insegnando tante cose alle quali in più di cinquant’anni non avevo nemmeno pensato – si commuove Mike Enright  –  Io starò qui con loro fino a quando avrò le forze per aiutarli. Paura? Chi non ne ha quando vivi 24 ore al giorno sotto le bombe? Ma io non scapperò, e se il destino sarà quello di morire, ne prenderò atto. Almeno sarà stato per una buona causa».

Foto Ansa/Ap

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