Eterologa. Sarà pure cattolico, ma Tesauro ne ha sparate un po’ troppe

Noi non avremmo saputo dirlo meglio. Oggi su Avvenire appare un commento di Marco Olivetti all’incredibile intervista rilasciata ieri dal presidente della Corte Costituzionale, Giuseppe Tesauro. Col Corriere della Sera il presidente ha parlato un po’ di tutto, dalla mancata elezione dei membri della Consulta al suo stipendio (argomento a cui, si evince dalle sue parole, è molto molto molto sensibile), ma soprattutto rivendica come giusta la decisione della Consulta di “aprire” all’eterologa. Decisione che, specifica poco dopo, è stata presa anche da lui che è cattolico («Faccio anche la comunione, sebbene non tutte le domeniche»).

A CHE TITOLO PARLA? Su Avvenire, Olivetti fa notare un po’ di cose. La prima è il “costume discutibile” da parte di Tesauro di «impartire lezioni». «Che autorevoli membri di organi giurisdizionali – scrive – intervengano nel dibattito pubblico non limitandosi a offrire spunti di approfondimento culturale, ma impartendo lezioni agli organi politici o addirittura commentando sentenze di cui sono stati relatori, non è certo un fatto nuovo in Italia. Ma costituisce un costume discutibile, in quanto l’interlocutore non sa se la persona che si sta pronunciando esprime sue personali opinioni (avvalendosi della libertà di manifestazione del pensiero) o una qualche veduta dell’organo giurisdizionale di cui fa parte (in forme dunque non appropriate, visto che quest’ultimo dovrebbe limitarsi a parlare con le sue sentenze). Vi è in questo genere di interventi un margine di ambiguità: l’organo di garanzia rivendica un’aura quasi sacrale, con la pretesa di sottrarsi al dibattito politico (e alle critiche che ne sono il pane quotidiano), ma al tempo stesso interviene in tale dibattito, spesso con l’assurda pretesa di farlo da una posizione non di parte».

OPZIONE IDEOLOGICA. In secondo luogo, la pretesa di Tesauro di farci credere di essere super partes è assurda. La sua è una decisione politica, presa a partire da una ben chiara posizione ideologica. «Quella adottata in marzo e resa nota in maggio – scrive Olivetti – è stata una decisione puramente politica, basata su criteri ideologici estranei alla Costituzione, che ha travolto uno dei pilastri di una legge che, giusta o sbagliata che fosse secondo le opzioni ideologiche soggettive, dava invece corpo ad una delle scelte costituzionalmente possibili su questo punto. E il legislatore democratico gode di una legittimazione e di una forma decisionale (il dibattito pubblico) di cui il giudice costituzionale (quindici signori in toga che decidono in segreto) è strutturalmente privo. Il redattore di quella sentenza, divenuto presidente della Consulta, si lancia ora in una non necessaria difesa d’ufficio. Ma il suo intervento – spiace doverlo constatare – riflette opzioni ideologiche personali, non si tratta certo della viva vox Constitutionis».

PRIVO DI SENSO? Nel merito, poi, il commentatore dei Avvenire fa notare come il presidente della Consulta tenda a mischiare le carte in tavola presentandoci il divieto all’eterologa come privo di senso. Questa è «opinione personale del presidente Tesauro: la giustificazione di tale divieto stava nel preservare la coincidenza fra genitorialità biologica e genitorialità sociologica e nell’assicurare a ogni bambino la coincidenza fra queste due figure. E che non si trattasse di un colpo di sole del legislatore italiano del 2004 è confermato anche dal fatto che un divieto simile esiste anche in Germania ed in Austria (ove è consentita la donazione dello sperma, ma non dell’ovulo), vale a dire in due fra le principali culture giuridiche del Vecchio Continente». Persino la Corte europea dei diritti dell’uomo, organo che spesso s’è dimostrato assai sensibile ai “nuovi diritti”, è arrivato «alla conclusione che la scelta sul divieto di fecondazione eterologa rientra nel margine di apprezzamento spettante a ciascuno Stato membro del Consiglio d’Europa (avallando così l’opinione della Corte costituzionale austriaca, il più antico tribunale costituzionale operativo in Europa)».

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