Attraverso lo specchio e quel che l’università vi trovò
Ho letto con curiosità interessata il dibattito originato dl contributo di Lorenzo Ornaghi sull’università in Italia rilevando ancora una volta, se ve ne fosse bisogno, come si dibatta dell’idea astratta di università che si vorrebbe a partire dall’idea astratta di quella che si ha di fronte. Ne deriva quel senso profondo di smarrimento che penso avrebbe vissuto chi si fosse trovato di fronte al giuoco delle perle di vetro dell’omonimo romanzo di Hesse. Non uso analogie più ardite come quelle del dibattito sul sesso degli angeli, perché purtroppo manca ormai anche drammaticità alla vicenda dello stato dell’università italiana, più simile a un’operetta che a una tragedia.
Solo Marco Bassani ha a mio avviso messo il dito nella piaga e squarciato un palcoscenico degno di Rosencrantz e Guildernstern sono morti. Le università telematiche non sono il nemico dell’università italiana, perché l’università italiana non ha bisogno di nemici esterni per farsi del male: si basta da sola. Non lo è chi la sottofinanzia, non lo sono gli studenti che la abbandonano, non lo sono le università internazionali che attraggono i suoi talenti migliori.
Per continuare a leggere prosegui qui o iscriviti a Lisander, il substack di Tempi e dell’istituto Bruno Leoni.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!