Articolo tratto dall’Osservatore Romano – Sono più di cinquanta i morti in una serie di attentati attribuiti al gruppo terroristico di Boko Haram che ieri hanno insanguinato la Nigeria e il confinante Camerun.
Un orrore senza fine, dunque, soprattutto in quest’ultimo Paese, dove due bambine sono state imbottite di esplosivo e fatte saltare in aria uccidendo almeno undici persone e ferendone altre 32. L’attentato suicida è avvenuto all’ingresso del mercato centrale di Marua, capoluogo dell’estremo nord. Stando alle ricostruzioni fornite dalle autorità locali, le due bambine, di età inferiore ai 15 anni, si erano mischiate alla folla chiedendo l’elemosina.
Gli ultimi attacchi suicidi in Camerun risalivano al 12 luglio, quando due donne si erano fatte saltare in aria a Fotokol, al confine con la Nigeria, uccidendo dieci civili e un soldato del Ciad. I jihadisti di Boko Haram, responsabili di numerosi attentati, sono molto attivi nella zona di confine tra Nigeria e Camerun. L’esercito di Yaoundè partecipa, assieme al Ciad, alle operazioni militari contro i jihadisti nello Stato nigeriano del Borno.
A Gombe, invece, nel nord-est della Nigeria, ci sono stati 42 morti nell’esplosione di alcune bombe in due stazioni degli autobus. La prima – in base alle testimonianze diffuse dalle agenzie – ha preso di mira la stazione di Dadin Kowa, vicino a una moschea piena di fedeli, e 20 minuti più tardi è stata colpita la zona di Duku.
E altri estremisti di Boko Haram hanno attaccato ieri Buratai, villaggio nello Stato di Borno, Paese di origine del nuovo capo dell’esercito nigeriano, Tukur Buratai, uccidendo almeno dieci persone e dando fuoco a decine di abitazioni. «A Buratai non resta nulla in piedi: Boko Haram ha distrutto l’intero villaggio», ha dichiarato un esponente dei gruppi di difesa civile. Tutti gli abitanti sono fuggiti. Il generale Tukur Buratai è stato nominato dal presidente la settimana scorsa nuovo capo dell’esercito con il compito principale di sconfiggere i jihadisti. Prima di questi nuovi attacchi, Boko Haram aveva postato in rete un video per avvertire che il gruppo jihadista non è stato sconfitto e che quindi «tornerà più forte di prima».
Nelle stesse ore degli ultimi attacchi di Boko Haram, il presidente nigeriano, Muhammadu Buhari, in visita a Washington, ha lamentato che il rifiuto degli Stati Uniti di fornire armi al suo esercito per «presunte violazioni dei diritti umani» favorisce gli estremisti.
Il presidente nigeriano prima di queste nuove stragi si era detto disposto a negoziare con i leader di Boko Haram per ottenere il rilascio delle 200 studentesse rapite nell’aprile dello scorso anno nel villaggio di Chibok. Tutto dipende – aveva dichiarato in un’intervista all’emittente Cnn – dalla credibilità di coloro che sostengono di rappresentare il gruppo islamista.
«Il nostro principale obiettivo, in quanto Governo, è quello di garantire l’incolumità delle ragazze», aveva detto ancora nel corso dell’intervista alla televisione statunitense. Un precedente tentativo di scambio di prigionieri, che vedeva coinvolte le ragazze, si era concluso con un fallimento. «Se siamo convinti del fatto che la leadership di Boko Haram può consegnare queste ragazze sane e salve, saremo pronti a negoziare ciò che vogliono», aveva affermato Buhari, aggiungendo: «Dobbiamo verificare l’attendibilità di coloro che affermano di poterlo fare; stiamo prendendo tempo perché vogliamo riportarle incolumi ai loro genitori». Buhari aveva definito prioritario garantire una sicurezza che stabilizzi la Nigeria: «Nulla funzionerà finché il Paese non sarà sicuro».
Il rapimento delle studentesse che frequentavano un collegio nella città nordorientale di Chibok ha provocato un’ondata di indignazione e una forte mobilitazione nel mondo intero, e in particolare nell’opinione pubblica occidentale. Boko Haram, considerato responsabile della morte di oltre diecimila persone dal 2009, ha intensificato i suoi attacchi da quando Buhari si è insediato alla presidenza in maggio. La ragazze di Chibok non sono più state viste da maggio, quando il gruppo terrorista diffuse un video in cui si vedevano circa 130 di loro. Secondo le stime fornite da organizzazioni non governative sono almeno duemila le donne e le ragazze sequestrate dagli estremisti di Boko Haram dall’inizio del 2014.
Nel corso del viaggio negli Stati Uniti il presidente nigeriano, oltre al presidente, Barack Obama, ha incontrato funzionari della Banca mondiale per ottenere aiuto nella lotta al movimento estremista islamico, ha sostituito i vertici militari, trasferito il quartier generale militare a nord-est e lavorato per il dispiegamento di una forza multinazionale di contrasto a Boko Haram. Gli Stati Uniti si sono impegnati a finanziare con cinque milioni di dollari la lotta contro gli estremisti islamici e la Banca mondiale ha promesso 2,1 miliardi di dollari per contribuire a ricostruire le zone nordorientali maggiormente devastate dagli attacchi dei jihadisti.