Migliaia di persone si sono riversate nelle piazze francesi – ma anche in alcune piazze europee, come a Roma – per chiedere giustizia per Sarah Halimi, la donna ebrea di 65 anni che fu uccisa a Parigi il 4 aprile 2017 da Kobili Traorè, 27enne musulmano.
Quel giorno la donna, madre di tre figli, fu aggredita e gettata da una finestra dall’uomo, suo vicino di casa. Mentre la uccideva, Traorè recitava versetti del Corano e urlava «Allah Akbar» e «ho ucciso Satana». Ma la Corte di Cassazione nel dicembre del 2019 ha sentenziato che l’assassino non può essere processato e il 14 aprile ha confermato il verdetto.
Fumava gli spinelli
Secondo i giudici, infatti, l’uomo non può essere ritenuto colpevole in quanto «penalmente irresponsabile». Tre diverse perizie – non concordi tra loro – hanno appurato che, trovandosi egli sotto gli effetti della cannabis, non era capace di intendere e volere.
Secondo l’articolo 122-1 del codice penale non è perseguibile chi soffre di disturbi psicotici. Era questa, secondo i giudici, la situazione in cui si trovava Traorè, reo confesso, che fumava «fino a 15 spinelli al giorno». La Corte ha riconosciuto il carattere antisemita dell’omicidio, ma non ha mandato a processo il musulmano.
Senza giustizia, non esiste la Repubblica
Ieri sono sfilate per le strade parigine 22 mila persone che hanno scandito lo slogan «Senza giustizia, non esiste la Repubblica». Veementi sono state le reazioni in tutto il paese di fronte a una decisione che è percepita come profondamente ingiusta e irrazionale.
«Decidere di assumere stupefacenti – ha detto il presidente Emmanuel
Macron a Le Figaro – e poi “impazzire” non dovrebbe rimuovere la responsabilità penale».
Il Consiglio superiore della magistratura è però intervenuto in difesa dei giudici: «L’istituzione giudiziaria deve poter continuare a giudicare, libera da pressioni, con completa indipendenza e imparzialità».
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