
Arresto Galan, la Camera vota sì. L’ex governatore veneto: «Sono incazzato, sapete bene con chi»
La Camera con 395 voti favorevoli, 138 contrari e con due astenuti ha votato di sì alla richiesta di arresto dell’ex ministro e parlamentare di Forza Italia Giancarlo Galan, indagato per lo scandalo Mose. Galan al momento del voto si trovava in ospedale, a Este (Padova), insieme al suo avvocato Antonio Franchini che ha anticipato: «Chiederemo i domiciliari». Poco dopo le 15.30 l’ex ministro e ex governatore veneto è uscito dall’ospedale su una carrozzina e ha rilasciato una brevissima dichiarazione ai giornalisti: «Sono incazzato e sapete benissimo con chi». Il commento di Forza Italia: «Una barbarie».
VOTO SEGRETO. Forza Italia stamattina aveva richiesto di rinviare il voto, ma la proposta era stata rigettatata dall’Aula con 249 voti di scarto. Il capogruppo di Fi, Renato Brunetta, ha presentato alla Conferenza dei capigruppo un’ulteriore richiesta di slittamento, che ha visto favorevoli oltre che Forza Italia, anche Ncd, Scelta civica e Per l’Italia: contrari Sel e Movimento 5 Stelle, mentre il capogruppo Pd Roberto Speranza ha sottolineato che «la richiesta non ci lascia insensibili, ma una decisione va presa in condivisione». Alla fine è passata la linea del voto segreto. Forza Italia ha più volte denunciato la deriva giustizialista che stava assumendo questa vicenda.
FI: «LEGA CONTRO DI LUI». Daniele Capezzone (Fi), ad esempio, ha denunciato già prima del voto sul proprio profilo twitter che “È un fatto politico rilevante e grave che la Lega voti per l’arresto di Galan. Il garantismo dovrebbe contare qualcosa nella futura coalizione. O no? E lo dice chi, come me, vorrebbe un accordo con Lega. Ma il giustizialismo è un macigno”. Anche Antonio Leone, deputato di Ncd che con tutto il suo partito ha garantito il voto contro l’arresto, ha denunciato il clima che si respirava a Montecitorio: «Si stanno assecondando gli istinti giustizialisti di una parte di questa Aula» e poi riferendosi a Francantonio Genovese (Pd), «Solo dopo due giorni di carcere il nostro collega del Pd è stato mandato ai domiciliari, una misura cautelare più lieve di quella concessa dall’Aula».
IL M5S: «PIAZZA PULITA DEGLI APPESTATI». Il deputato grillino Marco Brugnerotto ha sintetizzato in poche parole quale fosse il diverso clima che si respirava tra le file dell’M5s: «Non c’è fumus persecutionis. Vogliamo solo che la Giustizia faccia il proprio corso affermando il principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Non vinceremo la peste fino a quando non si farà piazza pulita degli appestati».
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