Arrestata la prima cellula dell’Isis in Italia. Reclutavano uomini per combattere in Siria e Iraq
È la prima cellula riconducibile all’Isis ad essere stata smantellata in Italia. Tre persone sono in carcere da ieri, in custodia cautelare, accusati del reato di reclutamento con finalità di terrorismo e apologia di delitti di terrorismo. L’operazione “Balkan Connection” è durata due anni ed è stata condotta dall’Antiterrorismo della polizia e dalla Digos.
GLI ARRESTATI. La richiesta di custodia cautelare è stata emessa per un 20enne italiano di origini marocchine della provincia di Torino e due cittadini albanesi, zio e nipote, il primo residente in Albania e il secondo in provincia di Torino. In Albania, nella città di Kavaja a 40 chilometri da Tirana, è stato arrestato il musulmano Alban Haki Elezi, 38, anni.
Haki Elezi, insieme al ventenne italiano, era riuscito a reclutare un giovane italo-tunisino di Como da inviare a combattere in Siria. Adescato da minorenne su internet, il ragazzino è stato lentamente convinto a prestarsi alla causa ma la polizia l’ha identificato e sottoposto al regime di sorveglianza speciale, che prevede anche il divieto di espatriare.
IL DOSSIER. Uno dei tre arrestati, il ventenne italiano di origine marocchina, è anche l’autore di un documento di 64 pagine intitolato: “Lo Stato islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare”. Il dossier era indirizzato soprattutto ai musulmani italiani per «propagare la conoscenza islamica, correggere la comprensione della gente sulla religione, chiarire la verità». Il testo è un panegirico dell’organizzazione terroristica, uno sperticato elogio della qualità di vita dei popoli nei territori conquistati dallo Stato islamico.
ELOGIO DELLA SHARIA. Così, sostiene il testo, a Mosul, Raqqa e dintorni il crimine è sparito, non si fuma e non si beve più, la benzina per i più poveri è gratis e il pane abbonda. Tutto questo «grazie all’applicazione della Sharia e delle punizioni regolate dal Libro di Allah», cioè lapidazioni a morte, esecuzioni pubbliche, frustate in piazza, mani e piedi tagliati, per non parlare degli omosessuali gettati giù dai palazzi. Il documento non incita a compiere attentati in Italia, anche se evoca la «conquista di Roma» e invoca «supporto per lo Stato islamico». L’operazione che ha portato all’arresto dei tre uomini, secondo la polizia, non è ancora conclusa.
Foto Ansa
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4 commenti
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Questi italiani o finti italiani che sono stati combattenti in Siria tra i jiadisti dovrebbe essere cancellata la cittadinanza italiana, ritirato il passaporto e se si trova sul territorio nazionale essere espulso con la presenza della polizia. Il provvedimento di espulsione così come è adesso non serve a niente.
purtroppo la tendenza in atto è esattamente opposta… cittadinanza regalata a cani e porci, tutti dentro, immigrati di infimo livello che la pretendono con prepotenza con diritti (solo quelli…) annessi. Espulsioni di fatto rarissime, vanificate dai soliti multiculturalisti che si mettono di traverso e dalla solita magistrataglia ideologizzata.
Nome: arabo; religione: islamica; prima lingua: l’arabo: e sarebbe italiano perché nato in Italia o con passaporto italiano? E a chi nasce in Italia, dopo che l’hanno disfatta (sovranità nazionale tanto per ridere, confini nazionali neppure per scherzo, Fiat in America, Pirelli ai cinesi, il centro di Milano agli sceicchi) e non gli resta che disfare/disfarsi degli italiani, le forze politiche “responsabili” (di questo sfascio, della resa incondizionata alla globalizzazione) vorrebbero dare la cittadinanza, imporre a qeullo che rimane del popolo italiano da sempre lo jus soli?
Credono, con gli attuali ritmi di estinzione del popolo italiano e crescita degli immigrati, che i “nuovi cittadini” avranno qualche valido motivo per integrarsi a una società che si sta disintegrando?
NO ALL’IMMIGRAZIONE!