Pubblichiamo di seguito altre lettere giunte in redazione dopo la condanna di Roberto Formigoni. Per scrivere a tempi: [email protected]. Per scrivere direttamente all’ex governatore lombardo: Carcere di Bollate, via Cristina Belgioioso, 120, 20157 Milano – Italia. Siate intelligenti e prudenti in quel che scrivete nei messaggi. Che siano testimonianze d’affetto, lasciate perdere altre considerazioni. Noi provvederemo ogni mese a mandargli Tempi con una copia dei vostri messaggi. Qui la lettera che ci ha inviato per ringraziare tutti.
Caro Formigoni, ti do del tu, perché sono anch’io una figliola del don Gius. Ma non ti chiamo Roberto anzitutto perché, come si dice qui in Belgio, nous n’avons jamais gardé les cochons ensemble… e poi per i più come me sei il Formigoni, come ci si chiamava a scuola “ai nostri tempi”. Da quando sei arrivato a Bollate, siamo tutti un po’ in carcere con te: questo è stato il mio primo sentimento e, siccome sono una specie di casalinga di Voghera, voglio solo dirti che prego con te e ti sono sinceramente e fraternamente vicina. Che la coincidenza dell’anniversario della nascita al Cielo di don Giussani, ti aiuti in questo nuovo percorso alla santità. Ti abbraccio, in unione di preghiera.
Orietta Tunesi
Caro Roberto, ho un breve ma significativo ricordo del primo incontro con te a Pesaro. Nei primi anni del 1970 tu accompagnavi le schiere di studenti agli esercizi spirituali dettati da don Giussani che si tenevano nell’allora palazzo dello sport della città. Io giovane lavoratore pesarese, insieme ad altri amici eravamo preposti al servizio d’ordine lungo le strade del lungo mare, dove lunghissime file di giovani studenti percorrevano per raggiungere nuovamente gli alberghi nelle ore serali. È stato proprio in quel tragitto che ebbi modo di incontrarti e affiancarti camminando insieme a te fino all’arrivo in hotel. A distanza di tanti anni, ancora permane quel momento, che mi ha accompagnato fin ora. Tu sei prezioso agli occhi di Dio, ma anche ai miei. Un abbraccio.
Massimo Tonucci
Buongiorno Roberto, sono Piergiorgio, un amico del Veneto che sta condividendo assieme a Lei il cammino in Comunione e Liberazione, che ha avuto il piacere di conoscerLa (anche se mai di persona) attraverso i suoi contributi e interventi al Meeting di Rimini e che ha condiviso un percorso politico comune in passato. Non voglio soffermarmi sulle questioni politiche o giudiziarie, non è mio compito farlo e ci sarà chi sarà chiamato a farlo. Con questo mio contributo voglio solamente farLe arrivare il mio attestato di stima per il suo operato politico a Regione Lombardia, che io trovato molto positivo, nonché l’amicizia per un percorso comune di fede. Assieme ad una grande solidarietà per il momento difficile che sta attraversando. Nella speranza che presto giustizia sarà fatta, Le assicuro la mia preghiera. Con amicizia,
Piergiorgio Zecchin
Non importa cosa dicono di te i giornali, perché non è vero quel che afferma la sentenza passata in giudicato: noi lo sappiamo bene che non sei corrotto! Io lo so bene perché ti ho visto lavorare per anni e anni prendendoti a cuore il bene di tutti, anche di chi non la pensava come te. Io lo so bene perché non hai mai operato “contro”, ma “per”, perché ti ho visto favorire e sostenere le iniziative che partivano dal basso affinché ci si potesse sentire protagonisti veri della res publica, affinché la libertà di ciascuno fosse mossa a mettersi in gioco nei luoghi e nei territori in cui siamo chiamati a stare: collaboratori di un bene che è per tutti! Più del dolore inizia finalmente a vincere in me la gratitudine: se amo la politica, se non ragiono di pancia ma con testa e cuore, se sono certa che non sia qualcosa di insano e sporco è merito tuo, dello zio, di mio fratello e di tanti amici che, pagando anche prezzi personali altissimi, non si stancano di sacrificarsi per il bene di tutti. La tua vita è un dono che Dio ha fatto al mondo e ora ti è chiesto di giocarti questa chiamata in un luogo di cui io, più di altri, conosco le fatiche ed i dolori, ma anche la speranza certa che non c’è sbarra che possa impedire a Lui di compiere meraviglie. Non è tempo di smarrirsi o battere in ritirata, è tempo di scoprire e dar ragione della speranza che sostiene la nostra vita: un volto concreto e reale, un amico, un uomo che è Dio: Gesù! Non ti lasceremo solo: continuiamo questo cammino insieme. Grazie.
Giuditta Boscagli
Ero un neo papà, quando mi sono avvicinato alla politica attraverso la compagnia dei miei amici. Ci incontravamo spesso tra noi veneti e, una volta l’anno, tutta Italia a Riva del Garda. W la politica viva, urlavamo! Che bello, che respiro, che spinta ideale. Quella tre giorni di Rete Italia era il Segno di una grande amicizia. Tu, Mauro, Lupi e poi tutti gli ospiti che, in virtù del vostro carisma personale, eravate capaci di catalizzare ci fornivate strumenti, rapporti e idee che poi ognuno singolarmente riportava nel proprio ambito. Allora facevo l’assessore a Caorle, piccolo ma bel comune in riva all’adriatico. La nostalgia di quei momenti, la forza di quella compagnia guidata, la profonda sintonia con tutti sembrano oggi lontani ricordi. Ho sperato, invano, che la giustizia ti restituisse i meriti del tuo governo. Ho creduto che non si potesse non riconoscere il modello del tuo agire politico, la forza di un vero governo del popolo, della libera scelta e dell’amore al destino dell’uomo (frutto dell’educazione ricevuta) che avevi prepotentemente costruito. Mi sono sbagliato. Il mio cuore si ribella all’ingiustizia che ho visto. Il mio cuore, che è il cuore di tutti, urla vendetta qui ed ora, subito. La rabbia cresce e la voglia di scuotere tutti per svegliarci dal torpore è incontrollabile. Non so se mai leggerai queste righe, ma semmai capitasse, vorrei farti giungere tutta la stima e l’ammirazione che provo nel considerarti un amico che ha saputo innovare, come nessuno mai prima, la regione più importante d’Italia e che certamente troverò descritto nei libri di storia come quell’uomo che seppe rendere viva la dottrina sociale della chiesa e che fu imprigionato per colpa della suoi Tuffi, bizzarri e poco armoniosi, mentre maldestramente si tappava il naso con la stessa innocenza di uno scolaretto. Il cuore è vivo e la politica che ho visto ancora pulsa in me. Ora tocca a noi farne memoria e lasciare ai posteri l’ultimo giudizio. Con stima,
Luca Antelmo
Caro presidente, difficilmente ti ricorderai di me. Non ci vediamo, infatti, ormai, da oltre vent’anni. Da quando io, giovane laureato del Sud, ho avuto il piacere di incontrarti a Piazza del Gesù, nel momento dell’implosione dell’esperienza unitaria dei cristiano democratici in politica. Apprezzai molto, fin da subito, nel corso dei nostri colloqui, la tua sincera disponibilità al confronto e la tua costante cortesia. Successivamente, ti ho seguito dai media, ammirando la tua visione politica e la tua azione amministrativa. Desidero confidarti, soprattutto oggi, che il libro Io e un milione di amici, che narra l’ascesa del tuo percorso pubblico, è stato a lungo custodito con cura nella mia biblioteca e campeggia ancora ora su quegli scaffali. Certo, nel corso del tempo, ho notato in te alcuni cambiamenti, a cominciare dal sarto per finire, ahimè, ad alcune compagnie, che non hanno portato del bene nella tua vita. Ciononostante, ho sempre sperato che le tue grandi doti, chiare ed indelebili, potessero consentirti di liberarti di quella zavorra e di porti al servizio del Paese. Avresti, così, superato gli angusti confini della sola Lombardia, nella quale, a mio sommesso parere, hai trascorso troppa parte della tua esperienza politica. Mi sono, oggi, risolto a scriverti perché avvertivo la necessità di ringraziarti di quel che, senza saperlo, hai fatto per me e per i miei familiari. In questi anni abbiamo, infatti, sovente avuto bisogno di cure per i motivi più disparati, più o meno gravi. Ebbene Roberto, la Sanità che tu hai creato in Lombardia è stata, in ogni emergenza che abbiamo vissuto, un presidio di fiducia costante per tutta la mia famiglia. Sempre, e sottolineo sempre, gli ospedali e le cliniche lombarde hanno rappresentato per noi un punto certo cui affidare speranze di guarigione o, nell’estremo frangente, cure compassionevoli. Ho buona memoria e ricordo bene che prima del tuo avvento non era così. Solo la tua scelta di porre in competizione sistema pubblico e privato ha, infatti, consentito di giungere alle attuali vette di efficienza e funzionalità. Solo la tua determinazione ha consentito a tante persone, provenienti da ogni lembo della nostra amata Italia, di poter essere curate, assistite e, con l’aiuto di Dio, guarite. Il bene che tu hai determinato trabocca ancora oggi. Questo bene ha pervaso la mia vita. E di questo bene voglio oggi, anche pubblicamente, ringraziarti con un abbraccio che mi auguro possa idealmente avvolgerti. Con amicizia,
Antonio Ilardi
Caro Roberto, mi permetto di rivolgermi così a lei in forza della mia età non troppo distante dalla sua e dell’adesione a un comune ideale di vita. Ho letto tanti commenti in questi giorni sui giornali che mi hanno fatto rabbrividire. Ma ne ho letto anche qualcuno (pochi per la verità) che manifestavano una limpidezza di giudizio e di cuore. Fra questi in particolare mi ha colpito l’intervento audio di Piero Sansonetti che da “ex-nemico” dimostra di guardare a lei e alla sua vicenda con ragionevolezza e rettitudine e le esprime la sua solidarietà. So che tanti suoi amici le sono e le saranno vicini e questo le sarà di consolazione. Io posso dirle che ho visto tante cose buone derivare dalle scelte della Regione Lombardia nei suoi 18 anni di presidenza, dalla scuola alla sanità. Ancor oggi ho sotto gli occhi l’esperienza di una bimba sordomuta che la mamma, pur non essendo abbiente, può seguire e far seguire in modo esemplare grazie alle professionalità di un Istituto privato. Anche questa mia piccola testimonianza spero che le sarà di consolazione. Errori ne commettiamo tutti e probabilmente ne avrà commessi anche lei, ma quello che lei sta subendo è spropositatamente più grande di ogni suo possibile errore. Le assicuro la mia vicinanza nella preghiera, le auguro di trovare ogni giorno il pane quotidiano del coraggio e della speranza. Con stima,
Daniela Cattaneo
L’altra notte, dopo la condanna di Roberto non sono riuscita a prendere sonno. Era stato privato della sua libertà. Pensavo che a un certo punto della mia vita, grazie a lui e ai suoi collaboratori ho potuto usufruire di ospedali pubblici e cliniche private per curarmi, in ambienti puliti, senza formiche sui letti, con medici preparati, strutture all’avanguardia. Spesso mi sono trovata con vicini di camera che venivano da altre regioni. Pensavo ai miei nipoti (ne ho 17) che grazie al buono scuola hanno potuto frequentare le scuole che i loro genitori hanno ritenuto meglio per loro. Ho pensato ai mezzi di trasporto che a Milano mi permettono di girare tutta la città con una spesa ragionevole. Pensavo ai corsi di formazione professionale che alcuni miei nipoti, ormai adulti, hanno frequentato, e in seguito trovato lavoro. Quando al mattino mi alzo e dalla mia finestra vedo il palazzo della Regione, mi sento orgogliosa di essere milanese. Ho 85 anni e ho visto tanti cambiamenti in questa mia amata città, ma l’impronta che ha dato Formigoni è stata sicuramente rivoluzionaria. L’ho conosciuto quando lui era ancora giovanissimo e cominciava il suo impegno politico. L’ho sempre seguito e sostenuto e mi sento di affermare che non è un malfattore e un corrotto. Ha fatto degli sbagli, ma la storia lo ricorderà non perché ha fatto un tuffo da uno yacht, ma perché ha governato e fatto della Lombardia una regione all’avanguardia, non solo in Italia. In una circostanza così faticosa, gli sono vicina con tanto affetto.
Nanda Dubini
Cari amici della redazione di Tempi, noi vogliamo esprimere la nostra vicinanza e preghiera per Roberto con queste parole di Gesù a Nazaret: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore». Per favore, fateci sapere della sua condizione quando andate a visitarlo in carcere. Non lasciamolo solo. Preghiamo per lui ogni giorno. Roberto, ti vogliamo bene!
Shirley e Angelo Mandelli
Caro Roberto Formigoni, sabato sera ci siamo ritrovati nel nostro gruppo di Fraternità e non abbiamo non potuto parlare di te. Sappiamo che in questo momento il ricevere testimonianze di affetto per te assume un fatto utile come sappiamo che la tua forza poggia nella fede e nell’aiuto del Nostro Signore. Vorremmo scrivere tutti i nostri sentimenti, ma desideriamo tacere ciò che bolle in noi per lasciarti giungere, in serenità, la nostra vicinanza e l’affetto più caro di tutti noi. Noi, come te, confidiamo nel Signore che è l’Unico Giusto, Santo, Buono e Misericordioso.
Il gruppetto di Fraternità di Ambrogio in Biassono
Ti conosco dai tempi dell’università, anni ’70, seguendoti con stima perché fin da allora parlavi al cuore della gente e ti interessavi al bene comune, come hai fatto dopo da politico. Ti rinnovo stima e affetto. Hai fatto grandi cose, spero che non vadano perdute. Ti penso, so che dove sei non puoi che spargere il “buon profumo di Cristo”. La tua persona è il segno evidente di come Dio opera nel cuore di chi Lo ama e soffre per Lui. Sei sempre presente nelle mie preghiere e non ti dico “coraggio” perché sei tu che ci indichi il coraggio. Ti abbraccio fraternamente dalla Calabria.
Serafina Tavella
Caro Roberto, mi chiamo Bruno Minelli, classe 64, e appartengo alla comunità di Cl di Gualdo Tadino (PG). Anche se di persona ti ho solo visto tanti anni fa al meeting, ti chiamo per nome solo perché l’appartenenza a Cristo ci rende fratelli. Voglio solo che tu sappia che tutti noi siamo orgogliosi di ciò che sei e che preghiamo per te, consapevoli che la tua grande fede, più che mai in questo momento di prova, ti mostrerà la sua massima espressione di Amore. Forza Roberto.
In comunione Bruno e Tiiziana
Non puoi ricordarti di me. Forse di Maurizio… che ora è in paradiso
Credo che ricevere posta possa far piacere. Ne riceverai tantissima ma vorrei che la vicinanza non terminasse con i primi giorni. Non so come finirà o procederà ma la vicinanza in Cristo è bella di più quando dura nel tempo, quando “regge” al tempo. Nulla di grande o di importante: il martirio coglie l’uomo come proposta e urgenza del reale, coinvolge a dispetto di ogni dubbio o sconcerto. Resta la preghiera. Che il Signore accompagni i testimoni della fede. Ciao
Marina di Marino Rizzi
Caro Roberto, vorrei esprimerti, tramite gli amici di Tempi, tutto il mio affetto, la stima, la simpatia umana unita alla riconoscenza per tutto quello che hai fatto in questi anni in politica, dall’impegno per i diritti umani e la libertà religiosa ai tempi della vicepresidenza al Parlamento Europeo fino a Roma e poi in Lombardia. E in questo momento mi fa piacere anche ricordarti tre momenti, minori sicuramente, ma per me e la mia famiglia importanti, che ti hanno visto protagonista e mi hanno riempito il cuore di gioia ed emozione che non è mai passata. Il primo risale proprio ad una campagna elettorale agli inizi della tua avventura in politica. In Zona 17 (ora zona 6) io e i miei amici di un giovane comunità nata attorno alla Comunità dei S. Patroni (d’Italia), lavorammo con grande passione (il famoso “pancia a terra” fu implacabile!) e il risultato elettorale davvero inatteso, addirittura strepitoso! Il lunedì elettorale nel tardo pomeriggio (o forse era martedì) ero a casa (stranamente), probabilmente a tirare il fiato dopo l’ultima fatica ai seggi… Suona il telefono (il fisso ovviamente). «È fausto?… Le passo Roberto»…. «Sì sì Formigoni». «Ciao Fausto volevo ringraziare te e i tuoi amici per il vostro grande impegno… ho in mano i dati, siete stati splendidi». Il secondo ha una data e un’ora precisa: sabato 22 settembre ’90 ore 13:50 mi sto preparando per il grande giorno (aiutato da mia mamma), squilla il telefono (sempre il fisso ovviamente): «Sto partendo per gli Esercizi del Gruppo Adulto, ma sono vicino a te e Paola e prego per voi, il vostro matrimonio e la vostra vita insieme». Il terzo al Meeting (era il 2011 o il ’12 credo), mio papà malato di alzheimer, in carrozzina e insieme a noi come sempre, ci incontriamo casualmente nei padiglioni: «Roberto ti ricordi di mio papà, è sempre stato un tuo fans e ti ha seguito spesso nei momenti pubblici». «Certo! Me lo ricordo anche alla vostra Settimana dei Giovani” del Giambellino con la telecamera». Lungo abbraccio con i nostri occhi, ma mi sembra proprio anche i tuoi, lucidi di emozione. Grazie! Uno di quel “1.000.000 di amici” orgoglioso della dedica sul tuo libro delle origini (o quasi).
Fausto Grazioli
Amici di Tempi, oltre ad esprimere il mio fastidio e contrarietà per quello che sta accadendo a Roberto Formigoni vorrei che voi poneste attenzione alla vicenda del cardinale Pell. Andatevi a leggere come ho fatto io i giornali australiani per capire di che cosa è accusato e vi renderete conto, che nessuno può credere a certe cose, io credo sia ora che qualcuno si esponga un po’ per difendere gli innocenti, un saluto.
Manghi Pietro
Foto Ansa