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Due giorni dopo il mancato rinnovo da parte della Russia dell’accordo multilaterale sul grano ucraino noto come “Black Sea Grain Initiative” non si può proprio dire che la morte per fame aleggi su milioni di esseri umani dei paesi più poveri, come molti osservatori e protagonisti delle relazioni internazionali hanno pensato di dover dichiarare con toni scandalizzati. A far rientrare l’allarme sono gli aridi, ma confortanti, numeri che arrivano da Chicago, da Roma e anche da Mosca.
Alla Chicago Board of Trade (Cbot) si fanno i prezzi delle materie prime agricole principali, quelli che fanno da punto di riferimento negli scambi mondiali. Venerdì 14 luglio, quando l’accordo internazionale era ancora formalmente in vigore, il prezzo dello staio di grano (unità di misura di poco superiore ai 27 chili, “bushel” secondo la dizione americana) era di 660 dollari; martedì 18, ad accordo scaduto, il prezzo era leggermente salito a 665 dollari. Il 19 luglio il rialzo è stato un po’ pi...
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