La preghiera del mattino (2011-2017)
Affidamento a coppie gay. Non è solo un problema psicologico, ma antropologico
«È stata saggia la decisione con la quale, poche settimane fa, il Tribunale di Bologna ha affidato una bimba di tre anni a una coppia gay? È la stessa cosa avere una madre e un padre o avere “genitori” gay?». Inizia con queste due domande un editoriale oggi pubblicato su Avvenire a firma del giurista Francesco D’Agostino. Il fatto che sia stata usata «una bimba come “cavia” – scrive D’Agostino – per un esperimento familiare dei cui esiti nessuno può avere certezza, è tema che sembra non aver sfiorato la mente dei giudici. Ma possiamo anche arrivare a capirli (!), dato che oramai molti psicologi (forse non proprio tutti, ma certamente tanti) si muovono nel loro stesso senso, invocando per di più l’autorevolezza di rispettabili società scientifiche, come l’American Psychological Association, da vari anni attestata nella difesa della “normalità” delle coppie omosessuali. In Italia, poi, si ama sempre esagerare: la rivista Infanzia e adolescenza, nel suo ultimo numero, dà addirittura notizia di recenti ricerche, che riscontrerebbero maggiore disponibilità, nei confronti dei figli, delle coppie omosessuali rispetto a quelle eterosessuali…»
LA TRAPPOLA. Che fare? A chi credere? Agli psicologi che sostengono che l’omosessualità è un disturbo della personalità oppure agli altri? D’agostino sceglie un punto di vista diverso, per non «cadere nella trappola» di considerare la questione solo «eminentemente psicologica». «Nei suoi elementi essenziali – scrive – non si tratta di una questione psicologica, ma antropologica e giuridica. Quindi, non è agli psicologi che spetta l’ultima parola. Se affidiamo la questione alla psicologia, e non all’antropologia, come è invece giusto fare, cadiamo in una trappola da cui non riusciremo più a liberarci».
FAMIGLIA NON E’ ASTRAZIONE. «È probabile che molti psicologi (soprattutto i più arroganti) – prosegue il giurista – non siano in grado di percepire la differenza che si dà tra le due prospettive: per loro la psicologia assorbe l’antropologia, e dovrebbe quindi dettarne i confini (e per di più con autorevolezza scientifica). È una pretesa indebita, una variante del solito e monotono riduttivismo scientistico, quello per il quale l’uomo «non è altro che» politica, economia, fisiologia, alimentazione, storia, cultura, ragione, corpo… o anche psiche (e questo a seconda dei “gusti”, cioè della prospettiva scientista che si vuole privilegiare). Non è così: l’uomo è tutto questo (politica, economia, alimentazione cultura, storia, ragione, corpo, psiche) e molto di più. A fronte di quegli psicologi che sostengono che la famiglia “cosiddetta naturale” rappresenta un’astrazione, va ribadito che l’indagine antropologica, quando non si lascia intimidire, mostra esattamente il contrario: la famiglia è il contrario di un’astrazione, è il luogo concretissimo, insostituibile, istituzionale dell’acquisizione dell’identità. E l’identità (con buona pace di certi psicologi) non coincide con l’io, ma con la “persona”: non è concetto riduttivamente psicologico, ma umano».
ORDINE DELLE GENERAZIONI. «Non c’è dubbio – prosegue il professore – che anche i bambini affidati a una coppia gay – per di più riconosciuta dai giudici come equilibrata – possano non solo soggettivamente, ma anche oggettivamente crescere felici. Il problema che dobbiamo valutare – e che non è psicologico – è se la famiglia “cosiddetta naturale” rappresenti o no un bene antropologico da difendere e da promuovere e se queste nuove forme di affidamento familiare non siano modalità per offenderla. Il modo giusto di difendere quel “bene” che è la famiglia non è quello di ipotizzare (con molta ragionevolezza, ma – ahimè – senza prove definitive) necessarie sventure o inevitabili sofferenze per chi cresca “senza famiglia” o in famiglie alternative, ma semplicemente quello di ribadire che solo la famiglia e il complesso dei vincoli “naturali” che da essa conseguono garantiscono l’ordine delle generazioni. È in questo ordine che si realizza quel bene propriamente umano e personale che consiste nell’essere genitori e figli e non nel comportarsi come genitori e come figli (per quanto impeccabile questo “comportarsi” possa rivelarsi nei singoli casi). La questione, ripetiamolo ancora una volta, non è psicologica, ma antropologica: fino a quando non arriveremo a capirlo non potremo affrontarla in modo corretto e con onestà intellettuale».
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10 commenti
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va bè a parte curare la vostra fissa sui gay, ci sono migliaia di famiglie gay con figli, ormai bambini che vivono in quella famiglia da anni, andate a conoscerli di persona e poi mi dite se stanno male…
tra i bambini più felici che conosco ci sono proprio quelli affidati a coppie gay
Migliaia ?? Milioni e milioni !!!!!!!!……..
immagino che li vizino come farebbero con un cagnolino. se l’obiettivo è ACCAPARRARSI una creatura incolpevole e inconsapevole di quello cui va incontro, troveranno tutte le strategie e le ruffianerie pur di far apparire la loro come LA MIGLIORE DELLE FAMIGLIE possibili. sapendo che non è così, per natura, psicologia e antropologia, si perchè la civiltà non si costruisce solo sui capricci, ” lo vojo, lo vojo,, lo vojo” .
Tutto sta in cosa si intende x felicità!
ma qui avete proprio una fissa con sti gay !!! parlate solo di questo ogni due articoli ne esce uno sui gay o sulla teoria del gender !?
Ma vi sembra normale ?
Se non te ne sei accorto, e’ in corso una “battaglia” su parecchi fronti che cerca di cambiare significato alle parole “famiglia”, “genitori”, etc etc. E’ un attacco che a me e a quanto pare a tanti altri, compresa la redazione di “Tempi”, preoccupa per il bene del futuro dell’uomo e quindi anche e soprattutto per il futuro dei miei figli.
Il fatto che gli “articoli” su questo tema siano i piu’ frequentati e commentati, deriva da questa preoccupazione, oltre ovviamente dal fatto che singoli e associazioni pro-gay si impegnano a commentare assiduamente.
Comunque ci sono tanti altri bellissimi articoli su tanti altri argomenti piu’ spirituali, che di per se’ non necessitano di commenti, piuttosto di testimonianze. Ti invito a leggerli
@Francesco, io temo che questa come altre (legalizzazzione droghe leggere) siano battaglie che vengono date in pasto per distrarre dai veri problemi …. tutti quelli come te e dall’altra parte i “comunisti” ci si accaniscono, fanno battaglie e proclami, i politici le sfruttano per più biechi scopi.
Ma in verità sono molto marginali, riguardano poche persone e non intaccano in maniera significativa il benessere di uno stato …. stai tranquillo che la famiglia e i figli “normali” continueranno ad esserci e non si distruggerà nulla anche se permetti ai gay di sposarsi !!!
Invece, mentre tu discuti, si fanno cose terribili che minano molto di + la stabilità : riduzione welfare, riduzione soldi alla scuola, svendita e privatizzazzioni selvagge etc niente assitenza per le persone che si ritrovano senza lavoro o per le situazioni difficili !!!
io di questo ne sono convinto ….
Paolo,
non credo siano molto marginali. Un esempio sono le battaglie pro divorzio e aborto, guarda le conseguenze che hanno portato (omicidi nella pancia, disfacimento di famiglie).
Poi guarda i disastri che stanno facendo in paesi che anni fa hanno approvato le unioni gay (Belgio, Francia …)
Non sono nemmeno cosi’ convinto che i soldi (e ne mancano tanti) sono piu’ importanti dell’uomo… Certo, e’ essenziale che i poveri vengano assistiti (non solo dalla Chiesa), che ci sia ridistribuzione del reddito, che l’economia riparta etc etc. Ma NON a discapito dell’uomo
E io che pensavo il diritto dovesse tutelare gli interessi dei soggetti, non i beni astratti di natura morale o “antropologica”.
E’ astratto il bene di una persona (in questo caso della bambina)?