
Addestrano e formavano mujaheddin in Puglia. Il capo della cellula jihadista era l’ex imam della moschea di Andria
Dalla Puglia, alla Sicilia, Lombardia e persino al Belgio: seguendo le articolazioni con cui si era sviluppata una cellula terroristica, stamane il Ros dei carabinieri ha eseguito 6 ordinanze di arresto ad altrettanti esponenti di spicco del terrorismo internazionale. Al centro di questa inchiesta una cellula che aveva base ad Andria (Ba), e base logistica in particolare in un call center, gestito dal capo del gruppo.
CINQUE ANNI DI INDAGINI. L’indagine si è sviluppata per quattro anni e mezzo, a partire dal 2008, da quando cioè ha iniziato a documentare, come gli indagati si fossero associati tra loro allo scopo di compiere atti di violenza con finalità di terrorismo in Italia ed all’estero, secondo i dettami di un’organizzazione transnazionale, operante sulla base di un complessivo programma criminoso politico-militare, caratterizzato da sentimenti di acceso antisemitismo e antioccidentalismo e dall’aspirazione alla preparazione ed esecuzione di azioni terroristiche contro governi, forze militari, istituzioni, organizzazioni internazionali, cittadini civili ed altri obiettivi – ovunque collocati – riconducibili agli Stati ritenuti “infedeli” e nemici; il tutto nel quadro di un progetto di “guerra santa” (“jihad”).
LA CELLULA. Il capo della cellula è, secondo gli inquirenti, il tunisino Hosni Hachemi Ben Assem, già imam della moschea di Andria e gestore di un call center: a Ben Assem il Ros e la procura di Bari che ha coordinato l’indagine contestano una costante opera di indottrinamento e proselitismo di nuovi adepti per il jihad. Il tunisino si sarebbe adoperato per la formazione militare, psicologica e ideologica di alcune persone, per immetterle nel circuito terroristico. Ben Assem inoltre sarebbe stato molto attivo in una rete di relazioni con altri personaggi di spicco dello jihadismo internazionale, oggi già condannati in via definiva per reati di terrorismo: Essid Sami Ben Khmeais, Ben Yahia Mouldi Ber Rachid, Ben Alì Mohamed.
I militari del Ros hanno ricostruito come il capo della “cellula” pugliese Ben Assem si sia adoperato per la raccolta fondi e il finanziamento di alcuni terroristi, attraverso canali alternativi per i viersamenti. È stato anche documentato che all’interno del suo call center venissero cercati sul web e visionati i video pubblicati sui forum jihadisti, in cui si spiegherebbero le procedure per il confezionamento di ordigni esplosivi, o si spiegassero l’uso di armi da fuoco e le procedure di reclutamento di nuovi mujaheddin per i campi di battaglia in Afghanistan, Yemen, Iraq e Cecenia. I membri del gruppo pugliese formavano una “micro comunità” isolata e al riparo da qualsiasi condizionamento esterno, che, scrive il Ros «praticava la propria versione dell’islam secondo i dettami imposti da Al Qaeda».
ESULTAVANO PER IL TERREMOTO IN ABRUZZO. Un esempio, semplice ma chiaro, di questa mentalità è quello annotato dal Ros nel loro rapporto: «Le attività investigative hanno evidenziato l’assoluta avversione della “cellula” nei confronti non solo delle religioni diverse dall’Islam, ma anche verso l’Occidente, e, in particolare, gli Usa, Israele e l’Italia. Gli indagati, in occasione del terremoto che colpiva l’Abruzzo, il 7 aprile 2009, oltre a manifestare la gioia per quanto accaduto, criticavano aspramente, ritenendolo inopportuno, il proposito della comunità mussulmana residente in Italia di contribuire agli aiuti per i terremotati con i fondi raccolti per il sostegno della comune causa islamica. Il capo della cellula, inoltre, nutriva e manifestava radicati e incondizionati sentimenti antisionisti che, sulla base di detti sentimenti, diffondeva a livello ideologico non solo ai suoi sodali, istigandoli, in particolare, alla violenza contro gli ebrei, ma anche ad altri individui che per motivi culturali, sociali o religiosi si relazionavano con lui». L’operazione del Ros è stata denominata “Mashra”, parola che in arabo significa teatro.
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