Abolendo la prescrizione ci condanniamo al “Fine processo mai”

Di Emanuele Boffi
02 Dicembre 2019
Iniziativa delle Ucpi per "spiegare" il valore di una norma sacrosanta che una legge vuole eliminare

Voi lo mangereste uno yogurt che non ha data di scadenza? La risposta è ovvia, dunque non si capisce perché ciò che vale per lo yogurt non valga per i processi. L’esempio, solo all’apparenza stravagante, ha bisogno di qualche spiegazione. L’Unione camere penali ha lanciato una campagna d’informazione per “spiegare” in maniera semplice e intuitiva perché la prescrizione è una norma sacrosanta e perché la sua abolizione avrebbe un effetto boomerang sulla durata dei processi ed effetti negativi non solo per gli imputati ma anche per le parti offese.

Un treno che non arriverà mai

Benedette siano dunque la Camere penali (Ucpi) che, guidate dall’avvocato Domenico Caiazza, non s’arrendono a subire la narrazione dominante che ha fatto diventare la parola “prescrizione” sinonimo di “impunità”. Per questo le Ucpi, col supporto dei consulenti della società di comunicazione The Skill, lancia una campagna social in cui appaiono immagini (con variazioni sul tema) di personaggi dei fumetti i cui slogan sono questi: «Anche lo yougurt ha una scadenza. Non è cancellandola dalla confezione che lo si rende commestibile a vita»; «Prenderesti un treno senza sapere quando arriverà a destinazione? Abolendo la prescrizione i processi diventano così»; «La prescrizione senza fine? È un ospedale con liste d’attesa interminabili».

«L’àncora di salvezza dei delinquenti»

Il 1° gennaio 2020 entrerà in vigore la legge che abolisce, di fatto, la prescrizione a partire dalla sentenza di primo grado. Un disastro. Un disastro voluto e sponsorizzato soprattutto dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, lo stesso che nel 2015 diceva:

«La prescrizione, in Italia, è l’àncora di salvezza dei delinquenti. Oggi, un delinquente che è stato beccato inconfutabilmente con le mani nella marmellata, fa di tutto per allungare i tempi processuali e ottenere la prescrizione del reato».

Di cosa stiamo parlando?

È vero il contrario, bisognerebbe dire. Innanzitutto perché – come ha ricordato Caiazza durante la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa – il 75 per cento delle prescrizioni matura prima della sentenza di primo grado. Quindi, di cosa stiamo parlando? In secondo luogo, i reati che si prescrivono in breve tempo sono quelli bagatellari. Quelli che generano allarme sociale, i più gravi, hanno tempi di prescrizione che vanno dai 16 ai 50 anni. In terzo luogo, non è vero che gli avvocati hanno “armi” in mano per continuare a rimandare i processi onde “arrivare” alla prescrizione: ormai ogni sospensione da essi richiesta “sospende” anche i tempi di prescrizione.

Come lo sperone del cavallerizzo

Resta il fatto che, nell’Italia giustizialista di oggi, a fare opinione non sono i dati e la logica, ma gli editoriali di Travaglio, le interviste di Davigo e le iniziative politiche dei cinquestelle. Quel che non si capisce è che con la legge 3/2019 i tempi del processo si allungheranno all’infinito con grande nocumento non solo degli imputati, ma delle stesse parti offese, che non vedranno mai soddisfatta la loro esigenza di giustizia.

Ha spiegato Caiazza:

«Come ha riconosciuto lo stesso Csm, tale eliminazione avrà come conseguenza l’esatto opposto di quel che viene rappresentato, cioè determinerà una durata interminabile dei processi, prolungherà in modo esponenziale la già scandalosa durata irragionevole dei processi in Italia. Oggi la prima cosa che si scrive su un fascicolo è la data di prescrizione del reato. Così si impegna l’attenzione degli uffici giudiziari a concludere, prima che maturi la prescrizione. Nel momento in cui questa annotazione verrà eliminata, non c’è una sola ragione al mondo per la quale i giudici si vedano costretti, come ora sono costretti, a fissare 40-50 udienze al giorno perché il processo non si prescriva. Così ne fisseranno 20: ma, naturalmente, se si celebra la metà dei processi, la durata dei processi sarà il doppio. Come ha detto Giuseppe Cascini: “La prescrizione è come lo sperone del cavallerizzo. Se non c’è lo sperone, il cavallo se la prende comoda”».

La maratona oratoria

E tra il 2 e il 7 dicembre a Roma si svolgerà la “Maratona oratoria per la verità sulla prescrizione“. Tutti i giorni in Piazza Cavour delle 9 alle 20 si alterneranno testimoni di vite “rovinate” dalla giustizia. Perché il tema non è “difendere” la pur sacrosanto prescrizione, ma quello di attaccare l’idea del processo senza fine, che ci condanna a essere imputati a vita. Appunto, la pena del “fine processo mai”.

Foto Ansa

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