Medolla, a un anno dal terremoto, questa sera riavrà la sua chiesa. Tutta nuova, più confortevole e in legno

Di Matteo Rigamonti
28 Marzo 2013
Alle 20:30 di mercoledì 29 maggio il vescovo di Modena, monsignor Antonio Lanfranchi, celebrerà la cerimonia di consacrazione dell'edificio di culto. Intervista all'architetto Davide Marrazzi, responsabile del progetto

Il comune di Medolla, in provincia di Modena, finalmente riavrà la sua chiesa parrocchiale. Dopo il terremoto dello scorso maggio, l’antica chiesa è rimasta danneggiata gravemente e il parroco don Davide Sighinolfi e i fedeli hanno optato per la costruzione di un nuovo edificio in prossimità dell’asilo. La nuova chiesa, che è stata edificata tramite la tecnica della prefabbricazione in legno, adesso è pronta, a un anno esatto di distanza dalla prima scossa sismica del terremoto che ha devastato parte dell’Emilia Romagna, causando, tra l’altro, il danneggiamento e la conseguente inagibilità di molte chiese. Questa sera alle 20,30 la chiesa sarà consacrata da monsignor Antonio Lanfranchi, vescovo di Modena. L’architetto Davide Marazzi, responsabile del progetto, racconta come si sono svolti i lavori.

Come mai avete deciso di ricostruire la chiesa da capo e non di ristrutturare la vecchia?
Perché, già dopo la prima scossa, quella del 29 maggio, è stato evidente che molte delle chiese del territorio, compresa la nostra, erano del tutto compromesse. Non solo a Medolla, ma anche nelle parrocchie limitrofe. E i costi per la ristrutturazione, tenendo conto sia dei criteri del restauro scientifico sia di quelli della sicurezza sismica, sarebbero stati sicuramente troppo elevati, insostenibili in una situazione di emergenza. Così, dopo un incontro quasi immediato con il parroco per ragionare sulle possibili soluzioni, si è optato per costruire una chiesa nuova. Anche se nulla esclude che, in futuro, l’antica chiesa parrocchiale possa essere restaurata.

Cosa ha determinato la scelta dell’area per la costruzione della nuova?
Si è optato per la parziale riconversione di uno spazio verde già di proprietà della parrocchia, precedentemente destinato ad attività sportive e ricreative. Salvaguardando, ovviamente, una porzione di terreno, compreso un campo di calcetto, che è rimasta destinata al precedente utilizzo. Oltretutto, così, la chiesa nuova sorgerà in prossimità dell’asilo parrocchiale. E questo è un aspetto molto interessante se si considera il fatto che non è nemmeno da escludere l’ipotesi di una futura reversibilità della struttura, qualora il recupero della vecchia chiesa o la ricostruzione di una nuova in luogo della vecchia dovessero divenire soluzioni realmente percorribili. In questo caso, la planimetria, i materiali, il layout, nonché la collocazione della nuova chiesa, ne consentirebbero facilmente la conversione in luogo per attività ricreative e ad uso collettivo, palestra o auditorium.

Cosa significa? Che state costruendo una chiesa ad uso temporaneo?
No. La nostra prima preoccupazione è stata quella di restituire alla comunità un luogo molto importante come la chiesa. In questo senso abbiamo voluto mantenere una collocazione centrale, nel cuore del paese, per l’edificio. E per la stessa ragione non abbiamo voluto modificare l’equilibrio degli spazi che riprendono in parte quelli della vecchia chiesa. Così da poter restituire al paese un simbolo e luogo di aggregazione accogliente, nel modo il più vicino possibile a come era in precedenza percepito.

Ci siete riusciti?
Abbiamo fatto tutto il possibile. Per esempio, abbiamo deciso di interpretare il luogo della chiesa in chiave contemporanea, ma senza eccessi e operazioni radicali. Consapevoli, infatti, che la gente del paese aveva già subito un forte strappo, abbiamo voluto mantenere la tipologia, l’archetipo, della chiesa tradizionale. Gli spazi sono forse l’aspetto che più evidentemente rispecchia questo intento. Mentre l’elemento più contemporaneo è rappresentato dall’ampia vetrata all’ingresso e delle aperture laterali che consentono alla luce di entrare anche dai lati lunghi. È un modo di simboleggiare l’apertura a tutti della chiesa. Ma le misure e le proporzioni della chiesa riprendono gli spazi della navata centrale della vecchia chiesa.

Perché il legno?
Perché è un materiale che consente notevole comfort e al tempo stesso unisce diversi elementi prestazionali, come, per esempio, l’isolamento energetico (grazie alla caratteristica del legno di non essere un buon conduttore) e la sicurezza antisismica (grazie alla sua elasticità e leggerezza).

@rigaz1

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