Chi tocca i nani muore

Di Caterina Giojelli
21 Luglio 2025
Yamal li ingaggia per la sua festa e finisce sotto inchiesta. La Disney li cancella, poi li rimpiazza con l’AI. La legge spagnola li tutela impedendo loro perfino di esibirsi. Come la si giri, restano l’unica categoria protetta che manda in tilt il copione woke

Lamine Yamal, denunciato dall’Adee per aver ingaggiato dei nani per la festa dei suoi 18 anni (foto Ansa)
L'attaccante del Barcelona Lamine Yamal, denunciato dall’Adee per aver ingaggiato dei nani per la festa dei suoi 18 anni (foto Ansa)

Usare i nani con cautela. Chi li tocca muore, o almeno finisce sotto indagine. Lamine Yamal, il divino maranza blaugrana, incubo dei centralini delle questure spagnole, ha compiuto diciott’anni. Ma invece di festeggiare con una rissa in discoteca o limonando al concerto dei Coldplay, ha deciso di organizzare una festa a tema gangster: cellulari sequestrati come in un summit mafioso, rapper, bulli, pupe (anzi signorine «bionde con misure di seno ben precise pagate tra i 10 e i 20 mila euro», ha precisato una di loro) e nani. Ed è subito catastrofe istituzionale con doppio scappellamento a destra.

I nani ingaggiati da Yamal: «Fateci lavorare in pace»

A cominciare è stata l’Adee, associazione delle persone con acondroplasia e altre displasie scheletriche con nanismo, che immediatamente denuncia: «Violata la legge sulla disabilità» (la Ley General de los Derechos de las Personas con Discapacidad, ndr), «Spettacolo degradante! Discriminazione!». La reazione del governo a questo punto è talmente rapida che ci si chiede se non ci sia una task force col radar sintonizzato sui centri di altezza anomala. Viene allertata la Procura, il Difensore civico, perfino l’Ufficio per la lotta ai crimini d’odio. L’indagine è aperta, la domanda è: «Che ci facevano quei nani lì?».

Quei nani lì, intanto, parlano. «Fateci lavorare in pace. Nessuno ci ha offesi. Nessuno ci ha mancato di rispetto». E ancora: «Non siamo scimmie in una fiera. Balliamo, facciamo magie. Siamo adulti, decidiamo per noi stessi». Rivendicano il possesso di «una voce propria», «piena capacità di decidere sulla nostra vita personale e professionale», «l’Adee non ci rappresenta né parla in nostro nome».

Cancellati i “nani pompieri”. Come i sette nani di Biancaneve

Illusi: se sei una minoranza protetta e non ti senti offeso c’è sempre qualche progressista pronto a sentirsi offeso al posto tuo. E a denunciarlo in tua vece. Con l’indignazione per conto terzi si costruiscono curriculum ministeriali.

Anzi, il Consiglio dei ministri iberico il giorno dopo la festa ha approvato una riforma della legge di Dipendenza e Disabilità, che regola come «infrazione grave», punita con multe da 600.000 a 1 milione di euro, spettacoli come «i nani pompieri». Sic.

Una trovata che neanche Peter Dinklage, l’attore e produttore americano affetto da acondroplasia che, nel ruolo di Tyrion Lannister (un nano che usa il suo ingegno per superare i pregiudizi sui nani nella serie Game of Thrones), ha fatto incetta di Emmy Awards.

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Nessuno come Disney: prima cancella i nani poi dà il loro posto alla AI

Ricordate quando se la prese con la nuova Biancaneve progressista di Disney? Sarà anche latina, ambientalista, antifascista e probabilmente anche astemia, ma – scandalo! – che ci facevano ancora lì, nell’annunciato live-action sulla fiaba dei Fratelli Grimm, i sette nani? Tutti insieme, nella stessa casa, stessa caverna. Dinklage aveva ringhiato: «È una storia fottutamente arretrata!». E la Disney, che ha la spina dorsale di un budino in infradito, assicurando «abbiamo consultato persone affette da nanismo», si era affrettata ad anticipare che «per evitare di rafforzare gli stereotipi dell’animazione originale, ci siamo approcciati in modo diverso ai sette personaggi».

Leggi: cancellare i nani, sostituirli, spiegavano, con sette «creature magiche». Dopodiché Disney aveva affinato la tecnica: non è che i nani sarebbero spariti, è che per non discriminarli sarebbero stati realizzati in CGI (computer generated imagery). In altre parole: il posto dei nani sarebbe stato assegnato all’Ai. E via la parola “nani” dal titolo, resta solo Biancaneve.

«Se non possiamo fare neanche i sette nani, cosa facciamo?»

Per tutte le miniere, «Sostituiti dall’AI, la Disney ci ha discriminato. Se non possiamo fare neanche i sette nani, cosa facciamo?». Questa volta a insorgere erano stati attori come Choon Tan il più piccolo bodybuilder ninja warrior del Regno Unito. «Disney sta danneggiando le nostre carriere e opportunità», «Non c’è davvero nulla di sbagliato nel dare a qualcuno affetto da nanismo il ruolo di un nano in qualsiasi occasione», «Non userebbero la CGI per un personaggio alto, quindi perché devono usarla per i nani?», «Personalmente mi sento discriminato».

Blake Johnston non l’aveva presa meglio, «Abbiamo un sacco di attori nani là fuori che muoiono dalla voglia di ruoli come questo. Penso che la Disney abbia ceduto alla pressione sulla correttezza politica, cosa che ora ha dato meno lavoro ai migliori attori nani», «io ho sempre sognato di interpretare Cucciolo». «Non è che i nani possono sparire dalla storia di Biancaneve perché qualcuno non li vuole», aveva denunciato Martin Klebba, l’unico attore nano nel cast del remake a cui è stato concesso di doppiare un nano in CGI.

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Per il woke meglio disoccupati che nani

È l’ultima frontiera di quella matrioska tossica del woke: il diritto a non essere discriminati si trasforma nel dovere di sentirsi offesi. Se ti chiami Peter Dinklage, e hai speso la tua carriera per la causa dei nani e riscrivere la storia in modo «folle, figo o progressista», puoi dare lezioni di etica alla Disney come a una favola del 1812. Se ti chiami Pedro e fai magie ai compleanni perché ti piace o hai le bollette da pagare sei solo un “nano arretrato”.

La morale è semplice: meglio disoccupati che nani. Lo dice la legge antidiscriminazione che proibisce di essere ciò che si vuole sotto il metro e venti. A meno che si portino i capelli biondi e «precise misure di seno».

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