Pubblichiamo di seguito la lettera scritta per tempi.it da Suhaila Salim Toma e Wisam Marqus Odeesho, l’unica famiglia irachena invitata al Sinodo sulla famiglia. Entrambi lavorano nella pastorale della parrocchia caldea di San Giorgio a Baghdad.
Le famiglie in Iraq stanno vivendo sfide molto difficili: la mancanza di lavoro, la tentazione di emigrare e un senso di inutilità. In mezzo a tutte queste difficoltà, continuano a vivere la loro fede. Nella nostra parrocchia, abbiamo messo in piedi molte attività di aiuto morale e materiale per le famiglie cristiane sfollate. Ne ospitiamo molte e cerchiamo di coinvolgerle nelle attività pastorali.
Io (Wisam Marqus, ndr) lavoro con i giovani nella parrocchia di San Giorgio. A casa ospitiamo sette famiglie costrette a scappare da Mosul e dalla piana di Ninive. Sono stati cacciati dalle loro case e dalle loro proprietà, non gli hanno permesso di portarsi dietro niente. Però non hanno abbandonato la loro fede.
Il Sinodo oggi è una voce profetica che evidenzia lo spirito di Cristo sulla famiglia, le sue sfide, la sua esistenza e la sua struttura. Questo Sinodo è la voce di uno che grida nel deserto di questo mondo e cerca di salvare la famiglia dagli stravolgimenti che la vogliono colpire.
Io voglio dire all’Occidente che deve aiutarci a rimanere nella nostra terra e non aiutare i nemici che vogliono strappare le radici cristiane del Medio Oriente. Sono davvero felice di partecipare a questo Sinodo, abbiamo ricevuto la benedizione del Papa.
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