Sono ancora poche e confuse le notizie sull’ultima strage di cristiani da parte dello Stato islamico in Libia. Ieri, attraverso il loro canale media Al-Furqan, i jihadisti hanno diffuso un video di 29 minuti nel quale vengono mostrati circa 30 uomini decapitati e fucilati.
Non è chiaro quanti uomini siano stati uccisi. Il video mostra la decapitazione di 12 uomini su una spiaggia e poi l’uccisione di almeno altri 16 con un colpo alla testa. L’identità delle persone assassinate non è ancora stata accertata, ma in un sottotitolo del filmato si parla di loro come «gli adoratori della croce appartenenti all’ostile Chiesa etiope».
VITTIME SONO MIGRANTI? Ieri il portavoce del governo etiope Redwan Hussein, «condannando l’atto atroce», ha affermato che sono in atto «verifiche» per capire se i circa 30 cristiani siano davvero etiopi. Stamattina ha aggiunto che le vittime potrebbero essere migranti prelevati prima di partire sui barconi per l’Europa. Un ufficiale della Chiesa etiope ortodossa, Abba Kaletsidk Mulugeta, ha dichiarato a Sky News: «Credo si tratti di un nuovo caso di cristiani uccisi dallo Stato islamico nel nome dell’islam. I nostri concittadini sono stati uccisi per la loro fede e questo è totalmente inaccettabile».
STRIKE AEREI. Il filmato è simile a quello diffuso a febbraio, nel quale lo Stato islamico mostrava l’uccisione di 21 cristiani copti. L’Egitto aveva reagito conducendo strike aerei contro le postazioni dell’Isis in Libia e ieri il governo egiziano si è offerto di aiutare l’Etiopia per condurre nuovi attacchi.
«NON SARETE MAI AL SICURO». Nella parte finale del filmato, un uomo mascherato con in pugno una pistola afferma: «Noi giuriamo su Allah che voi [cristiani] non sarete mai al sicuro, neanche nei vostri sogni, neanche in roccaforti, fino a quando non abbraccerete l’islam. La nostra è una battaglia tra fede e blasfemia». Nel video, viene anche spiegato che i cristiani possono scegliere se pagare la jizya, il tributo umiliante, per mantenere la loro fede oppure andarsene dalle proprie terre, come avvenuto per i cristiani iracheni. L’unica alternativa «è la morte di spada».
CAOS LIBIA. Molti etiopi, al pari degli egiziani, sono soliti trasferirsi in Libia per cercare lavoro e sostenere così le proprie famiglie rimaste nella terra d’origine. Molti si recano nel paese nordafricano anche per cercare una nave su cui imbarcarsi e raggiungere l’Europa. Nella confusione che regna in Libia, dove due governi in lotta fra loro si contendono il potere con le armi, l’Isis ha preso piede in molte città, tra cui Derna e Sirte.
Articolo aggiornato alle 14.30 – Foto Ansa/Ap