«Ci sono magistrati ideologici, ma nessun assalto giudiziario al governo»

Di Piero Vietti
02 Dicembre 2023
Zurlo (Il Giornale) commenta le polemiche tra Crosetto e i giudici di sinistra. Più che gridare alla persecuzione, bisognerebbe fare la riforma. «Bene le pagelle, perché nessuno paga per errori e ritardi?»
Crosetto magistrati giustizia
Il ministro della Difesa Guido Crosetto alla Camera durante l'interpellanza urgente sulla sua intervista rilasciata al Corriere della Sera (foto Ansa)

«Non ho attaccato e non attaccherò mai la magistratura», ha detto venerdì alla Camera il ministro della Difesa Guido Crosetto, rispondendo all’interpellanza di +Europa dopo le sue dichiarazioni al Corriere della Sera in cui ha parlato di «riunioni di una corrente della magistratura in cui si parla di come fare a “fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni”». «È stato messo su un plotone di esecuzione ad personam contro il sottoscritto», ha aggiunto, dicendo poi di avere «sentito esponenti di Area (l’associazione di magistrati più politicamente a sinistra, ndr), che vedono dal governo un attacco alla magistratura, quasi che non voglia farla lavorare. C’è chi ha detto che il ruolo della magistratura deve essere quello di riequilibrare la volontà popolare. Ma chi ha responsabilità deve essere terzo: pensate se questa frase la avesse pronunciata un generale o un prefetto».

La magistratura come contropotere e corporazione

Dopo quasi una settimana di polemiche, Crosetto ha dunque provato a spiegare l’ovvio, e cioè che in Italia il rapporto tra magistratura e politica talvolta ha del patologico, e che non serve dimostrare l’esistenza di riunioni carbonare di giudici che tramerebbero contro il governo per sostenere che alcuni magistrati hanno il vizio di muoversi come i membri di un partito. «È evidente che in un pezzo della magistratura italiana c’è un riflesso ideologico e corporativo», dice a Tempi Stefano Zurlo, inviato del Giornale che segue la cronaca giudiziaria dai tempi di Mani Pulite e negli anni ha raccontato la malagiustizia in Italia con inchieste, articoli e libri.

«La magistratura si concepisce come contropotere e corporazione a seconda delle situazioni. Durante il congresso di Area del 30 settembre scorso si è parlato di lotta e giustizia di classe, opposizione al sistema dominante, battaglie per i poveri e contro la deriva maggioritaria che scardina la democrazia… Sembra di stare in un’assemblea di un collettivo degli anni Settanta». Questo però non vuol dire che automaticamente partano inchieste contro il centrodestra, sottolinea Zurlo, «ma certamente una parte della magistratura ha un riflesso condizionato ideologico e corporativo, nel senso che resiste e difende lo status quo contro le riforme, e questo è un aspetto che si salda in modo paradossale con l’essere contropotere, il sentirsi nemico del potere di cui pure fa parte, essendo una corporazione».

I magistrati ideologici che non vogliono le riforme

Dati questi due aspetti contraddittori ma compresenti nella magistratura, è innegabile che ci sia una parte di essa «rimasta ferma negli anni, che si sente in dovere di fare “grandi cose”». In questi giorni ci sono state reazioni pavloviane da parte di alcuni magistrati dopo le parole di Crosetto. Il nuovo segretario di Area, Giovanni Zaccaro, ha detto che il ministro della Difesa vuole «delegittimare in anticipo ogni eventuale inchiesta» e rivendicato l’opposizione alla riforma costituzionale sull’elezione diretta del premier. «Crosetto non delegittima in anticipo niente, né depista, sa che la magistratura associata si mette di mezzo alle riforme in Italia. A che titolo un’associazione di magistrati critica il premierato?».

Non è più il tempo dei Caselli o dei Borrelli, ma ci sono esempi meno famosi di magistrati che si muovono ideologicamente – Zurlo cita il caso di Gianfranco Colace, oggi sotto procedimento disciplinare per avere intercettato il senatore Stefano Esposito senza autorizzazione e protagonista di innumerevoli inchieste contro la classe politica piemontese che hanno portato più titoli di giornale, archiviazioni e avocazioni dalla procura generale che condanne – ma in generale, dice «tutte queste grandi indagini non le vedo».

C’è il caso del sottosegretario Delmastro, in questi giorni di nuovo sulle prime pagine dopo l’imputazione coatta per rivelazione di segreto d’ufficio arrivata nonostante il pm avesse chiesto l’archiviazione, «ma che è poco più di una sgrammaticatura istituzionale, un processo che molto probabilmente finirà in nulla, per cui non parlerei di “assedio al Palazzo” da parte dei giudici». Ci sono i casi Santanché e La Russa Jr., su cui però, nota Zurlo, le procure «si muovono con il bilancino».

Casi minori e magistrati troppo lenti

Niente persecuzione, insomma: «La Procura di Milano oggi è lontana parente di quella dei Bruti Liberati o dei D’Ambrosio, bisogna stare attenti a non cadere nella trappola  di chi grida all’assedio del Palazzo». Non solo, sottolinea la firma del Giornale, ci sono alcune indagini che hanno lambito il potere ma che pochi hanno cavalcato mediaticamente. Casi minori o già risolti, «penso al fratello del deputato di Fdi Giovanni Donzelli arrestato un anno fa, o al patteggiamento dell’eurodeputato meloniano Carlo Fidanza. Ma insomma, siamo al nulla o poco più: quando ho iniziato io a seguire la giudiziaria si parlava di valigette di soldi, tangenti, Mani Pulite 2… Un anno e mezzo fa, prima delle elezioni, c’era chi prevedeva di un’ondata di arresti che ci sarebbe stata nel centrodestra per influire sul voto. Voi l’avete vista?».

La deputata di Fdi Augusta Montaruli è stata prima assolta e poi condannata in via definitiva nell’ambito dell’inchiesta sulla “Rimborsopoli” della Regione Piemonte, per spese rimborsate contestate. «Un caso controverso», dice Zurlo, e paradigmatico dei problemi della magistratura in Italia, «dato che è durato undici anni, durante i quali gli stessi scontrini sono stati interpretati in due modi diametralmente opposti nei due gradi di giudizio», e ha portato al tragico suicidio dell’ex consigliere regionale Angelo Burzi.

Zurlo: «Il caso Zuncheddu grida vendetta»

L’impressione è che, a differenza di qualche decennio fa, la gente rimanga meno impressionata dalle inchieste, forse anche per questo non riescono a partire campagne di sputtanamento mediatico forti come un tempo. «Alla gente frega della guerra, dell’economia, dell’inflazione, non di un’eventuale guerra di alcuni magistrati contro la politica, che io non vedo. Vedo piuttosto i danni che la magistratura fa alla gente comune: la storia di Beniamino Zuncheddu è una vergogna planetaria». È stato proprio Zurlo a parlare e scrivere nelle scorse settimane di quest’uomo rimasto in carcere 32 anni per un delitto che probabilmente non ha commesso. «Queste sono cose che gridano vendetta: un disgraziato in prigione sulla base di una prova fasulla che deve aspettare anni perché il suo processo venga riaperto. Oppure i casi di ideologia e inefficienza come quello della bambina scomparsa a Firenze, Kata. Perché nessuno paga per errori e ritardi?».

Infatti, chiediamo a Zurlo se non sarebbe il caso di parlare meno e riformare di più. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha detto che la riforma si farà, ma dopo quella del premierato. «Va tutto a rilento, e dubito si riesca davvero a fare la norma sulla separazione delle carriere. Vedremo a fine legislatura, per ora si è fatto poco e non solo per l’opposizione della magistratura, che c’è. Ora il governo ha altre priorità, oltre a essere un po’ incoerente sulla giustizia: aveva promesso semplificazione, ma da un anno aggiunge reati».

Zurlo: «Bene le pagelle ai magistrati»

In Italia fare le riforme è impossibile, dicono. Eppure sarebbe il momento buono, dato che «non c’è più l’opposizione nel paese di qualche anno fa, quella che passava da manifestazioni, cortei, post-it, giornali, e arrivava agli avvisi di garanzia, agli arresti, alle indagini mirate». La magistratura si oppone a parole, ribadisce Zurlo, «non vedo il potere sotto attacco giudiziario». Il governo ha annunciato l’introduzione delle “pagelle” ai magistrati, che ovviamente ai magistrati non piacciono: «Vanno fatte assolutamente, oggi il 99,7 per cento di loro riceve giudizi positivi sul proprio operato». Una farsa.

«Io conosco un sacco di pm con ritardi catastrofici, ho scritto tre libri sulle sentenze della sezione disciplinare del Csm, e ho raccolto storie allucinanti: chi dimenticava gli imputati in carcere, chi scarcerava le persone sbagliate, abusi di potere, collegamenti con la criminalità organizzata, giudici a luci rosse, giudici molestatori… Servono criteri di valutazione oggettivi».

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