Vivaro, il mais ogm alla prima trebbiatura (se gli attivisti non lo distruggono)
Vivaro, Pordenone. Qui si terrà domani la prima trebbiatura di mais ogm in Italia, e per l’occasione Silvano Dalla Libera, vicepresidente di Futuragra e proprietario del terreno su cui sorge il raccolto, terrà una festa. Perché per tanti agricoltori come lui (sono un migliaio gli iscritti alla sua associazione, che sostiene la diffusione nel nostro Paese delle colture biotech) il granoturco Mon810 può essere un’innovazione utile, che libera i chicchi da tanti difetti a partire dalla contaminazione cancerogena da fumonisina e dagli attacchi di piralide.
LA BATTAGLIA COL MINISTERO. Il timore è che alla trebbiatura si presentino anche tanti attivisti anti-ogm, per protestare contro la coltivazione di queste spighe modificate in laboratorio nel loro Dna, e la polizia è già in stato di allerta, pronta ad evitare tensioni e scontri (un anno fa, sempre a Vivaro, furono calpestati i campi dell’agricoltore Giorgio Fidenato).
Dalla Libera difende il suo mais, piantato lo scorso 13 aprile dopo una lunga battaglia: prima il ministero dell’Agricoltura gli aveva detto di no, poi era arrivato l’ok dal Consiglio di Stato. Ma la partita non era finita, perché, come spiega il Corriere della Sera, il ministro dell’ambiente Andrea Orlando pochi giorni fa ha scritto al presidente della regione Friuli, Debora Serracchiani: «Com’è noto il 10 agosto è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto che vieta la coltivazione del mais geneticamente modificato Mon810… Chiedo di conoscere con quali modalità la Regione intenda procedere, stante l’eventualità di dover anche dar seguito a sanzioni e bonifica, al ripristino ambientale e al risarcimento, se vi è stato un danno ambientale».
LA REGIONE NON PUO’ FARE NULLA. Dalla governatrice è arrivata una risposta rapida: non compete a noi accertare il danno, bensì allo Stato. E le lacune normative fanno sì che la Regione non possa punire gli agricoltori né distruggere le colture ogm. Dal ministero ribattono che interventi arriveranno, al pari di nuovi incontri con il ministero della Salute per fare chiarezza sulla normativa, ma intanto Dalla Libera farà la sua trebbiatura. E spedirà anche un pacco di spighe ogm ai ministri, tra la contrarietà di alcune associazioni di categoria.
Coldiretti è dura, e teme per i danni all’agrobiodiversità: «Siamo preoccupati», spiega il responsabile ambiente Stefano Masini, «la contaminazione si sta estendendo e servirebbe una conferenza di servizio fra regioni e ministri competenti per prendere provvedimenti urgenti». Da Confagricoltura, invece, c’è apertura verso il biotech: «Non vogliamo rimanere indietro nel processo di innovazione», commenta Massimo Giansanti.
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