Vademecum per orientarsi nel labirinto delle graduatorie e reclutamento dei docenti

Di Chiara Rizzo
29 Agosto 2015
Sono 71mila i docenti che hanno presentato domanda per l'immissione in ruolo. Con elaborati algoritmi tra pochi giorni verrà deciso il loro destino.

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A giorni il ministero dell’Istruzione renderà noti i risultati degli abbinamenti tra le domande arrivate dai docenti in graduatoria e le disponibilità nelle varie scuole italiane, dopo la prima tornata di assunzioni avviata a luglio. È reale il rischio “deportazione” denunciato da numerosi insegnanti e dai sindacati che li rappresentano? Cosa sta accadendo esattamente alla scuola in questi mesi? Un piccolo vademecum per orientarsi nella giungla della buona scuola.

NEGLI EPISODI PRECEDENTI. Da luglio sono partite le immissioni in ruolo per i docenti nelle fasi zero e A, per coprire i posti vacanti per il fisiologico turn over. Nella prima fase il numero di posti disponibili è stato di 36.627 nomine, di cui 21.880 per cattedre comuni, e 14.747 per insegnanti di sostegno. I docenti sono stati selezionati per metà dalle vecchie graduatorie precedenti al 2012, per l’altra metà dai vincitori del concorsone del 2012. Alla fase A, partita dal 28 luglio, ha partecipato l’altra metà dei docenti vincitori del concorso e degli iscritti alle graduatorie ad esaurimento, per un totale di ulteriori 10.849 posti di lavoro. I docenti sono stati selezionati in queste fasi nella provincia di residenza, com’è sempre avvenuto per lo scorrimento delle graduatorie per turn over. In media, spiegano dai sindacati, l’età di questi docenti è di 35 – 40 anni.

LA FASE B E I POSTI RIMASTI. Dal 14 agosto è ufficialmente partita la fase B del piano assunzioni della Buona scuola, con la presentazione delle domande da parte degli aspiranti docenti iscritti nelle graduatorie ad esaurimento o del concorso 2021, che non erano stati ancora chiamati nelle fasi zero e A. Il ministero dell’Istruzione prevedeva 90 mila domande, ne sono arrivate 71.643, «un numero significativo» a detta del sindacato forse più critico al piano, la Cgil. Tuttavia non tutti quelli che hanno presentato domanda forse avranno un contratto a tempo indeterminato.
Il 26 agosto il ministero ha pubblicato i dati sui posti disponibili rimasti dopo le assunzioni delle fasi zero e A: si tratta di 16.210 cattedre ancora da coprire. A queste si aggiungono altre cattedre contate per ampliare l’offerta formativa e complessivamente si prevede che i posti disponibili saranno tra i 65 mila (secondo le previsioni della Cgil) e i 45 mila (secondo quanto prevedono altri sindacati o associazioni di insegnanti come Diesse).
Teoricamente nella fase C verranno chiamati tutti coloro che vivono nella provincia dove è vacante la cattedra, che hanno presentato domanda, se qualcuno nelle fasi precedenti dovesse rinunciare alla cattedra che gli verrà offerta.
In questi giorni si è nella fase di “match” tra le domande presentate dai docenti e i posti vacanti provincia per provincia. Ad occuparsi di fare incontrare domanda e “offerta” sono i computer del ministero, attraverso elaborati algoritmi che devono tenere conto anche dei punteggi in graduatoria, di eventuali domande per più classi di concorso, delle necessità degli istituti e della disponibilità migliore. A tempi.it un sindacalista che chiede di rimanere anonimo assicura, tra il serio e il faceto, che si tratta di «un’infinità di variabili: “Cose che noi umani non potremmo immaginare” a voler parafrase Blade Runner. Ma naturalmente in questo modo si darà origine a molti contenziosi».

IL RISCHIO “DEPORTAZIONE”. La fase B prevede – e questo è il punto più discusso – che per coprire queste cattedre si faccia ricorso non più solo ai docenti della provincia, ma dell’intero territorio nazionale.
Un esempio reale chiarisce quello che sta accadendo. Nella provincia di Prato la cattedra di meccanica (classe di concorso docenti 020), richiesta per gli istituti tecnici professionali, industriali, nautici e negli istituti d’arte è scoperta da anni. Nella provincia di Prato nessuno dei docenti in graduatoria, infatti, si specializza in quella classe di concorso da anni e sin qui le cattedre sono state ricoperte con supplenze annuali. Da quest’anno sono state messe a ruolo e con qualche probabilità saranno ricoperte da insegnanti che vengono da qualche altra regione. È a questo punto che può scattare il rischio che alcuni docenti hanno stigmatizzato con la parola “deportazione”. Se – rimanendo all’esempio di Prato – qualche docente della classe di concorso di un’altra regione o provincia viene chiamato, ma rifiuta, uscirà dalla graduatoria e perderà la possibilità di essere nominato anche l’anno prossimo per il normale turn over (quello che quest’anno è stato coperto con le fasi zero e A).
Anche chi è iscritto alle graduatorie di merito per il concorsone 2012 e non ha presentato domanda deve prestare attenzione: «Non potrà ricevere ulteriori proposte di assunzione negli anni scolastici successivi» si legge sul sito del ministero, «perché questo è l’ultimo anno di vigenza delle graduatorie del concorso 2012».

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]DAL SUD LA MAGGIOR PARTE DELLE DOMANDE. Molti si sono dunque sentiti quasi obbligati a presentare domanda e rischiano di andare a lavorare lontano da casa, come d’altra parte fanno da tempo moltissimi migranti che si trasferiscono per lavoro dal sud al nord del nostro paese.
Dai dati resi pubblici dal ministero lo scorso 26 agosto, si evince che la maggioranza delle domande arrivava dal Meridione, con i picchi delle 11 mila domande della Campania e le quasi 12 mila della Sicilia: questo a fronte delle appena 980 domande in Friuli (con 3 mila docenti presenti in graduatoria) quando la maggioranza dei posti disponibili, il 60 per cento, in realtà è nel centro-nord e i docenti delle regioni del nord dovranno quindi spostarsi meno che i colleghi del resto d’Italia.
«Il fatto è che chi ha partecipato alla fase B – spiega ancora a tempi.it il sindacalista – è in media una persona con un alto punteggio nelle graduatorie, cioè qualcuno che ha una certa età, ed esperienza di alcuni anni come supplente. Si tratta di persone che hanno una famiglia e che ora si troveranno a dover scegliere tra affetti e un posto di lavoro lontano da casa».
Solo chi è iscritto alle graduatorie ad esaurimento, e non è stato ancora chiamato nelle fasi precedenti, anche se non ha presentato domanda per le fasi B e C, potrà rimanere in graduatoria, sino all’esaurimento totale della stessa. Quest’anno potrà lavorare al massimo come supplente annuale, anche se su quest’aspetto c’è ancora poca chiarezza, dato che il personale per le supplenze dovrebbe essere selezionato entro la fase C.
Da alcune associazioni di rappresentanza, infine, arriva l’allarme su un rischio che però correrebbero gli studenti: secondo i dati della Fondazione Agnelli, l’età media degli iscritti alle graduatorie ad esaurimento è di 43 anni, mentre il 19 per cento ha più di 50 anni (una fascia che è quella che più confluisce nella fase B del piano). Inoltre, circa 70 mila degli iscritti alla Gae non ha mai avuto un contratto di inserimento a scuola, e non ha mai insegnato nemmeno per un giorno di supplenza. È possibile quindi che vengano chiamate a insegnare persone anche di età avanzata ma senza esperienza professionale specifica.

Foto scuola da Shutterstock

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