Il 27 giugno del 1980 esplode nei cieli di Ustica un DC9 ITAVIA con 81 persone a bordo.
Dopo anni di polemiche e controversie giudiziarie nel 1999 il giudice istruttore Rosario Priore, con una sentenza ordinanza, rinvia a giudizio alcuni generali dell’Aeronautica accusati di aver depistato le indagini su una fantomatica battaglia aerea, durante la quale il DC9 sarebbe stato abbattuto da un missile, lanciato da un aereo sconosciuto, presumibilmente di nazionalità francese o statunitense.
Il processo a carico dei generali si conclude nel 2007 con la loro piena assoluzione in Cassazione che nella sentenza passata in giudicato definisce da fantascienza l’ipotesi del missile e della battaglia aerea.
Nell’ambito del processo penale viene nominata una Commissione tecnica internazionale, formata dai più famosi esperti mondiali in tema di incidenti aerei, che dopo quattro anni di lavoro sul relitto del DC9 che nel frattempo era stato recuperato dal fondo del mare, ha concluso che la causa del disastro è stata l’esplosione di una bomba collocata nella toilette di bordo.
Di questa commissione, oltre gli italiani fanno parte esperti inglesi, fra cui il famoso Frank Taylor, tedeschi e svedesi e nessun francese o statunitense .
Lo Stato italiano nel frattempo provvede ad indennizzare i familiari delle vittime stanziando circa 60 milioni di euro, 31 dei quali sono già stati versati, garantendo ad ogni famiglia una tantum 200.000 euro ed un vitalizio di 1860 euro rivalutabili per circa 140 familiari più altre agevolazioni di tipo pensionistico ecc. –
Prima della sentenza penale un giudice onorario aggiunto (GOA) l’avvocato Francesco Batticani di Bronte, scrive in una causa civile a lui affidata che a suo avviso la causa del disastro è stata un missile, naturalmente senza tenere in nessun conto né della perizia tecnica né delle conclusioni del processo penale.
Da quella prima sentenza civile, confermata sino in Cassazione, si sono moltiplicate le cause civili di risarcimento, fondate sulla teoria del missile, con la condanna dei ministeri della Difesa e delle Infrastrutture a liquidare 110 milioni di euro all’ITAVIA, varie decine di milioni di euro agli eredi Davanzali e recentemente altri 100 milioni di euro ad un gruppo di familiari.
Altre cause sono in corso presso il tribunale di Palermo che ha riconosciuto fra l’altro 100 mila euro di risarcimento a testa a due signore nate due anni dopo l’esplosione dell’aereo, figlie di secondo letto di un signore che aveva perso la moglie nel disastro aereo.
L’Italia si sta coprendo così di ridicolo davanti a tutto il mondo, con sentenze civili che dicono il rovescio di quella penale, contraddicendo un principio valido in tutto il mondo e cioè che sono i tecnici a valutare le cause degli incidenti aerei mentre spetta ai magistrati la determinazione delle responsabilità.
Nel frattempo nessuno ha indagato su chi possa avere collocato la bomba bordo (responsabilità libiche?), preso atto delle decine di risposte alle rogatorie da parte di Francia e Stati Uniti e delle lettere personali dei presidenti Bill Clinton e Jacques Chirac a Giuliano Amato, che hanno negato decisamente ogni responsabilità dei loro paesi, apprezzato il fatto che nessun altro aereo era in volo quella sera in prossimità del DC9 dell’ITAVIA quando esplose in volo.
Si continua così a criminalizzare l’aeronautica militare e gli ufficiali usciti completamente puliti dal processo (che fra l’altro rifiutarono la prescrizione) e gli italiani dovranno sborsare circa 300 milioni di euro (oltre gli indennizzi) grazie alla pensata di un giudice onorario, che ha definito come congruentemente motivata la tesi del missile dimenticandosi però di dire dove e quando lo sarebbe stata.
Ci sarà pure il modo per fare trionfare la verità di fronte a un immaginario collettivo intossicato da film, libri, rappresentazioni teatrali che hanno contribuito a costruire il mito di una Italia piena di misteri e depistaggi anche quando la realtà è davanti agli occhi di tutti.
Per approfondimenti: Disastro giudiziario, Il Foglio
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